Le feste per un lavoratore Atm: "Ci hanno tolto la serenità e in questi momenti è tutto più difficile"

Le feste per un lavoratore Atm: “Ci hanno tolto la serenità e in questi momenti è tutto più difficile”

Francesca Stornante

Le feste per un lavoratore Atm: “Ci hanno tolto la serenità e in questi momenti è tutto più difficile”

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martedì 24 Dicembre 2013 - 16:25

Paolo Frigione, uno dei 582 dipendenti dell'Atm, racconta la sua storia e quella della sua famiglia. Una storia fatta di proteste, umiliazioni, momenti difficili, rinunce. La storia di uno dei tanti lavoratori messinesi che vive questo Natale non potendo mettere da parte l'angoscia dei problemi.

Quando riuscì a entrare a far parte dell’azienda di trasporto pubblico messinese aveva 40 anni, i figli ancora piccoli, una casa acquistata da poco, un mutuo sulle spalle, davanti solo il progetto di una vita normale. Voleva continuare semplicemente quel percorso iniziato alcuni anni prima scegliendo di sposare una donna che da sempre era stata la sua fidanzata e dalla quale erano nati i suoi due figli, fino a quel momento aveva lavorato nel settore privato riuscendo a porre i primi mattoni di quella vita normale che oggi sembra solo un ricordo, poi arrivò l’opportunità di restare in Atm. Sono trascorsi 15 anni. Oggi Paolo Frigione, uno dei 582 dipendenti dell’azienda di Via La Farina, continua ad essere un autista dei bus, ma si è ritrovato a dover lottare giorno dopo giorno per non veder calpestati i suoi diritti di lavoratore e di uomo, si è ritrovato a dover urlare in faccia al Sindaco che stipendio significa dignità, ha dovuto imparare che quando lavori in certi posti devi saper anche accettare l’umiliazione di chiedere anche solo 100 euro di acconto perché il tuo stipendio non arriva da mesi. Paolo però non si è mai arreso e non ha intenzione di farlo. Quest’anno il Natale sarà un po’ meno duro perché per fortuna i lavoratori Atm hanno ricevuto gli stipendi. Ma questo purtroppo non basta. “Ci hanno fatto perdere la serenità” dice Paolo che nonostante tutto non perde mai quel sorriso buono che lo contraddistingue e che convince che anche in quell’Atm c’è ancora qualcosa di positivo.

In questi anni ha visto passare tanti dirigenti, commissari, due direttori generali, tante amministrazioni comunali e non riesce a capire perché oggi l’Atm ha toccato il punto più basso della sua storia. “All’inizio avevo grande fiducia in Franco Provvidenti, lo conoscevo per la sua storia e il suo lavoro, ma neanche lui riuscì a mettere l’azienda sulla strada giusta. Quel che è sotto gli occhi di tutti è che nel tempo sono riusciti a portare il numero dei mezzi in circolazione da oltre cento a una decina. Di certo anche lavoratori e sindacati hanno avuto le loro responsabilità, erano anni in cui le torte erano grandi ed era facile “spartirsi” le fette” racconta.

Oggi però le cose sono cambiate e non c’è più niente per nessuno. In Atm è divenuta prassi normale prendere lo stipendio una volta ogni tre mesi, ma sono in pochi quelli che si ribellano. “Non riesco a capire come fanno a tornare a casa e guardare i loro figli negli occhi. A qualcuno l’ho anche chiesto. In risposta ho ricevuto solo un lungo silenzio. L’Atm è un posto strano, anomalo. Non si ribella nessuno, le logiche dei favori, della raccomandazione, dell’amico e del compare sono troppo radicate e se anche ci hanno levato anche la sicurezza di poter dare da mangiare alle nostre famiglie siamo pochi a dire che non va bene”.

Paolo ricorda la prima volta che in una delle tante proteste fu intervistato. A casa i problemi erano tanti, sempre di più, dover dire ai suoi ragazzi che non aveva neanche un euro da dargli il sabato sera era pesante, le bollette si accumulavano. Il figlio vide in tv la sua forza d’animo e la sua voglia di lottare. “Quel giorno, quando sono tornato a casa, mio figlio mi ha abbracciato e mi ha ringraziato per quello che stavo facendo”.

Per Paolo questa situazione in cui la politica messinese e la malagestione dell’Atm lo hanno costretto è difficile da accettare perché si sente con le mani legate. “Se non avessi un lavoro mi rimboccherei le maniche, probabilmente avrei preso la famiglia e lasciato Messina. Invece un lavoro ce l’ho. Mi sento fortunato per questo. Ma perché ridurre chi vuol solo lavorare onestamente e portare il pane a casa in queste condizioni?” si chiede.

