Risanamento, l'appello di LabDem: "Serve una mobilitazione collettiva"

Risanamento, l’appello di LabDem: “Serve una mobilitazione collettiva”

Redazione

Risanamento, l’appello di LabDem: “Serve una mobilitazione collettiva”

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giovedì 21 Febbraio 2019 - 15:21

Si pagano ancora le conseguenze di "peccati originali" che risalgono alla legge del '90

LabDem interviene in merito alla questioni legate al risanamento ed allo sbaraccamento lanciano un appello alla mobilitazione.

“Riecheggiano ancora le azzardate promesse del sindaco De Luca, le sue improbabili scadenze e, come c’era da aspettarsi, il vecchio anno con il 31 dicembre se ne è tristemente andato e le baracche sono ancora lì, a Giostra, Fondo fucile, Bisconte, ancora occupate da famiglie costrette a vivere fra i rifiuti, i topi, l’umidità.

Nel frattempo si deve constatare che ARISME, l’Agenzia per il Risanamento di Messina, che dovrebbe concentrare al suo interno le competenze di Comune ed Iacp, stenta ancora a partire dal momento che l’Istituto Case Popolari, fedele a se stesso ed alla sua perniciosa tradizione, continua a trovare scuse ed impedimenti al suo sparire dalla circolazione e offrire così alla città la possibilità di affrontare finalmente in maniera efficace il tema del risanamento delle aree degradate.

Riuscirà mai questa città a liberarsi da questo vergognoso primato nazionale e ad offrire ai propri cittadini un alloggio civile all’interno di quartieri vivibili e non più degradati? Allo stato attuale dei fatti non siamo certamente ottimisti.

Eppure 30 anni fa (29 per l’esattezza) sembrava che le cose si fossero messe per il verso giusto e che ci fossero tutte le premesse per avviare finalmente il risanamento delle aree baraccate. La Regione, era il 1990, aveva stanziato con la famosa Legge 10, 500 miliardi delle vecchie lire che avrebbero consentito di portare al traguardo, quasi per intero, l’obiettivo che ci si era proposti. Certo essa conteneva un peccato originale dal quale la città non è riuscita a mondarsi: la divisione di competenze fra Comune (ente titolare e coordinatore) e lo Iacp (stazione appaltante) che è stato uno dei principali motivi del fallimento della legge stessa, alimentando conflitti e gelosie, laddove erano necessari dialogo e cooperazione.

In quello stesso anno l’Amministrazione comunale, con una visione certamente innovativa e di grande respiro, avviò l’elaborazione di 7 Piani particolareggiati, estesi ad un perimetro ben più ampio delle sole aree baraccate, allo scopo di avviare non il solo sbaraccamento ma la riqualificazione complessiva dei quartieri che ospitavano tali aree: Giostra, Gazzi, Camaro, ecc… Si indicava in tal modo all’intera città quello che era ed ancora oggi è il vero obiettivo da porsi, ovvero la riqualificazione dell’intera cintura periferica degradata. Nel 1994 tali piani erano già stati presentati ed adottati in Consiglio comunale e consentivano di poter immediatamente operare all’interno delle aree da sbaraccare.

Ad un quarto di secolo di distanza, nonostante le positive premesse, poco o nulla è stato fatto. Una analisi attenta delle cause di questo fallimento ed un elenco delle responsabilità dovrà essere fatto; ma al di là di più accurate analisi una verità emerge evidente: il ceto politico che ha rappresentato e governato questa città, sindaci, consiglieri comunali, presidenti e commissari Iacp, deputati regionali e nazionali, non sono stati in grado o non hanno voluto affrontare e risolvere questo grave problema con la dovuta determinazione e capacità. Ci si è inventati “la cultura della baracca” per nascondere le proprie vergogne, quasi i messinesi amassero vivere in condizioni che ben conosciamo.

Forse è giunto il momento di prendere coscienza delle complessive e collettive responsabilità dell’intera società messinese, fare una serrata autocritica e giungere a comprendere che, senza una grande e profonda presa di coscienza e di mobilitazione dell’intera città e delle sue forze sane, senza un moto di orgoglio e solidarietà della città intera, nessun risanamento sarà possibile.

Laboratorio Democratico Messina, alla luce anche di recenti sollecitazioni da parte di qualche consigliere comunale, vuole lanciare un appello a tutte le forze sane della città, ai lavoratori, ai sindacati generali CGIL, CISL ed UIL e di categoria, alle associazioni degli imprenditori, dei costruttori edili, agli ordini professionali, alle organizzazioni ed al mondo cattolico, alle associazioni culturali e del volontariato ad importanti Fondazioni che operano concretamente sul nostro territorio affinché si dia vita ad una grande mobilitazione cittadina che si ponga un unico non più rinviabile obiettivo: eliminare le baracche, risanare la periferia degradata, offrire ai nostri concittadini più deboli e sfortunati condizioni di vita civili e dignitose.

Un tavolo di confronto permanente fra tutti i soggetti che si vorranno impegnare dovrà elaborare le strategie di intervento e aprire su queste un serrato confronto con il sistema decisionale politico perché le faccia proprie; ma dovrà anche mettere in atto eventuali momenti di mobilitazione e di lotta perché i buoni propositi non restino sulla carta ma si trasformino in atti concreti: leggi, provvedimenti amministrativi, progetti, cantieri.

Siamo fermamente convinti che nessuna eliminazione delle baracche sarà possibile se non sapremo:

  • coinvolgere nel processo le necessarie risorse private in grado di compensare la prevedibile carenza di fondi pubblici ma anche di creare le premesse di quella necessaria mixité sociale in grado di combattere la ghettizzazione;
  • programmare e pianificare i progetti e le azioni da mettere in atto a partire da una complessiva revisione degli ormai invecchiati piani di risanamento garantendo la loro integrazione con il nuovo Prg in corso di elaborazione;
  • fare di ARISME uno strumento realmente utile in grado di velocizzare le procedure burocratiche agendo con speditezza ed efficacia nel pieno rispetto delle regole e della legalità;
  • trovare il punto di equilibrio fra la necessità di realizzare nuovi alloggi, anche per promuovere l’attività edilizia e l’occupazione in un settore in profonda crisi, e il ricorso al mercato del patrimonio edilizio esistente non utilizzato, evitando le crociate ideologiche tipo cubatura zero!

p. LABORATORIO DEMOCRATICO MESSINA

(Luigi Beninati)

p. LABORATORIO DEMOCRATICO SICILIA

(Francesco Barbalace)

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