All'interno del Palazzo municipale un sito archeologico ed un antiquarium mai aperti

All’interno del Palazzo municipale un sito archeologico ed un antiquarium mai aperti

Redazione

All’interno del Palazzo municipale un sito archeologico ed un antiquarium mai aperti

lunedì 07 Aprile 2008 - 06:37

Un'offesa alla cultura ed all'economia della città

Una cosa buona il commissario precedente, Bruno Sbordone, l’aveva fatta: a giugno del 2005 aveva approvato il protocollo d’intesa con la Soprintendenza per l’istituzione dell’Antiquarium a Palazzo Zanca. Era questo il punto d’arrivo di una campagna archeologica che aveva interessato l’area dell’atrio della sede municipale e che si era prolungata per ventinove anni, a più riprese.

Lo scavo del cortile centrale del Municipio di Messina inizia nel 1976, quando l’amministrazione del tempo aveva deciso di costruire un palazzetto per uffici: nello sbancamento era venuta alla luce una struttura edilizia romano-imperiale. Si passa nel frattempo dalla competenza della Soprintendenza alle Antichità della Sicilia orientale a quella della Soprintendenza per i Beni culturali ed ambientali di Messina: riprendono i lavori e si comprende che si è in presenza di un criptoportico romano, parte di un complesso edilizio pubblico monumentale. Dei lavori del tempo si ha notizia attraverso le relazioni scientifiche dell’archeologo Giacomo Scibona, che con grande competenza intraprende lo scavo di tutto il cortile: viene fuori una sequenza stratigrafica sorprendente, che inizia da un frammento della città crollato con il terremoto del 1908 per ricongiungersi appunto con il portico romano, attraverso l’edilizia dell’età moderna e di quella medievale.

Definita l’indagine archeologica del sito e data la grande ricchezza di materiali ritrovati, si trattava di ideare una sistemazione per la fruizione pubblica dell’area, per organizzare un percorso culturale unico ed ampio al centro della città, da offrire a messinesi e turisti. Il patrimonio archeologico di grande pregio porta l’Amministrazione comunale, nel dicembre del 1998, a definire il progetto d’allestimento dello spazio interno di palazzo Zanca. La costruzione dell’Antiquarium per la valorizzazione dell’area archeologica, per un importo complessivo di 313 milioni di lire, fu appaltata nell’aprile del 1999. Infine il protocollo d´intesa avrebbe consentito di costituire un comitato di sorveglianza del sito archeologico e predisporre un bando pubblico per affidare la gestione dell´Antiquarium e delle attività collegate, con il supporto del Comune e l’alta sorveglianza della Soprintendenza.

Tutto era pronto per l’inaugurazione dell’Antiquarium, al momento della Conferenza economica cittadina, a febbraio 2007. Addirittura avrebbero dovuto tagliare il nastro insieme l’on. Francesco Rutelli e il sindaco del tempo, Francantonio Genovese. Ma il taglio saltò, probabilmente per motivi di “diplomazia- nei rapporti fra Comune, Regione e Stato. L’Antiquarium è rimasto lì, allestito e solitario, preda della polvere, che presumibilmente l’attuale commissario Sinatra non provvederà a nettare da qui al 15 giugno.

Nell’insieme trattasi della “solita- grande occasione mancata, della banale melina di rimpalli e passaggi che non porta mai a fare un affondo e un goal culturale, e occupazionale. La insensatezza in questo caso è totale: c’è un’area all’interno della Casa Comunale dove si legge la storia della città dall’età romano-imperiale fino al 1908, c’è un patrimonio archeologico di grande valore sistemato in un Antiquarium, ci sono i presupposti per la gestione economica di tutto questo con relative ricadute occupazionali. Non se ne fa niente. Questa è la Messina dei commissari e di una rovinosa classe dirigente.

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