Il servizio mensa non si arresta nemmeno a Natale ma i volontari di Cristo Re si spostano

Il servizio mensa non si arresta nemmeno a Natale ma i volontari di Cristo Re si spostano

Sara Faraci

Il servizio mensa non si arresta nemmeno a Natale ma i volontari di Cristo Re si spostano

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martedì 24 Dicembre 2013 - 15:37

Anche durante le feste i 60 volontari dell'istituto Cristo Re forniranno il loro aiuto per l'organizzazione del servizio mensa che tuttavia, giorno 25, si sposterà presso la comunità di Sant'Egidio. Un'organizzazione ben curata che si apre anche a diversi altri servizi in favore dei meno fortunati

Da ventisette anni un pasto caldo ogni giorno. Italiani, extracomunitari, disoccupati e non. Gente di strada ma anche persone comuni che a forza di stringere la cinghia si ritrovano senza un pacco di pasta in casa alla fine del mese.

Sono tante le persone per cui la mensa di Cristo Re è diventata un punto di riferimento. Una catena di solidarietà che dura trecentosessantacinque giorni l’anno e che recluta tra le sue fila almeno una sessantina di volontari, oltre a benefattori e a persone come tante che, passando davanti al portone dell’istituto, decidono di condividere con altri meno fortunati, una parte del loro benessere. Un’organizzazione ben apparecchiata che scandisce i momenti di una catena di montaggio che parte dalle cucine sino ad arrivare ai banconi della sala mensa.

Dietro a tutto questo, fratello Drago. Sguardo buono ma deciso. Un uomo di polso che ha saputo dare corpo al suo sogno di rendere concreto l’abbraccio della chiesa nei confronti degli emarginati. “Sono almeno un centinaio le persone che vengono da noi per pranzo” – dice con un mezzo sorriso da cui trapela la soddisfazione per la buona riuscita della sua amministrazione – “non sono tutti extracomunitari come si potrebbe pensare anche se questi sono la gran parte”.

Nella sala un ronzio di voci che lo accoglie al suo passaggio. Un “buongiorno” sussurrato con riconoscenza. Sguardi di gratitudine. Oggi pasta al forno e cotolette con patate. Un’antivigilia che nonostante disagi ed indigenza non sembra essere accolta per nulla in sordina dalla piccola folla degli habitué della mensa che forma ormai una comunità. “Certo non tutti vanno d’accordo – spiega fratello Drago, ammonendo sul fatto che la gestione dell’intera macchina richiede tempo e pazienza e che non son tutte rose e fiori – ma io sono qua per questo, non mi piace il disordine ed esigo che tutti rispettino quelle poche regole di vivere civile che qui richiediamo”.

Mentre passa tra i tavoli disposti a file, apparecchiati con allegre tovaglie gialle, salutando gli ultimi arrivati che si attardano al bancone per ricevere il loro vassoio, fratello Drago spiega le sue regole. Ordine, pulizia, rispetto per gli altri. Diktat assoluti di cui non si può fare a meno all’interno di una collettività in rapida espansione. Qualche parola qua e là e fratello Drago rivela infatti che la mensa è solo uno dei tanti servizi che l’istituto ha avviato negli ultimi anni a favore dei meno abbienti.

Pochi corridoi più in là e un’anticamera si divide in due tronconi. Da un lato le docce per gli uomini. Dall’altro quelle per le donne. Sono disponibili il mercoledì e il sabato mattina e accolgono con saponi, biancheria candida e acqua calda, tutti quanti volessero usufruirne. “Non ho mai pagato nessuno che prestasse servizio presso di noi, a volte devo rifiutare i volontari perché non mi va di accettare delle persone per poi non far fare loro niente” – spiega Drago. Eppure tutto profuma di pulito. Di ambiente frequentato ma curato.

Qualche altro passo e un alberello agghindato annuncia che è Natale pure per le due case d’accoglienza. Anche in questo caso una per gli uomini, l’altra, poco più modesta, per le donne. La prima, tredici posti a pieno regime da oltre quattro anni, con ben 529 persone registrate all’attivo, la secondo con dodici letti, in stanze da tre o quattro, avviata dallo spirito combattivo di quest’uomo testardo da quasi due anni e in cui almeno 110 donne hanno già trovato accoglienza. Anche qui, disciplina al limite della militarizzazione. Che l’ambiente sia sano e sicuro è condizione irrinunciabile perché i delicati ingranaggi delle due case famiglia non si inceppino pericolosamente. Perciò braccia aperte a tutti ma a patto di fornire documenti d’identificazione che consentano di registrare gli ospiti della struttura, bagagli e averi di ogni genere riposti in deposito, doccia prima di cena.

Di recente inaugurazione è poi il poliambulatorio gratuito, dove cinquantaquattro medici tra dermatologi, chirurghi, oculisti, dentisti, cardiologi, psichiatri e psicologi, prestano la propria attività almeno tre volte la settimana con turni organizzati che consentono piena disponibilità per consulenze, medicazioni e piccoli interventi. Persino un deposito farmaci, gestito da un ex farmacista, ora in pensione, che smista le merci in arrivo e le cataloga, supervisiona la distribuzione e mantiene i contatti con medici e farmacie che donano le medicine.

Sullo sfondo dello stesso orizzonte, la politica del costo zero ha fruttato, a fratello Drago e a tutti quanti credono fermamente nell’iniziativa, risultati importanti anche in settori di assistenza più “insoliti”. Così, persino un sindacalista ha deciso di investire tempo ed energia nel progetto della piccola comunità di Cristo Re, mettendosi a disposizione per consulenze e compilazioni di documenti che possano risultare ostici ai più. Una sorte di CAF in miniatura. L’ennesima dimostrazione che la voglia di fare e il desiderio di tendere la mano al prossimo sono davvero l’unico requisito indispensabile per rendersi veramente utili. (Sara Faraci)

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