Tutti i numeri della crisi del lavoro, per la Cgil: "Siamo in un'economia da guerra"

Tutti i numeri della crisi del lavoro, per la Cgil: “Siamo in un’economia da guerra”

Francesca Stornante

Tutti i numeri della crisi del lavoro, per la Cgil: “Siamo in un’economia da guerra”

mercoledì 17 Ottobre 2012 - 13:49

La Cgil ha presentato un dossier sulla drammatica situazione occupazionale di Messina e provincia. Il 20 ottobre manifestazione nazionale a Roma per reclamare diritti.

Triscele: un’azienda che lavorava ma che ad oggi ha chiuso i battenti e non ha ancora presentato il progetto industriale di ricollocazione e riapertura. I lavoratori al tempo della Birra Messina (gennaio 2007 annuncio chiusura da parte dell’Heineken) erano 80, oggi quelli in Cassa integrazione in deroga sono 42 e solo fino al 31 dicembre. Poi il nulla.

Rodriquez.: 76 dipendenti. Avvio mobilità incentivata. Dei 76 ne rimangono 1/3 circa in cassa integrazione in deroga.

Caronte & Tourist: annunciati 69 esuberi su 370 marittimi e 500 unità di personale.

Servirail: 84 unità di personale, hanno esaurito i 12 mesi di disoccupazione.

Ferrotel: 20 unità personale, mobilità in deroga dopo la cassa integrazione in deroga.

Teatro Vittorio Emanuele: con finanziamenti bloccati al tempo della lira, 60 elementi dell’orchestra mai inseriti in pianta organica nonostante, 64 unità di personale in organico tra amministrativi e tecnici, un gruppo di maestranze che viene assunto secondo esigenze di allestimento che varia tra le 10 e le 30 persone.

L’elenco delle vertenze è infinito, queste purtroppo le più note. Si potrebbe continuare con Teseos, Clicnica Santa Rita, settore pulizie, Aicon, Poste. Poi decine di aziende che hanno dovuto ricorrere a licenziamenti, cassa integrazione, mobilità. Ne citiamo qualcuna giusto per fare capire la gravità della situazione.

Sicon: azienda zona Giammoro che produce bottiglie plastica con monocommittente Coca Cola. Dopo 3 anni di solidarietà chiesto nei giorni scorsi avvio mobilità.

Fintel: appalti lavorio elettrici stradali. Pace del Mela. 20 unità personale. Tutte licenziate il 30 luglio scorso senza ricorso ammortizzatori.

Graziano: concessionaria auto. Saponara/Torrenova. 67 dipendenti. Dopo la cassa integrazione straordinaria per un anno si preannuncia mobilità per gran parte dipendenti.

Messina e provincia non riescono a uscire dalla crisi, la Cgil ha presentato oggi un report che fa temere il peggio. “Siamo in un’economia da guerra, la crisi perdurante non ha più prodotto investimenti e ci troviamo di fronte solo tagli che toccano tutti i settori e che ormai non fanno differenza tra pubblico e privato”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil di Messina Lillo Oceano. A parlare sono i numeri raccolti dal sindacato. Dal 2007 ad oggi a Messina e provincia si sono persi 13mila posti di lavoro. Nell’ultimo anno c’è stato un aumento del 47% del ricorso agli ammortizzatori sociali tra cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga. Quest’ultima in particolare ha fatto registrare un’impennata del 168%.

Per tutti questi motivi la Cgil di Messina il prossimo 20 ottobre sarà a Roma per partecipare alla manifestazione nazionale “Il lavoro prima di tutto”. L’obiettivo è dare voce proprio al lavoro, mostrare i volti di chi il lavoro lo perde e far sentire le ragioni di tutti quelli che non sanno più a chi rivolgersi. “Messina, come tutto il Mezzogiorno d’Italia, sta pagando in modo pesantissimo questa crisi. Un motivo in più per mobilitarci” ha concluso il segretario Oceano. (Francesca Stornante)

Mercoledì, 17 ottobre, 2012 – 15:49

3 commenti

  1. La crisi non ha fatto altro che accentuare un problema che è atavico nel meridione S O T T O S V I L U P P O, mancanza di infrastrutture collegamenti, industrie e piani industriali, ma mica ci vuole un economista per capire che se non crei i presupposti nulla decolla, ovviamente solito e classico fallimento della politica, intanto l’importante e che il fiume di denari arrivavano ai soliti noti, forse unica possibilità era quella del ponte per far ridecollare almeno un minimo di economia con quello che sarebbero state le infrastrutture a corredo del ponte ma no che dici lavoro non sia mai il ponte non si fa, e ora cosa vai a chiedere al governo lavoro, ma il lavoro non lo danno le industrie e gli indotti a seguito ? e qui dove ca….. sono.

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  2. NO AL PONTE SI ALLA FAME
    Meditare sulla follia dei soldi mandati al nord con un progetto definitivo pronto per essere spedito in appalto.
    Come fate a rappresentare i lavoratori? Per cosa protestate? Protestate contro voi stessi e la politica di colonizzazione della Sicilia e della Calabria, posta in essere da un governo amico, dopo che per anni avete sputato sull’unico progetto grandioso per il rilancio del sud ed in specie di Messina e della sua provincia, andando dietro a ideologie pauperistiche e retro ambientaliste.
    20.000 posti di lavoro persi, più un immenso indotto.
    Bravi.

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  3. credo che i numeri parlino chiaro. il fallimento è sì della politica, ma anche di questi sindacati incapaci di proteggere i lavoratori e di discriminare per primi su quali categorie sostenere e su quali altre fare un ripensamento (i lavoratori non sono tutti da proteggere “a prescindere”).

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