Le ferrovie del sud Italia giunte ad un “binario morto”

Le ferrovie del sud Italia giunte ad un “binario morto”

Le ferrovie del sud Italia giunte ad un “binario morto”

lunedì 02 Marzo 2009 - 12:19

Al nord Italia prende quota l’alta velocità, in Calabria e Sicilia “si corre” ancora su un’unica linea ferrata

Un paese a “due velocità”. Questa l’espressione spesso utilizzata nei libri di storia per spiegare la spaccatura, prima di tutto economica, esistente tra nord e sud Italia. Una realtà sotto gli occhi di tutti ma che tuttavia, ogniqualvolta viene “toccata con mano”, desta sempre un certo effetto. A far“ci” riflettere in questo caso, un dato squisitamente temporale: un Eurostar partito da Roma Termini alle 21.18, arriva alla stazione di Paola, piccolo centro del cosentino, intorno alle 2.10 di notte. Il medesimo treno riparte dalla stazione calabrese intorno alle 2.15 e “sbarca” sulla sponda sicula alle 6.30 del mattino. Il calcolo va da sé: per percorrere due distanze ben diverse, 500 i chilometri che separano la capitale dal comune del cosentino, rispetto ai 200 da Messina, viene impiegato all’incirca lo stesso tempo, tra le quattro e le cinque ore.

Immediata dunque la riflessione che viene da fare: “dalle parti alte” di casa nostra si inaugurano le linee ad alta velocità, con le frecce rosse che permettono di coprire in un batter d’occhio distanze notevoli; “dalla parti basse” viaggiare sui binari appare invece un’odissea senza fine. Una storia vecchia, verrebbe da dire, resa ancor più complicata, ultimamente, dai lavori che interessano la tratta Vibo-Pizzo e che, di conseguenza, stanno determinando ulteriori ed inevitabili rallentamenti. A prescindere dai singoli casi è tuttavia innegabile che usufruire del trasporto ferrato, da Roma in giù, non può che lasciare spazio ad una realtà nuda e cruda, quella cioè di stare viaggiando verso il “profondo sud”.

Mettendo da parte le ben note carenze di carattere igienico-sanitarie di vagoni e carrozze, a cui sarebbe necessario dedicare un capitolo a sé stante, appare evidente come da un anno all’altro lo scarto tra nord e sud appaia sempre più incolmabile, diventando nient’altro che oggetto di scontri tra opposti colori politici che procedono a suon di slogan e frasi ad effetto. A ciò si aggiunge poi un’altalenante politica aziendale: se da un lato, infatti, l’amministratore delegato della FS Spa Mauro Moretti abbia reso note le intenzioni della società di pubblico trasporto di potenziare i collegamenti sul ferrato anche nelle regioni del mezzogiorno, dall’altro la Divisione Cargo di Ferrovie dello Stato annuncia la volontà di dismettere parte del servizio merci da e per la Sicilia. Una “mossa” che, a detta di molti, non può che rappresentare l’evidente decisione del gruppo Trenitalia di privare il sud di un adeguato servizio di trasporto ferroviario pubblico.

E viene quasi da sorridere pensando agli ultimi dati secondo cui gli italiani avrebbero definitivamente sancito il sorpasso del treno sull’aereo nella scelta del mezzo da utilizzare per i propri spostamenti. Un dato vero solo a metà, almeno in quella metà del paese in cui l’alta velocità è una realtà consolidata mentre altrove nient’altro che un miraggio. Alzi la mano infatti chi, giunto nell’ultimo estenuante tratto di terra calabra da percorrere su rotaia non ha pensato, almeno una volta nella vita, «Perché non ho preso l’aereo???». Un futuro quello che si prospetta lungo i binari del sud che procede parallelo alla volontà di trovare una soluzione per le dissestate ferrovie del sud: possibilità di “incontro”, dunque, pari allo zero.

Come dichiarato inoltre qualche giorno fa sempre da Moretti «non va dimenticato che FS è una società che vive degli investimenti delle politiche economiche governative, quindi è necessario l’impegno di tutti per riuscire a portare la rete europea ferroviaria alle grandi città del Sud, in modo da renderle, per la prima volta, al servizio dei loro territori». Una “postilla” che rappresenta il vero nocciolo della questione: una complessiva opera di infrastrutturazione del territorio che riguardi prima di tutto ferrovie ed autostrade. Ed è qui che si va ad innestarsi l’altro punto chiave della questione e che proprio in questi giorni ha tenuto banco senza aver però ancora trovato risposta: la costruzione del Ponte sullo stretto. Una lunga, lunghissima saga che anche in questo caso divide favorevoli e contrari: Ponte sì, ponte no?

Se da un lato infatti c’è chi vede nella realizzazione del titanico attraversamento stabile tra Scilla e Cariddi, la panacea di tutti i mali per il sud Italia, poiché con esso arriverebbe anche il tanto atteso ammodernamento delle infrastrutture, dall’altro c’è chi sostiene che sarebbe prima necessario dare spazio ad un “restyling” definitivo di autostrade e binari. Un dilemma non di semplice soluzione ma che in tempi brevi potrebbe giungere ad una svolta: a giorni infatti è prevista la riunione del Cipe per discutere proprio del rifinanziamento di 1.3 miliardi della società di Ciucci Ponte Sullo Stretto Spa.

E per concludere una piccola nota di colore: ieri è stata celebrata la seconda giornata nazionale delle “Ferrovie Dimenticate”, ovvero di quelle tratte ormai dimesse e non più utilizzate di cui si vuole però mantenere vivo il ricordo: sulla base di quanto fin qui detto sarebbe forse il caso, prima di tutto, di ricordare le solitarie e abbandonate ferrovie del sud, giunte troppo in fretta un binario morto.

(foto Dino Sturiale)

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