Formazione, appalti pubblici, i nuovi pentiti contro la mafia: ecco le inchieste del 2014

Formazione, appalti pubblici, i nuovi pentiti contro la mafia: ecco le inchieste del 2014

Alessandra Serio

Formazione, appalti pubblici, i nuovi pentiti contro la mafia: ecco le inchieste del 2014

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mercoledì 31 Dicembre 2014 - 14:05

Dall’arresto di Francantonio Genovese alla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, dal pentimento dei boss di Barcellona alle inchieste sui comuni di Brolo e Sant’Agata di Militello. Un anno di inchieste a Messina e provincia.

Nel 2013 il procuratore capo Guido Lo Forte ha affermato che certo la mafia non era stata sconfitta, ma che il rapporto con lo Stato, a quel punto, era di 1 a 1. Dopo aver assicurato al carcere duro tutti i capi storici del clan del Longano, dall’ala militare a quelli che operavano negli affari, dopo aver incarcerato Rosario Pio Cattafi, considerato l’elemento di collegamento tra Stato, servizi e mafia, per continuare con lui un braccio di ferro storico ma da una posizione di maggiore forza, la Distrettuale antimafia di Messina nell’anno che va a chiudersi ha consolidato il lavoro degli anni passati, raccogliendone i frutti: pesanti le condanne ai maxi processi più recenti, importanti le collaborazioni.

A cominciare da quella, eclatante, di Carmelo D’Amico. Dal 41 bis, in primavera, l’ex boss killer che ha fatto i soldi col pizzo in edilizia, attraverso le aziende di famiglia, D’Amico ha deciso di pentirsi, svelando alla magistratura i retroscena degli ultimissimi anni di vita e affari del clan barcellonese, che lo vedono impegnato in prima persona anche a Milazzo, dove gestiva fiorenti attività commerciali. Con l’anno nuovo potrebbe quindi aiutare a fare luce sui delitti rimasti irrisolti, alcuni recenti.

Per esempio quello di Carmelo Mazza, suo braccio destro ucciso a Olivarella nel marzo del 2009. Per il boss, Mazza raccoglieva le estorsioni nella fiorente zona industriale di Giammoro. Una prima inchiesta della magistratura ha portato in carcere killer e mandanti, ma da subito le indagini avevano indicato che una parte della verità di quel delitto era ancora da svelare. D’Amico però sa molto di fatti di sangue ancora più datati, visto che è stato “battezzato” giovanissimo e che da subito si è messo in luce per la sua efferatezza, partecipando a numerosi delitti.

C’è di più. A metà dell’anno scorso sono filtrate notizie importanti, riguardanti la sua collaborazione ancora in nuce, e relative alle sue dichiarazioni sull’omicidio del giornalista Beppe Alfano, freddato nel ’93 e per il quale la figlia Sonia Alfano continua a chiedere giustizia, malgrado le sentenze passate in giudicato a carico del mandante e del killer dell’uccisione. L’ex europarlamentare, non ricandidata malgrado abbia dato vita alla Commissione europea antimafia, ha accolto positivamente la notizia di nuovi squarci sulla vicenda, anche se non ha lesinato le polemiche, come di consueto. “Siamo vicini alla verità, ma non comprendo le troppe notizie fatte filtrare dal quotidiano locale, non vorrei che pregiudicassero le indagini ancora in corso”, ha detto a margine della visita della Commissione nazionale antimafia a Messina, nell'ottobre scorso. Il ventiduesimo anniversario della scomparsa del giornalista è alle porte.

Dopo D'Amico, i due migliori sostituti di Lo Forte, Vito DI Giorgio e Angelo Cavallo, chiudono l’anno con la collaborazione di Nunziato Siracusa, elemento di spicco della zona di Terme Vigliatore. Anche da lui i magistrati si aspettano di sapere molto su alcuni delitti datati, e a proposito di più recenti fatti della propria zona di competenza, quella a cavallo tra Barcellona, Mazzarà Sant’Andrea e Milazzo, ancora in parte avvolta in un cono d’ombra.

