A stilare un quadro tutt'altro che rassicurante il presidente di Confragricoltura Natoli a confronto con il prefetto Alecci
L’agricoltura messinese versa in un profondo stato di crisi a causa di una politica che spesso dimentica la centralità che questo importante comparto ha nell’economia non solo siciliana, ma nazionale, con ricadute disastrose per le migliaia di addetti e le loro famiglie.
A tracciare questo quadro allarmante è stato il presidente di Confagricoltura Messina, ing. Francesco Natoli, nel corso dell’incontro avuto questa mattina in Prefettura, con il dott. Francesco Alecci. Natoli, accompagnato dal consiglio direttivo dell’organizzazione agricola, ha consegnato al prefetto un documento nel quale sono sintetizzati alcuni dei problemi più importanti con i quali si trova a fare i conti la categoria in questa particolare e grave congiuntura economica, aggravata dalla crisi mondiale.
Quattro i punti posti all’attenzione del rappresentante del governo perché egli possa farsi portavoce presso la Regione Siciliana e l’esecutivo nazionale delle istanze della categoria. In primo luogo il mancato rinnovo delle agevolazioni previdenziali per le zone montane e svantaggiate, in cui ricade buona parte della nostra provincia.
La manovra del governo (secondo punto dolente), ha poi omesso lo stanziamento di adeguate risorse per il Fondo di Solidarietà nazionale al fine di favorire adeguati ristori alle imprese agricole danneggiate da calamità naturali.
Terzo punto, la necessità di aumentare la dotazione finanziaria necessaria al funzionamento dell’Agea, responsabile dei pagamenti diretti comunitari. Infine, Natoli ha chiesto al prefetto Alecci un suo personale intervento per fronteggiare adeguatamente la difficilissima congiuntura di mercato che in particolare nella provincia di Messina interessa i comparti agrumicolo, olivicolo, corilicolo e zootecnico.
Il prefetto da parte sua ha detto che farà i dovuto passi sia presso la Regione Siciliana sia nei confronti del governo nazionale per fare accogliere le richieste avanzate e per cercare di contenere la crisi dell’agricoltura messinese, che è una voce troppo importante dell’economia provinciale, per sottovalutarne il grido d’allarme.
