Si incoraggiano i tossicodipendenti a lasciare le Comunità. L'accusa della Lelat

Si incoraggiano i tossicodipendenti a lasciare le Comunità. L’accusa della Lelat

Sara Faraci

Si incoraggiano i tossicodipendenti a lasciare le Comunità. L’accusa della Lelat

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martedì 04 Febbraio 2014 - 11:00

La politica di spending review induce a incoraggiare i giovani tossicodipendenti ad abbandonare le Comunità Terapeutiche pur non avendone ultimato il programma di recupero. Ai detenuti viene revocata la convenzione una volta scontata la pena a prescindere dagli esiti dell'iter terapeutico. La sanità che va al risparmio rischia di costare di più

Spending review indiscriminata e ottusa. Che finisce per partorire più costi sociali ed economici di quelli che riesca a prevenire. E’ l’accusa dura lanciata dal presidente della Lelat, Anna Maria Garufi, nei confronti della nuova politica aziendale targata A.S.P.. Ad essere sacrificate, sull’altare di una presunta economizzazione dei costi, un approccio terapeutico compiuto, programmi di disintossicazione avallati da professionisti specializzati, iter psicologici di supporto.

Fino a qualche anno fa – ricorda la presidentessa – erano proprio i Servizi per le Tossicodipendenze ad adoperarsi affinché i giovani rimasti intrappolati nelle maglie della droga e dell’illegalità, si avvicinassero alle realtà virtuose delle Comunità Terapeutiche. Questa linea di pensiero sembra, ad oggi, radicalmente mutata: i Ser.T si prodigano nel persuadere il tossicodipendente ad abbandonare il programma della Comunità, cercano di dissuaderlo dal proseguire l’iter pur meticolosamente approntato per il suo totale affrancamento dalle sabbie mobili della droga.

Il mutamento di rotta non è certo determinato da una minore fiducia nel percorso assistenziale offerto dalle associazioni Lelat – spiega Anna Maria Garufi – non è venuta meno la consapevolezza dell’irrinunciabile aiuto che le comunità possono garantire ai loro ospiti. Il problema è piuttosto quello del contenimento della spesa. Così i ragazzi che hanno iniziato a gettare le fondamenta per la loro definitiva uscita dal tunnel della tossicodipendenza, vengono incoraggiati a deviare da quell’alveo, usufruendo dei più economici servizi offerti dai Ser.T a livello ambulatoriale. I detenuti entrati in Comunità per scontare la pena residua e che vorrebbero ultimare l’iter programmato anche oltre il periodo necessario a estinguere la pena stessa, si vedono sospendere la convenzione che segna la loro permanenza all’interno della Comunità Terapeutica. Una nuova rotta di pensiero che ha già fatto sentire il suo peso costringendo le C.T. dell’intera Sicilia a un drammatico indebitamento pur di mantenere elevati gli standard dei servizi offerti.

Ma le statistiche parlano chiaro – ha proseguito la Garufi nella propria lettera di accusa – i ragazzi che scelgono di completare il periodo di recupero hanno il 90% di possibilità di non incorrere di nuovo negli abissi della droga. Sono gli stessi ex tossicodipendenti ad avvalorare l’utilità del lavoro svolto dalla Lelat, e infatti, in 23 anni di attività, la Comunità di Messina ha registrato solo 4 “ricadute” fra tutti coloro che avevano concluso l’iter all’interno dell’Istituto.

La nuova politica di ottimizzazione della spesa rischia, invece, di perdere di vista l’obiettivo sostanziale ingenerando un pericoloso circolo vizioso e riproponendo gli stessi cortocircuiti di devianza che necessariamente ricadranno sulle casse della collettività quando dovrà nuovamente farsi carico dei giovani ripiombati nella tossicodipendenza.

Ma soprattutto, l’effetto devastante e maggiormente aberrante si avrà sugli stessi giovani che non avendo ancora acquisito la maturità necessaria ad affrontare il mondo esterno alla comunità ed essendo maggiormente esposti a probabili “ricadute”, finiranno col perdere fiducia in se stessi, gonfiando una visione di sé deformata e svilente per rimanere irrimediabilmente avvinti a percorsi di vita insani, quasi convincendosi di esserne divenuti parte integrante.

(Sara Faraci)

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