Messina e la prevenzione antisismica, ancora tanta strada da fare per essere città a prova di terremoto

Messina e la prevenzione antisismica, ancora tanta strada da fare per essere città a prova di terremoto

Daniele Ingemi

Messina e la prevenzione antisismica, ancora tanta strada da fare per essere città a prova di terremoto

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sabato 08 Marzo 2014 - 15:06

Messina è una delle città d'Europa ad avere il più alto rischio sismico, eppure sul tema della prevenzione antisismica la città presenta delle lacune che dovrebbero essere colmate il prima possibile

Come molti sanno lo Stretto di Messina, crocevia di varie faglie tuttora attive, è una delle aree che presenta il più elevato potenziale sismico dell'intero continente europeo. Dopo la catastrofe del 1908 la città di Messina, assieme alla californiana San Francisco, anch'essa distrutta da un micidiale sisma nel 1906 (solo due anni prima), era sinonimo di "terremoto". Non per caso venne coniato il termine di "terre ballerine". Come dimostrato dai numerosi studi pubblicati dalla letteratura scientifica proprio sotto lo Stretto di Messina passano diverse faglie di carattere distensivo, che dopo aver accumulato enormi tensioni, nel giro di decenni e secoli, tendono a rompersi all’improvviso, originando i terremoti distruttivi che hanno caratterizzato la storia recente nello Stretto. E’ vero che per gli eventi tellurici più violenti, come quello del 28 Dicembre del 1908, i tempi medi di ritorno sono ultrà secolari.

Probabilmente per eventi di tale portata dovranno passare circa 800-1000 anni. Ma la sismologia, che è una scienza imperfetta (i terremoti non si possono prevedere, sia chiaro), ci insegna che al tempo stesso non si possono escludere temporanee riattivazioni di queste faglie, capaci di dare origine a terremoti meno potenti di quello del 1908, ma in grado di apportare significativi danneggiamenti a quelle strutture ed edifici che non sono stati costruiti secondo le normative antisismiche vigenti. Nella città di Messina, purtroppo, la cultura alla prevenzione antisismica non è mai riuscita ad attecchire a dovere nel tessuto urbano cittadino.

Basti pensare che la città, la più popolosa area d'Italia esposta ad un elevato rischio sismico, solo dopo svariati decenni è riuscita a dotarsì di un proprio piano di emergenza antisismico, durante l'ultima giunta Buzzanca, quando Fortunato Romano ricopriva l'incarico di assessore alla protezione civile. Per la città fu un primo significativo passo in avanti, in materia di prevenzione. Il piano d’emergenza s’incentra nell’allestimento di ben 400 aree di raccolta, suddivise fra i sei quartieri, dove le persone potranno raccogliersi e ritrovarsi in caso di calamità sismica. Sulla carta un piano d'emergenza esiste. Ma il vero problema è che non è mai stato pubblicizzato, tanto da essere del tutto sconosciuta dalla maggioranza dei messinesi.

Allora ci domandiamo; ma a cosa può servire un piano d’emergenza se poi la gran parte della popolazione non è in grado di rispondere adeguatamente nella malaugurata ipotesi di un evento sismico ?

Come insegnano giapponesi, californiani, cinesi e taiwanesi, che da decenni convivono con terremoti molto più violenti di quelli che si possono verificare nello Stretto, per colmare il grave "gup" informativo, bisognerebbe investire di più nel campo della divulgazione, pianificando delle grandi esercitazioni, sotto il diretto coordinamento degli Enti e delle Istituzioni cittadine che gestiscono le emergenze di protezione civile. Queste esercitazioni dovrebbero diventare una prassi per le scuole di ogni ordine e grado della città e della provincia. Inoltre la loro realizzazione può dare delle risposte significative in caso di calamità, mettendo alla prova l'efficienza del piano di protezione civile, e capire se i punti di raccolta predisposti siano sufficienti per una città così complessa come Messina.

Solo cominciando a sensibilizzare l'opinione pubblica, sul tema della sicurezza antisismica, potremo raggiungere quegli standard di sicurezza elevati che renderanno Messina una città a prova di terremoto. Ma per arrivare a ciò occorrerebbe anche che le istituzioni e gli enti preposti, puntino in una corretta informazione verso i privati cittadini, i professionisti, le imprese circa l'importanza di un efficace intervento di adeguamento sismico nel momento in cui si decide di ristrutturare un edificio, che sia pubblico o privato. Una scelta che può risultare determinante per la sicurezza della popolazione. Che può servire un domani a salvare delle vite in caso di calamità.

(Daniele Ingemi)

Un commento

  1. Solo una politica metropolitana ci salverà.
    Bell’intervento, Daniele, ma la sensibilizzazione della gente non basta. Accanto all’indispensabile politica della comunicazione (scienza pressocchè sconosciuta nei nostri ambiti politici e sociali) occorre cambiare mentalità e metodo nella gestione del territorio. Come ha brillantemente documentato Gaetano Sciacca, capo del Genio civile di Messina, negli ultimi 50 anni Messina non ha imparato la lezione del 1908, tragedia che si è abbattuta sullo Stretto distruggendo le due città con la morte di circa 100 mila persone.
    In tutti questi anni il territorio è stato violentato da illogiche espansioni, nella disattenzione di princìpi e regole urbanistici e antisismici, talchè ora occorrerà un’azione di prevenzione che costerà almeno dieci volte in più rispetto a vent’anni fa quando, con l’ultimo Prg, si è ancora perpetrato l’ultimo colpo basso ai danni del territorio.
    Ma per quanto possa sembrare strano, in questo periodo di congiuntura economica e sociale, potremmo avere un futuro meno brutto di quello che si potrebbe immaginare.
    Con l’approvazione della legge regionale sulle città e sulle aree metropolitane infatti la Sicilia si adeguerà alle normative europee per l’accesso ai fondi strutturale UE per gli anni 2014-2020. Ciò significa che i progetti avanzati per la tutela e la gestione della prevenzione dei rischi sismico ed idrogeologico potranno avere una corsia preferenziale se redatti nella logica metropolitana delle cosiddette “aree vaste” alla luce della risoluzione UE.
    Questo significherà il finanziamento da parte dell’UE di quei progetti in grado di accedere ai fondi strutturalli. Già in un recente passato Messina ha perso un treno importante per la tutela e lo sviluppo del territorio, quando per l’insipienza dei nostri amminisratori si è fatta sfuggire il piano previsto da “LIFE PLUS” uno strumento che avrebbe posto le nostre amministrazioni (2007-2013)in grado di convogliare consistenti finanziamenti europei in riva allo Stretto. E’ stato grave l’aver disatteso il chiaro invito dell’UE che aveva posto il bacino dello Stretto e, più in generale, del Mediterraneo ai primi posti delle grandi aree a rischio come soggetti da privilegiare con interventi comunitari.
    Speriamo adesso che la legge sulle Città e sulle Aree Metropolitane, che sarà approvata martedì a Palermo, possa restituirci quelle speranze che non abbiamo saputo realizzare.

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