E a proposito di Mazzarrà, l’altro fatto eclatante del 2014 è sicuramente il sequestro della discarica da parte della Procura di Barcellona pozzo di Gotto. Anche qui nell’anno che sta per cominciare sono attesi gli sviluppi delle indagini in corso, che fanno tremare molti, dal piccolo centro collinare che si affaccia su Furnari all’ambiente imprenditoriale che lavora intorno al sito di stoccaggio. Era stata la Commissione presieduta da Rosi Bindi a chiedere al Prefetto di accelerare per avviare la procedura d’accesso agli atti del Comune di Mazzarrà. E la commissione, dopo i sigilli alla discarica, si è insediata alla fine dello scorso novembre. Per il 2015 gli investigatori sperano in altre defezioni al muro granitico dell’omertà che fino ad anni recenti ha coperto il clan del Longano, favorite magari dalle pesantissime condanne inflitte alla fine dei processi di primo grado delle operazioni Gotha. Verdetti che hanno “stangato” anche i collaboratori di giustizia che hanno contribuito alla riuscita di quelle operazioni.

Ma il 2014 è sicuramente l’anno da ricordare, per quel che riguarda la pagina giudiziaria, per l’inchiesta che ha avuto clamore nazionale, quella sulla formazione professionale regionale sfociata, nel marzo scorso, nella richiesta di arresto del deputato nazionale del Pd, Francantonio Genovese. Dopo il sì della Camera dei Deputati, “mister preferenze”, il padrone delle tessere siciliane del partito ha “soggiornato” qualche giorno nel centro clinico del carcere di Gazzi, a maggio, per poi andare ai domiciliari nella sua villa di Ganzirri, dove è ancora. Il processo a suo carico comincerà alla fine del mese prossimo. Alla sbarra anche il cognato e deputato regionale Franco Rinaldi, ancora sugli scranni dell’Ars. Il castello accusatorio che si troveranno a fronteggiare è alto, ed il Procuratore aggiunto Sebastiano Ardita ha affastellato un puzzle complesso, fatto di perizie contabili e intercettazioni telefoniche eclatanti, testimonianze e risultati degli accertamenti sulle proprietà e i conti correnti bancari, dopo i sequestri milionari.

Un eccellente lavoro investigativo, quello di Ardita, che si è replicato in altre inchieste eclatanti per reati contro la pubblica amministrazione, come nel caso dell’inchiesta Tekno, scattata il 18 novembre scorso con gli arresti di due dirigenti del Consorzio Autostrade Siciliane, e nomi di peso dell’imprenditoria, a cominciare dal costruttore Nino Giordano. L’accusa è di aver pilotato almeno un appalto per i servizi sulla A20 e sulla A18. Ma i riflettori degli investigatori sul Consorzio non si sono ancora spenti: a metà dello scorso anno il dirigente comunale di Messina, Mario Pizzino, si è rivolto alla Procura di Ardita per segnalare importati anomalie sulla maxi gara relativa ai lavori al collettore Giostra-Annunziata dove in tre anni, tra il 2010 e il 2013, tra perizie di variante e nuove aggiudicazioni l’importo è quasi triplicato. Propri in questi giorni sono entrate nel vivo le procedure per portare a completamento l’opera trentennale, aggiudicata alla Toto Costruzioni Generali, un colosso nazionale di area dalemiana che si è aggiudicato importanti commesse dal Governo Renzi.

I fari puntanti su appalti pubblici e pubblica amministrazione sono sfociate in eclatanti inchieste anche in provincia. A febbraio è scattata a Sant’Agata di Militello l’operazione Camelot: nel mirino l’ufficio programmi complessi del comune nebroideo che negli ultimi anni ha dragato rilevanti fondi comunitari per importanti lavori, e i tecnici pubblici e privati coinvolti. Tra gli indagati il senatore forzista Bruno Mancuso, ex sindaco del centro.

Ad agosto, invece, è stata Brolo a tremare, roccaforte dell’altro parlamentare forzista, Nino Germanà: scatta l’operazione Mutui Fantasma: un arresto e molte misure cautelari meno pesanti per dirigenti e tecnici comunali, indiziati per l’enorme buco nel bilancio comunale e operazioni contabili quanto meno sospette, che avrebbero portato il comune sull’orlo del dissesto.

Non è rimasta avvolta nell’ombra la zona jonica della provincia. Ma per gli sviluppi delle inchieste più importanti, ancora in corso, bisognerà attendere l’anno nuovo.

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