Tagli alla sanità privata, Confindustria e Aiop lanciano l'allarme

Tagli alla sanità privata, Confindustria e Aiop lanciano l’allarme

Tagli alla sanità privata, Confindustria e Aiop lanciano l’allarme

martedì 09 Dicembre 2008 - 16:02

L'impatto dei provvedimenti dell'assessore Russo: riduzione di oltre 10 mila prestazioni e perdita di 300 posti di lavoro. «Il provvedimento sui “fuori regione- penalizza Messina»

Sì alla riduzione degli sprechi e alla razionalizzazione dei servizi, no a tagli incondizionati. Il messaggio che parte da Confindustria e Aiop, l’associazione che rappresenta le Case di Cura private, è di fatto un campanello d’allarme che tende a tutelare le strutture che «investono sulla qualità del servizio» e le «eccellenze» che in questo campo vantano. I tagli alla sanità privata comporteranno, secondo una prima stima, una riduzione di offerta sanitaria sul territorio di oltre 10.000 prestazioni, oltre alla perdita di circa 300 posti di lavoro.

«Nel corso degli incontri preparatori svoltisi presso l’Assessorato regionale alla Sanità – si legge in un documento – Confindustria ed Aiop hanno richiesto ed auspicato che la riduzione della spesa avvenisse attraverso la razionalizzazione dei servizi e non con un mero taglio, uguale per tutti in misura percentuale, ma che non avrebbe tenuto in alcuna considerazione i meriti e le eccellenze presenti. Il risultato di tale modo di procedere sarebbe stato quello di penalizzare le strutture che investono sulla qualità del servizio, e, di fatto, abbassare sostanzialmente l’efficienza complessiva del sistema regionale».

Il decreto Russo dello scorso 27 settembre «ha invece provveduto a “tagliare- i budget assegnati a tutte le Case di Cura della Regione. Per quanto riguarda Messina, questo significa una diminuzione dei ricoveri effettuabili per un valore di 7 milioni di euro, circa l’11% in meno rispetto all’anno precedente». Ma non solo. «Come è noto, la qualità dei servizi e degli operatori delle Case di Cura cittadine da sempre attira pazienti dalla vicina Calabria. Così come avviene in tutte le regioni italiane, le prestazioni erogate da strutture sanitarie di una regione a favore di pazienti residenti in una diversa, vengono interamente rimborsate da quest’ultima direttamente, di fatto, alla clinica presso la quale si è erogato il servizio». Un punto messo in discussione dal decreto del 17 novembre scorso, con il quale l’assessore alla Sanità Russo «ha stabilito che le prestazioni rese in favore di pazienti non siciliani vadano remunerate entro i limiti dei budget assegnati alle singole strutture».

«E’ evidente – si legge ancora nel documento – che questo “principio- contabile colpisce solo ed esclusivamente le case di Cura messinesi producendo l’effetto di una ulteriore riduzione di budget di circa 11 milioni di euro che, sommati ai precedenti 7, raggiungono una quota impossibile da gestire. E’ bene precisare che la capacità di attrazione nei confronti di pazienti residenti in altri bacini territoriali rappresenta un chiaro indicatore di qualità dell’assistenza erogata e non impatta in alcun modo sui vincoli di bilancio della sanità siciliana».

Il quadro è completato dai «cronici, ed a loro volta insostenibili, ritardi con cui l’Azienda 5 procede ai pagamenti delle prestazioni rese dalle case di cura», una situazione che «non trova riscontro, nelle sue dimensioni e nella sua gravità, in alcuna altra provincia siciliana e rappresenta una serissima minaccia per la sopravvivenza del comparto».

Oltre alla riduzione delle prestazioni e alla perdita dei posti di lavoro, «un impatto estremamente rilevante verrà a registrarsi anche nell’indotto». Confindustria e Aiop chiariscono che «non intendono, pertanto, contestare le misure di riduzione della spesa previste dal Piano di Contenimento e di Riqualificazione del Sistema Sanitario Regionale, responsabilmente accettate in un momento di grave crisi finanziaria della sanità siciliana. Si intende tuttavia rappresentare come le conseguenze economiche della inclusione dei “fuori regione- all’interno dei tetti di spesa assegnati alle singole strutture finiscano con il ricadere pressoché esclusivamente sulle strutture private della provincia di Messina, rendendo di fatto insostenibili i sacrifici già imposti al comparto. In questo senso Confindustria Messina e le Case di Cura ad esse associate chiedono al governo regionale di intervenire con urgenza per rivedere il suddetto provvedimento, evitando un’ulteriore emergenza assistenziale ed occupazionale per la città di Messina».

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