Continua il successo del laboratorio teatrale “Nel Paese dei Balocchi” con il terzo appuntamento “Inganno” per la regia di Paride Acacia, in scena alla Sala Laudamo fino al 26 aprile.
“Scrivere di musica è come ballare di architettura”, diceva Frank Zappa. Verrebbe in mente qualcosa di simile dovendo rendere a parole “Inganno”, terzo appuntamento del laboratorio teatrale “Nel Paese dei Balocchi” della compagnia Daf, per la regia di Paride Acacia. Uno spettacolo di grande dinamismo scenico, complici soprattutto le divertenti coreografie di Sarah Lanza e la colonna sonora – vera protagonista – con musiche dal vivo a cura di Massimo Pino – in un crescendo di progressive rock e atmosfere industrial, sotto lo sguardo inquietante (ma paterno) dei Kiss, i cui volti truccati campeggiano nella scenografia.
E’ il tempo dell’inganno, del gioco sporco della società sprecona e usuraia, della mistificazione dell’ adolescenza, della natura fittizia delle droghe. Nel Paese dei Balocchi, ad ogni scena, si respira il sinistro profumo del desiderio, la cui essenza è femminino puro: non è casuale, dunque, che ad accogliere Pinocchio, accanto a un Mangiafuoco massone e parassita ci siano un gatto e una volpe dalle sembianze femminili. A fare gli onori di casa, invece, è un erotico Lucignolo – testa rasata e cervello ottenebrato dalle sostanze – che con i suoi accoliti in versione drughi post moderni, post incazzati, post fascisti – ci proietta in un immaginario Korova Milk Bar dove abbandonarsi alle gioie temporanee di un amore sintetico.
Un Pinocchio (Marco Mondì) dall’aria efebica e robotica si aggira nella stanza dell’Inganno: verde, lisergica, dove su tutte le parole regna il rumore del legno che vuole farsi carne, il legno che scalpita, ora nelle percussioni, ora nelle mazze da baseball.
Giuseppina Borghese