Iniziativa dell'artista napoletano Antonio Minopoli
Si terrà Mercoledi 13 Agosto sulla spiaggia di Tono l’iniziativa -Conchiglie e Frattaglie- dell’artista napoletano b>Antonio Minopoli. Lo abbiamo intervistato in anteprima per chiedergli di cosa si tratta.
Da dove nasce l’idea di questo intervento artistico ?
Questo intervento artistico è parte di un mio progetto più ampio denominato Contemporaneamente , che nasce dall’ esigenza di operare in ambiti differenti rispetto ai luoghi consueti, adibiti al “fare arte-, allo scopo di coinvolgere attivamente le persone , nel tentativo di superare la condizione di semplice spettatore.
A mio avviso , l’arte contemporanea è arrivata ad un punto di svolta , in cui si rende necessario ricercare nuovi significati al senso stesso di fare arte. La mia idea è che l’arte debba inventare un nuovo linguaggio e una nuova sintassi, capace di aprire un dialogo con la vita e di contribuire ad interpretare la realtà e soprattutto a viverla e “parteciparla- in modo diverso. L’elaborazione e la realizzazione di interventi “estemporanei “ e “collettivi-, nei quali è sollecitata la capacità creativa di ognuno , rappresenta una ventata di aria fresca , in alternativa all’ondata di truculenza ed angoscia esistenziale delle ultime tendenze dell’arte contemporanea.
Perché ha scelto Messina ed in particolare la spiaggia di Tono ?
La scorsa estate mi è capitato di visitare quella zona e sono rimasto affascinato dalla sua bellezza ma allo stesso tempo colpito dallo stato di degrado e di abbandono in cui versava. Sono particolarmente interessato al rapporto con “ l’altro “, con tutto quello che è al di fuori di noi e la mia ricerca non opera solo a livello di ambiente geografico e sociale, ma soprattutto a livello di “ambiente mentale “.
Considerando questa tipologia di geografie, viene a tracciarsi un percorso, una mappa che conduce inevitabilmente alla relazione ed a quello che la relazione contiene. Mi interessa indagare ciò che viene definito “realtà esterna- e naturalmente l’ “oggetto “ che la definisce.
È proprio il coagulo delle definizioni, la saturazione di significati, il coacervo di “insensatezze simboliche “ , che rende necessario ed urgente rinnovare lo sguardo , rendendolo sensibile. E dove ha dimora la sensibilità se non nella consapevolezza e nella coscienza .
Coscienza e consapevolezza anche del degrado morale e materiale che ci circonda. La vera violenza è quella che facciamo su noi stessi permettendo una passiva connivenza con la devastazione. La vera violenza è non permettere al nostro sguardo di percepire il significato profondo delle cose.
Lei ha coinvolto in questa iniziativa la sezione messinese della Lega Ambiente e l’associazione “ Energia messinese- . Che cosa si aspetta da questo intervento? Crede che l’arte possa contribuire all’ impegno sociale , civile e politico?
Credo che oggi l’arte debba andare oltre la sua stessa definizione e diventare un ‘arte antropologica, ecologica, sociale, facendosi carico della crescita e dell’emancipazione degli individui.
Quando ho considerato la possibilità di realizzare un’azione, che potesse fornire un contributo alla sensibilizzazione a queste problematiche ambientali, ho ritenuto necessario collaborare con delle associazioni operanti nella realtà messinese, in quanto parte integrante dell’ ambiente e del tessuto sociale con il quale mi trovavo ad interagire.
Nell’ ambito di questo intervento che si sviluppa infatti, operando unicamente con elementi appartenenti al luogo , la partecipazione stessa delle associazioni, al di là delle rispettive competenze e funzioni , cosiccome quella della gente , diviene parte costitutiva dell’opera .
La stessa valenza assume la partecipazione di Maria Fatima Serafini , musicista messinese , il cui contributo non è inteso come semplice accompagnamento strumentale , fine a se stesso, ma è piuttosto utilizzato, come componente espressiva , al pari di materiale pittorico o scultoreo.
Nell’intervento sulla parete del rudere che si trova sulla spiaggia , ho messo in discussione inoltre , l’ idea stessa di “opera d’arte “ decidendo di conferire autonomia all’ “oggetto casa “ , lasciando che si rappresenti da solo , in una sorta di autoritratto, mostrando dal di dentro la propria condizione e la propria contraddizione.
Credo infatti che si renda necessario liberare l’oggetto dalle proprie castrazioni semantiche e dalle più disparate rappresentazioni mentali , perché si renda manifesta la sua identità più vera e più impietosa, che è quella che comprende il profondo legame con tutto ciò che lo circonda.
