Farmaci scaduti agli animali che poi finivano sulle nostre tavole: denunce e sequestri

Farmaci scaduti agli animali che poi finivano sulle nostre tavole: denunce e sequestri

Veronica Crocitti

Farmaci scaduti agli animali che poi finivano sulle nostre tavole: denunce e sequestri

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mercoledì 16 Dicembre 2015 - 08:37

A margine il commento di Giuseppe Antonioli, Presidente del Parco dei Nebrodi, che rivendica il ruolo rivestito nella lotta dei reati come macellazione clandestina ed infiltrazioni mafiose. Di recente, negli uffici del Parco, è stata recapitata una lettera minatoria con dentro 5 proiettili.

Ricettavano animali, li macellavano clandestinamente, li maltrattavano, gli somministravano farmaci scaduti ed esercitavano senza alcun diritto la professione di veterinario. In più, avevano armi e munizioni. Sono pesantissime le accuse per cinque allevatori e cittadini di San Fratello finiti nel mirino dell’ultimo blitz dei poliziotti di Sant’Agata di Militello nella zona nebroidea. Insieme al Corpo di Vigilanza del Parco dei Nebrodi, delle Guardie Zoofile dell’EPS di Pettineo e di tre veterinari dell’Asp, gli agenti hanno passato a setaccio tutto il comune di San Fratello, portando alla luce situazioni anomale e pericolosissime per la salute dei cittadini.

Negli allevamenti sono stati ritrovati farmaci scaduti, acquistati senza alcuna prescrizione medica, tra cui flaconi diantiparassitario per bovini ed ovi-caprini, siringhe, aghi e provette per i prelievi di sangue.

Durante il blitz, gli agenti hanno anche scoperto che molti degli animali risultavano già macellati al mattatoio di Avellino, e che quindi si trovavano a San Fratello illegalmente. A conferma di questo, sono state anche ritrovate attrezzature per la macellazione clandestina e per la falsificazione dell’identità anagrafica e sanitaria dei bovini. Il blitz è poi continuato nelle abitazioni dei cinque soggetti denunciati a piede libero. E’ proprio lì che i poliziotti hanno scoperto diverse armi e munizioni, tra cui proiettili calibro 12 e calibro 16, generalmente utilizzati per la caccia illegale ai cinghiali, oltre a 5 bossoli calibro 9, bossoli calibro 8 Flobert e bossoli di munizione da caccia calibro 36 ad anima liscia.

Tutto il materiale è stato sequestrato ed inviato ai laboratori per ulteriori approfondimenti. In particolare, si cerca di capire se vi siano collegamenti con alcune buste di carattere intimidatorio che, di recente, erano state proprio indirizzate al Commissariato di Sant’Agata di Militello, all’Ente Parco dei Nebrodi ed alle Guardie Zoofile di Pettineo. "Le massicce operazioni di servizio – ha commentato Giuseppe Antonioci, Presidente del Parco dei Nebrodi – hanno fatto registrare un contraccolpo in danno alla criminalità organizzata che cercatamente non sarà piaciuto". Il riferimento, esplicito, è ad una busta contenente cinque proiettili recapitata negli scorsi giorni agli uffici del Parco. "Siamo consapevoli – ha continuato Antonioli – di aver da un lato liberato in Sicilia i terreni dalla mafia attraverso l’obbligatorietà del certificato antimafia, che di fatto eviterà ad esponenti di Cosa Nostra di ricevere contributi Europei, ma nel contempo siamo altresì consapevoli che l’attenzione avuta reprimendo i reati ad essi collegati come gli abigeati, la macellazione clandestina e i furti in agricoltura sono risultati che piacciono ai cittadini onesti ma che provocano l’ira di chi pensa di fermare con i proiettili un’azione di legalità e sviluppo. Sappiano loro che hanno fatto male i conti". (Veronica Crocitti)

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