“Brooklyn”, fuga e ritorno

“Brooklyn”, fuga e ritorno

Tosi Siragusa

“Brooklyn”, fuga e ritorno

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sabato 26 Marzo 2016 - 23:09

Sulla rotta della decima musa: una scelta difficile, l'amore per due uomini e il sogno di una vita migliore nel film drammatico firmato da John Crowley. Impressioni a cura di Tosi Siragusa

Siamo in Irlanda nei desolati anni 50, in un piccolo paese, Enniscorthy, e Eilis Lacey, pur se bella e brava, non riesce a trovare un suo spazio, né lavorativo, né affettivo (vive con la madre, vedova, e la sorella Rose): profittando della proposta, ricevuta tramite un religioso amico di famiglia, parte, imbarcandosi su un piroscafo per Brooklyn, dove si impiega come commessa in un emporio per signore e trova una stanza in una misera pensione gestita da una donna severa, ma ciarliera. Se i primi momenti sono per la giovane duri e strazianti a causa della nostalgia che la attanaglia, poco a poco quella vita piena in un mondo diverso la prende, impara a vestirsi, frequenta un corso di contabilità e s'innamora di un italo-americano, incontrato in una sala da ballo, grande estimatore delle irlandesi, Tony Fiorello. L' improvvisa morte della sorella la riporta però tragicamente a casa; prima di partire, però, si sposa in segreto e fa l'amore. Ma il destino è in agguato: si rimmerge infatti nel passato e ritrova i balli, le gite e le dolcezze di un'esistenza che le si offre inaspettata, con un amore che cercherà di trattenerla (Jim Farrell) nei suoi luoghi di origine. Si lascia allora sulle prime contagiare dalle sirene dei tempi andati, arrivando poi però alla giusta soluzione di aver probabilmente già ravvisato la propria strada, per cui, dopo aver fatto i dovuti conti con il passato, se lo lascia alle spalle, non riuscendo a rinunciare alla vita americana costruita con fatica. Non è solo l' obbligo a riportarla dal marito, ma il legame fisico con lui. “Io ora mi chiamo Eilis Fiorello”, dice alla madre e riparte con un sogno incompiuto.

John Crowley è il filmaker di questa delicata opera cinematografica, molto minimalista, e Eilis, mirabilmente resa da una tenera e forte Saoirse Ronan, intensissima interprete, meritoriamente candidata all'Oscar, diviene un personaggio femminile simbolo di milioni di altri, allora come oggi, a prescindere dal genere, sempre con il cuore diviso a metà, due luoghi, due esistenze, insomma quasi ostaggio dei propri sogni, con la sofferenza per non poter tornare indietro e la sensazione di non sentirsi però pienamente radicati nelle nuove scelte. Brooklyn diviene luogo dell'anima, sogno di una possibile materializzazione dei desideri. Nick Hornby è l'abile autore di questa mirabile sceneggiatura, molto classicheggiante, ispirata all'omonimo romanzo di Colm Toibin, ma che riesce a sondare i moti dell' animo.

Una piccola grande lezione, insomma, da un'irlandese che, come tante altre creature di questo mondo, non si lascia abbattere dalla difficoltà di operare una scelta difficile, che affronta con encomiabile coraggio. Anche Domhnall Gleeson offre un'adeguata performance in questo lungometraggio più che discreto, ove anche i costumi vanno per la maggiore e riescono ad esprimere correttamente l' universo degli anni 50, nei due diversi mondi rappresentati, percorsi dalla protagonista. Certo, un mondo per certi versi completamente diverso da questo odierno, nelle comunicazioni e nelle relazione amorose.

Tosi Siragusa

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