Scuola Messina, didattica al Verona Trento ancora ferma. Una mamma: "presi in giro"

Scuola Messina, didattica al Verona Trento ancora ferma. Una mamma: “presi in giro”

Alessandra Serio

Scuola Messina, didattica al Verona Trento ancora ferma. Una mamma: “presi in giro”

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sabato 17 Ottobre 2020 - 10:56

Al Verona Trento secondo i genitori degli allievi messinesi la situazione più critica per la scuola in tempo di coronavirus: troppo pochi i giorni di lezione

Procedono a piccoli passi gli adeguamenti delle scuole cittadine alle misure anti coronavirus. Troppo piccoli per i genitori degli alunni, esasperati dalla stortura in cui resta strozzata la scuola in questi mesi, con da un lato la ministra Azzolina che disincentiva la didattica a distanza, dall’altro i dirigenti che in attesa di adeguare i locali non mettono in campo adeguate misure alternative.

E’ il caso della scuola Verona Trento di Messina, al centro di numerose segnalazioni dei genitori degli alunni. In particolare quelli dei ragazzi dei primi cicli, tagliati fuori dal dialogo diretto con la dirigenza dell’istituto perché non hanno rappresentanti. Così, riceviamo e pubblichiamo sotto l’ennesimo sfogo di una mamma, dopo la notizia che alla scuola sono arrivati i banchi. Ma la rampa per il terzo accesso no, così com’è ancora fermo il cantiere di via XXIV maggio.

Dall’inizio dell’anno scolastico i nostri figli hanno seguito appena 6 giorni di lezioni totali– racconta la mamma – ogni volta ci viene annunciato un problema e ogni volta che lo si risolve pare ce ne sia un altro“. l’Assessore all’Urbanistica Salvatore Mondello, interrogato a proposito, si è riservato di rispondere a breve.

Sono madre di un bambino di prima media e la scuola non ha attivato alcun canale di comunicazione con le numerosissime famiglie dei neo iscritti – pertanto costrette a carpire informazioni qua e là: apprendo dunque dal Vostro giornale che la “ripresa della scuola risulta impossibile” nonostante l’arrivo dei banchi monoposto!

Dal 24 settembre al 18 ottobre i giorni di scuola per mio figlio, e centinaia di altri figli, arrivano a 6!

Il Dirigente l’1 ottobre ci ha spiegato verbalmente che la scuola, senza terzo ingresso e senza banchi monoposto, può funzionare solo con utenza al 50% a giorni alterni. Se verrà montata la rampa al terzo ingresso si potrà incrementare l’accoglienza fisica e gli esuberi saranno solo 235 studenti. Per questi 235, ha continuato a spiegarci il Dirigente, sarà avviata la didattica integrata: avendo dotato tutte le classi di LIM e di videocamera sarà possibile fare rimanere a domicilio (a turno) 235 alunni che seguiranno in streaming le lezioni della loro classe, guardando e ascoltando i loro insegnanti e compagni in diretta. Una moderna opportunità, sicuramente qualitativamente migliore delle c.d. classi Covid che tanto sono detestabili.

Ancora, abbiamo appreso che quando arriveranno i banchi monoposto gli esuberi (quei 235 di cui sopra) verranno abbattuti del 90%, dunque, resteranno fisicamente fuori da scuola solo 23 o 24 alunni. Per questi ultimi si continuerà la didattica integrata o si troverà una soluzione.

Leggo oggi, come dicevo prima, che i banchi sono arrivati ma la scuola resterà un miraggio a causa dei lavori in corso in via XXIV Maggio. Cerco allora di riepilogare: cosa ne è stato della rampa del terzo ingresso? Di sicuro non è stata posizionata, ma sembra non essere più un problema. E allora il problema quale sarebbe? Perché mai sarebbe un problema per la sicurezza Covid della scuola un cantiere sulla strada?

Trovo assurdo avere iniziato quei lavori a fine settembre, è certamente indecente che il cantiere relativo all’ampliamento del marciapiede di via XXIV Maggio sia, in questo momento, deserto di maestranze, finito ma transennato, ma mi sfugge il nesso tra la sicurezza Covid dell’utenza dentro la scuola e il suddetto cantiere!

L’amministrazione comunale è certamente colpevole per quel cantiere avviato a fine settembre, per lasciare da giorni un mezzo marciapiede finito e transennato, è colpevole perché dal 22 settembre attende una rampa di ferro per completare e consegnare il terzo ingresso e non è dato sapere quando questi cantieri avranno termine, ma piuttosto che continuare a fare scuola due o tre giorni la settimana impegniamoci un po’ di più senza aspettare sempre la manna dal cielo.

Il marciapiede fronte scuola, lato monte via XXIV Maggio, è molto ampio e se si chiede un presidio di Polizia Municipale dalle 7,50 alle 8,30 e dalle 13,40 alle 14,20, gli studenti che escono dal portone principale della scuola possono attraversare subito e in sicurezza (e, mi permetto di aggiungere, in tal modo anche quei genitori tanto furbi ed educati che parcheggiano proprio su quelle strisce, protette dalle transenne del cantiere, lasceranno il passaggio libero).

Per evitare ulteriormente l’eventualità di assembramenti si possono scaglionare gli ingressi e le uscite con una ulteriore fascia (adesso si entra alle 8 e alle 8,10 e si esce alle 13,50 e 14, si può aggiungere un ingresso alle 8,20 e una uscita alle 14,10).

Se quanto sopra è impossibile, allora iniziamo la famosa didattica integrata! Si va a scuola in presenza due o tre giorni a settimana e i restanti si sta a casa seguendo in streaming. Se il Dirigente, come diceva, l’ha predisposta per i 235 esuberi, converrà con me che è il caso di usare questa risorsa subito. Così vediamo se funziona, come ci si trova, sarebbe l’occasione perfetta per provare la didattica integrata e capire se poterla usare in caso di nuovo lockdown.

E qui torno al problema originario: è diventata ridicola questa attesa infinita per qualcosa che ogni settimana cambia veste. Prima erano gli infissi, poi il terzo ingresso, e ancora dopo i banchi, ora il cantiere, domani attenderemo che passi la Vara dalla XXIV Maggio e i nostri figli stanno ancora aspettando che il loro diritto allo studio torni ad essere materialmente erogato dentro una scuola ogni giorno! E’ diventato paradossale essere costretti a sottolineare l’ovvietà di questa assoluta mancanza di rispetto nei confronti di una intera generazione.

Un commento

  1. Il covid passerà, ma non passerà il peso di aver tolto l’istruzione a quei giovani sfortunati, non di esserci incappati, ma di essere nati in questo territorio dove il senso di responsabilità è solo una frase e non un fatto

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