Pronto il progetto per l’inserimento di detenuti in attività lavorative volontarie e gratuite

Pronto il progetto per l’inserimento di detenuti in attività lavorative volontarie e gratuite

Gabriele Quattrocchi

Pronto il progetto per l’inserimento di detenuti in attività lavorative volontarie e gratuite

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domenica 03 Agosto 2014 - 07:57

La situazione di sovraffollamento che affligge il carcere di Gazzi è uno dei motivi che ha spinto l’amministrazione comunale a sottoscrivere un accordo con la Casa Circondariale di Messina e con la Fondazione di Comunità di Messina Onlus volto a favorire la condizione dei detenuti in vista del loro reinserimento nel tessuto sociale e lavorativo

La casa circondariale di Messina vive una reale situazione di sovraffollamento che acuisce, in gran parte della popolazione detenuta, situazioni di disagio e di sofferenza e che possono incidere anche sui successivi percorsi di inserimento lavorativo e sociale”. Così si legge nella premessa della proposta 628 allegata alla deliberazione n° 597/2014 approvata dalla Giunta il 29 luglio scorso, con la quale si autorizza il Sindaco alla sottoscrizione dell’accordo operativo con la Casa Circondariale di Messina e con la Fondazione di Comunità di Messina Onlus per l’inserimento di detenuti in attività lavorative volontarie e gratuite.

L’Accordo, oltre a proporre una forma alternativa di sanzione tendente alla rieducazione del condannato, così come sancito dall’art. 27 della Costituzione, è in piena sintonia con il ‘trend’ normativo nazionale. La pioggia di sentenze di condanna, che dalla Corte di Strasburgo si è abbattuta sull’Italia, ha palesato la deprecabile condizione delle carceri italiane e la necessità per lo Stato di mettersi al riparo, prima che le piogge si facciano monsoniche.

In Europa, solamente i detenuti della Serbia si trovano ad affrontare una situazione peggiore di quella che si vive in Italia. Nel 2012 il Rapporto del Consiglio d’Europa sul Sovraffollamento dichiarava che nelle carceri del nostro paese vi erano 66.271 detenuti e 45.568 posti disponibili. Si parla anche di vite umane stipate in meno di 3 metri quadri! Se di Vita si può parlare in questi casi. Già nel 2013, in un messaggio lungo 12 pagine, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva esortato le camere a recepire le istanze legate alla necessità di riformare il sistema giustizia ed, al contempo, ad agire in fretta per ottemperare rapidamente ai moniti della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Proprio sabato, il governo ha incassato la diciassettesima fiducia proprio sul decreto legge in materia di rimedi risarcitori nei confronti dei detenuti che hanno subito un trattamento inumano e degradante in violazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Il provvedimento, approvato al Senato e convertito in legge, stabilisce misure risarcitorie per i detenuti e gli internati che abbiano subito la violazione nonché misure preventive che mirano ad alleggerire la pressione demografica sulle carceri.

Lungo la direttrice della necessità di ridurre la popolazione detenuta e, dunque, il flusso di soggetti in ingresso negli istituti penitenziari, si muove il decreto legge 1 luglio 2013 n.78, convertito con modificazioni dalla legge 94/2013, che ha introdotto alcune rilevanti modifiche alla legge sull’ordinamento penitenziario. In particolare, in materia di lavori all’esterno dei detenuti, è stato aggiunto un comma 4-ter all’art. 21 che prevede la possibilità per i detenuti ed internati di prestare la propria attività, a titolo gratuito e volontario, in progetti di pubblica utilità a favore della collettività, presso Enti Pubblici o Associazioni di volontariato. Con questa norma s’intende dare risalto al lavoro del detenuto che costituisce il più potente antidoto contro la recidiva.

A tale provvedimento s’ispira l’Accordo tra il Comune di Messina, la Direzione della Casa Circondariale di Messina e la Fondazione di Comunità di Messina Onlus che, condividendo il progetto, si è mostrata disponibile a farsi carico delle somme necessarie alla formalizzazione delle attività sociali dei detenuti.

“La situazione di alta densità di popolazione nelle carceri”, si legge nella delibera, “e la vulnerabilità economica, sociale e culturale, in cui versa la fascia di popolazione dei detenuti, richiede una rivisitazione critica delle strategie e degli strumenti finora attivati”. La Giunta, pertanto, ritiene opportuno “dare avvio sul territorio comunale ad una cultura di accettazione reciproca nella quale possano coesistere il bisogno di ‘giustizia’ espresso dalla collettività e a quello di ‘riscatto’ espresso dal singolo, nell’ottica della cosiddetta ‘giustizia riparativa’”, “offrendo ‘orizzonti’ concreti di trattamento e di reinserimento nel tessuto sociale e lavorativo”.

Gabriele Quattrocchi

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