A Napoli la voce della società civile contro le mafie
-Questa giornata e’ un impegno per le nostre coscienze ed è un pugno nello stomaco per quanti restano alla finestra a guardare”. Parole dure, scandite con fermezza, quelle di Don Luigi Ciotti, referente nazionale di Libera, in occasione della 14ma giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della mafia, che si è svolta domenica scorsa a Napoli.
Sullo sfondo del palco allestito a piazza Plebiscito,’ultima tappa del corteo contro la mafia, si legge “L’etica libera la bellezza”. E’ questo il tema della manifestazione promossa da Libera alla quale hanno aderito migliaia di persone, 150mila secondo le stime dell’associazione.
Il prete ‘anti-mafia’ ha ricordato l’importanza dell’impegno di tutti, della politica come della società civile, nella lotta alla criminalità: “Non dobbiamo chiedere alle istituzioni di fare la loro parte, se noi per primi non facciamo la nostra-. Per Don Ciotti, che ha citato la Costituzione come cardine della società italiana, non bisogna confondere il concetto di legalita’ con quello di giustizia per legittimare provvedimenti che vanno in direzione opposta alla giustizia sociale. -Che vita e’ la vostra? Ne vale la pena? – ha concluso rivolgendosi ai collaboratori di ‘Cosa nostra’ – La vostra e’ una condanna a vita, piuttosto-. Poco lontano dal palco, due persone hanno esposto un eloquente striscione bianco: “Il silenzio è mafioso”. Ma il silenzio di questa domenica, durante il corteo è stato, piuttosto, simbolo di partecipazione e di rispetto per la memoria delle oltre 900 vittime della mafia dall’800 a oggi. Da Giovanni Falcone e gli uomini della scorta a Paolo Borsellino, da Libero Grassi a Peppino Impastato, e ancora Nicholas Green e i giornalisti Mario Francese e Anna Politkovskaja. Nomi noti che si mescolano a quelli meno conosciuti, vengono letti al microfono dai parenti delle vittime, da esponenti delle istituzioni locali. Fra centinaia di persone è stata ricordata anche Graziella Campagna, la giovane di Saponara uccisa nel 1985 da Gerlando Alberti jr. e da Giovanni Sutera, i due boss condannati definitivamente all’ergastolo solo pochi giorni fa. Infine , lo scrittore di Gomorra, Roberto Saviano ha ricordato “tutti i morti di cui non conosciamo ancora il nome”.
Poco dopo il raduno si è sciolto. Alcuni manifestanti hanno partecipato ai seminari di Libera su mafia e ambiente, informazione e legalità. Altri hanno atteso il concerto di chiusura: ospiti d’onore i Modena City Ramblers, gruppo che ha unito il folk irlandese all’impegno civile . Dal palco il bassista Massimo Ghiacci ha scherzato col pubblico: “Che vergogna quando nel mondo ci chiamano ‘mafiosi’. È una generalizzazione, come se noi dicessimo che tutti i rom sono ladri e assassini”. La band romagnola sarà in tour con Libera per una serie di concerti che si terrà sui terreni confiscati alla mafia. La loro canzone dedicata a Peppino Impastato, “I cento passi”, ci ricorda che solo se “si è disposti a camminare” si può andare incontro a un cambiamento concreto.
Laura Conti
