Baci di Goele Dewanckel. In libreria per Orecchio Acerbo

Baci di Goele Dewanckel. In libreria per Orecchio Acerbo

francesco musolino

Baci di Goele Dewanckel. In libreria per Orecchio Acerbo

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lunedì 04 Febbraio 2013 - 12:28

Baci -36 pagine colorate a 15 euro- sarà in libreria dal 7 febbraio

Beso, puthje, suudlus, pocatunek, cusan, öpücük, beijo, kuss, petó, baiser, polibek, csók, kiss…

Consonanti, vocali, accenti diversi per definire una delle dimostrazioni d’affetto più universali.

Li ha fusi tutt’insieme Goele Dewanckel, in quell’esperanto delle lingue che da sempre è il disegno.

Tra i colori, i gesti e gli sguardi di tanti amanti diversi -donne, uomini, bambini, animali, piante-

in un libro senza parole, le parole sembrano affiorare e rincorrersi.

Variopinti collage d’espressioni sentimentali, attraverso figure umane e non.

Disegni di incontri, di abbracci, di sfioramenti, di saluti. Colori di percezioni e ombre avviluppate

o semplicemente vicine. Il bacio che non ha una sola dimensione, ma tanti racconti da lasciare impressi nelle immagini, in cui ogni lettore può trovare le giuste lettere per descriverle.

Per dire che l’amore va sempre e comunque bene, che non ci sono amori giusti e amori sbagliati.

E, soprattutto, per dire – come recita l’unica frase che campeggia all’inizio del libro:

“Cada beso una revoluciòn”

Ogni bacio sarà una rivoluzione, una novità, un’epifania, una relazione.

E coniugherà il verbo amare all’infinito e infinite volte -in qualsiasi modo, in qualsiasi tempo- sempre confondendo soggetto e oggetto l’uno nell’altro. Senza differenze né di genere né di specie.

Amare che a San Valentino diventerà un cuore nero che contiene due minuscole farfalle, il contatto con le spine di una pianta dallo stelo lunghissimo, il becco ricurvo di un pettirosso, i raggi luminosi del sole che fanno capolino accanto alla luna, il pelo fulvo di due leoni abbracciati, gli occhi innamorati di due esseri umani.

Amare che diventerà una rivoluzione senza bisogno di parole.

Goele Dewanckel

Potenza fiamminga, sensibilità vallone per sentimenti senza confini. Come le sue figure, in bilico tra Matisse e Kirchner, anche Goele è una donna di frontiera: nata nel 1959 nel Belgio fiammingo, vive in Francia, a Châtillon, ma insegna a Gent nella stessa École des Beaux-Arts Sint Lucas

che la vide studentessa. In questa continua altalena tra Francia e Fiandre trova fiato e vigore

il suo stile inconfondibile, sospeso tra dolcezza lineare e espressionismo cromatico, tra l’allegria

dei papiers collés e la potenza delle xilografie popolari. Ed è proprio grazie a questo stile,

fatto di larghe campiture e tratti essenziali, che le immense tavole dei suoi libri lasciano

al lettore-osservatore lo spazio per immergersi nel racconto, e riviverlo. Tra i suoi numerosi albi

a noi piace ricordare Je ne m’ennuie jamais (Seuil Jeunesse, 2003) su testo di Pieter van Oudheusden e Au pays des Titus (Éditions du Rouergue 2008) su testo di Claudine Galea, premiato al “Concours des plus beaux livres français”.

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