Quel filo invisibile che unisce tre alluvioni

Quel filo invisibile che unisce tre alluvioni

Rosaria Brancato

Quel filo invisibile che unisce tre alluvioni

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giovedì 21 Novembre 2013 - 23:15

Il 22 novembre del 2011 il fango devastava la zona tirrenica, portandosi via case, cose e vite. A Saponara l’alluvione causò la morte di Luca Vinci, Luigi e Giuseppe Valla. Due anni dopo non c’è un’opera di messa in sicurezza. Ed il secondo anniversario coincide con il giorno di lutto nazionale per i morti della Sardegna.

Quel pomeriggio a Messina pioveva a dirotto. La pioggia batteva sulle finestre di Palazzo Zanca, mentre nell’Aula i consiglieri, che in mattinata avevano atteso invano gran parte della deputazione nazionale e regionale, votavano un documento di protesta per i fondi dell’alluvione di Giampilieri del 2009, che arrivavano col contagocce. Quel pomeriggio pioveva anche sulle parole di chi, due anni dopo la tragedia del 2009, si indignava perché i fondi non arrivavano e il dolore era stato dimenticato. Pioveva a dirotto e nessuno in quel momento avrebbe mai immaginato che un’altra tragedia si stava consumando a pochi chilometri ed il fango stava uccidendo ancora. Era il 22 novembre 2011. E nessuno di quei consiglieri comunali avrebbe mai potuto immaginare che quel documento di rabbia e dolore scritto per la tragedia dimenticata del 2009, oggi, esattamente due anni dopo l’alluvione di Saponara, potrebbe essere scritto uguale, con la stessa rabbia e lo stesso dolore, cambiando, drammaticamente, solo i luoghi e i nomi delle vittime.

Pioveva quel pomeriggio del 22 novembre 2011 e il fango, entrando nelle viscere delle case, dei negozi, delle strade, da Saponara a Barcellona, Villafranca, Rometta, Spadafora, portò morte, devastazione, lacrime, si portò via i ricordi, i sacrifici, il lavoro, le case, le cose, e la vita.

L’alluvione si portò via tre vite a Saponara: il piccolo Luca Vinci, e Luigi e Giuseppe Valla, padre e figlio.

Oggi, il secondo anniversario dell’alluvione di Saponara è per l’Italia anche il giorno del lutto nazionale per l’alluvione che ha strappato vite in Sardegna. C’è un filo invisibile che ha unito le tre tragedie, queste alluvioni a distanza di due anni una dall’altra e che hanno seminato morte e distruzione.

Due anni dopo i morti di Giampilieri del 2009, la tragedia si ripeteva uguale, il 22 novembre 2011 a Saponara, e due anni dopo, nel secondo anniversario siamo costretti a ripetere le stesse parole che quei consiglieri comunali scrivevano nell’Aula di Palazzo Zanca: non è stato fatto niente.

Due anni dopo la tragedia di Saponara, ricordiamo il secondo anniversario in una giornata di lutto nazionale, per un’ altra tragedia. Ma non impareremo niente neanche questa volta. Fino alla prossima alluvione.

“Il mio pensiero oggi va agli amici della Sardegna- commenta il sindaco di Saponara Nicola Venuto- E’ con amarezza che aggiungo, loro non lo sanno, ma il peggio deve ancora venire. Per loro, purtroppo, il peggio è appena iniziato”.

Già perché il peggio ha il volto delle attese, degli intoppi, delle pratiche burocratiche, delle procedure che si inceppano, dei fascicoli che si perdono, dei soldi che finiscono in mille rivoli e non li ritrovi più, dei finanziamenti che vengono annunciati e non arrivano mai. Il peggio è non riuscire a dare risposte immediate alla popolazione in ginocchio, alle famiglie senza casa, a chi ha perso tutto, anche la speranza, a chi ha cercato di rialzarsi e non ce l’ha fatta perché è rimasto solo, a chi è stato costretto a fallire, chiudere negozi e aziende. Il peggio è stare dietro le porte di un ufficio, sia esso una banca, un dipartimento, il ministero, una stanza dei bottoni, per reclamare un diritto, mendicare un’ordinanza, un prestito, o chiedere soltanto che non venga chiusa l’unica scuola elementare rimasta in piedi a Scarcelli, anche se ci sono pochi bambini, perché per quei piccoli che hanno visto il fango trascinare giù il paese quei banchi sono le uniche radici della comunità.

“Per la Sardegna il peggio deve ancora venire- prosegue Venuto- Mi sento spesso con il presidente della Regione Liguria, Burlando, anche per loro ci sono gli stessi problemi, anche se lui è più fortunato, conosceva Clini, ha rapporti politici più in alto. Se devo tracciare un bilancio, eccolo: due anni dopo non è stata effettuata una sola opera di messa in sicurezza. Non c’è un solo progetto in fase esecutiva. I 5 milioni e mezzo di euro per Saponara noi non li abbiamo ancora visti. Le uniche somme arrivate, dopo le proteste, sono quelle per i Cas, i contributi per la sistemazione abitativa che sono stati dati alle famiglie fino al 2012. Mancano quelli per il 2013. Poi ci sono quei prestiti che a fatica, battendo i pugni, abbiamo ottenuto per le poche imprese rimaste in piedi e che nel frattempo non hanno chiuso”.

Nessun’opera di messa in sicurezza, 50 ordinanze di sgombero ancora esecutive e 200 persone che non sono ancora rientrate nelle loro case.

Quando piove a Saponara la gente guarda il cielo ed ha paura. E forse, la paura più grande è quella per le parole, quelle pronunciate senza pensare.

Un anno fa, ad esempio,Crocetta si era appena insediato. Era diventato governatore a fine ottobre e il 22 novembre 2012 andò a Saponara, con un lungo corteo acclamante di neo deputati e politici per la prima visita ufficiale. Ecco cosa disse Crocetta un anno fa: “E’ una vergogna che ci sono voluti sette mesi per l’ordinanza di protezione civile che stanziato 48 milioni. Basta con la solidarietà delle chiacchiere”.

Già, basta con la solidarietà delle chiacchiere. E’ proprio quello che oggi pensano a Saponara. Oggi ci sarà un convegno, a Barcellona, dal tema: “Rischio idrogeologico: l’agricoltura per ricominciare?” E’ giusto pensare al domani. E’ giusto alzarsi. Ma nel giorno del lutto viene difficile non pensare ai palloncini bianchi che volavano in cielo durante i funerali del piccolo Luca, con la mamma Piera, incinta della sorellina, che dava l’addio al suo bambino da una barella. E’ giusto pensare al domani. Ma il pensiero va a quel pomeriggio di pioggia e vento, a quell’Aula che scriveva parole di rabbia riferendosi a Giampilieri “non è stato fatto nulla”, e non sapeva, che sarebbe stato di nuovo e ancora così e altri due anni sarebbero passati ed altre vittime dimenticate ed altra rabbia accumulata ed altre chiacchiere, caro presidente Crocetta, gettate al vento.

Nel giorno del lutto nazionale per i 17 morti della Sardegna il pensiero non riesce a volare alto e andare al domani, ma torna indietro, a Luca, Luigi, Giuseppe, alle 37 vittime di Giampilieri ed alla vergogna perché non riusciremo mai a chiedere scusa non perché non li abbiamo difesi nelle ore dell’alluvione, ma perché non siamo riusciti a rispettarne e onorarne con dignità e con i fatti la memoria.

Rosaria Brancato

Un commento

  1. Questi politici poi avranno la faccia tosta di chiederci anche il voto.
    Rosaria,grazie per avercelo ricordato.

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