Per Paolo l’umiliazione più grande è stata dover andare quasi ad elemosinare un acconto sullo stipendio perché stavano per staccargli l’utenza del gas. Aveva fatto richiesta all’azienda e gli avevano risposto di no. Non pagò la bolletta e rimase senza gas a casa per due giorni.

E’ questo quello che vive un lavoratore Atm. Un uomo di 55 anni che ha lavorato tutta la vita, che continua a farlo con impegno e costanza, che vorrebbe portare la sua famiglia a mangiare una pizza una volta ogni tanto, che non chiede aiuto a nessuno ma che ringrazia quei parenti che in questi anni lo hanno aiutato. Vorrebbe solo dover pensare ad aiutare i suoi figli a “sistemarsi”, si preoccupa per il lavoro che manca e si arrabbia quando vede suoi colleghi che invece passano le ore di lavoro contando solo quanto manca per timbrare il cartellino e andar via. Per Paolo salvare questa Atm sarà difficile se non cambieranno tutte le “teste”. Sarà difficile immaginare un futuro diverso da questo presente che ogni giorno è una lotta continua. Lui però alla fine sorride. Sa che non smetterà di combattere e sa che non è da solo. Ha accanto una famiglia unita che lo sostiene. E sicuramente è questo il suo regalo di Natale. Sperando che le cose cambino davvero.

Francesca Stornante

Martedì, 24 dicembre, 2013 – 18:25

13 commenti

  1. ma che si lamenta… il sindaco sta facendo il massimo…

    così almeno dice…

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  2. Come e’ entrato all’atm?

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  3. Non deve chiederlo a chi lavora, ma a tutti quelli che non fanno niente per l’TM e si occupano soltanto del lavoro esterno.
    Che non sia colpa pure loro il dissesto?

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  4. Ma c’è comunque sempre chi sta peggio!
    Lui almeno lo stipendio lo ha avuto e il lavoro ce l’ha ancora, altri come i lavoratori dell’ex Hotel Europa non hanno notizie dei propri soldi,fine rapporto e tanto altro, compresi 6/7 mensilità arretrate,e hanno perso il loro lavoro.
    Quindi c’è sempre il peggio!
    Buon Natale!

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  5. Comprendo bene le motivazioni e lo sconforto del lavoratore atm che si sente impotente e umiliato… Scusate ma l’ing. Manna riscopertosi manager ha un’idea confusa del termine acconto. Infatti, chiedere un acconto significa chiedere alla propria azienda importi che dovranno maturare a breve e non gli importi già maturati. E poi quante falsità Nel pubblicizzare obiettivi mai raggiunti con la complicità dei media. Gli autobus che ogni giorno vengono messi si strada ad esempio tornano in officina di solito per manutenzione dopo qualche orA di lavoro, ma questo non viene mai detto…

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  6. Ci dovrebbero raccontare come facevano a fregarsi la nafta in azienda invece di strapparci le lacrime di coccodrillo

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  7. Se questo non è il fondo, non oso immaginare come possa peggiorare la situazione. Mi auguro quindi che si trovino le energie e le idee per uscire da questa situazione, sia per restituire alla città un trasporto pubblico degno di questo nome sia per i lavoratori dell’azienda municipale. E’ ora del coraggio di cambiare da parte di tutti, di dimenticare le logiche che hanno portato a questa situazione, i tempi delle vacche grasse sono finiti, i costi dell’ATM sono stati per decenni abnormi in cambio di un servizio da terzo mondo.
    Lavoro e dignità per per i dipendenti e servizio pubblico per i cittadini.
    Auguri e Buon Natale.

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  8. Non è colpa dei dipendenti del’ATM se i mezzi pubblici nella giornata di oggi sono scomparsi, ma di quelli che dovrebbero organizzare il servizio in modo tale da assicurare il servizio pubblico.
    Invece percepiscono lauti stipendi senza fare nulla, assolutamente nulla.
    Disporre i turni nei giorni festivi è una molteplice fatica.
    Occorre dare incarico a qualcuno sulle modalità da osservare per la turnazione, informare i sindacati che il lavoro è una cosa seria, resistere alle resistenze dei dipendenti e dei sindacati, a cui i dipendenti si rivolgerebbero immediatamente per impedire il cambiamento. Purtroppo i dirigenti (di che? di cosa?) non sono abituati a fare il loro dovere, ma soltanto a rispondere signorsì ai loro padrini politici.
    Vergogna, almeno fate un bel gesto mettete a disposizione dei poveri le prebende che sottraete loro.

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  9. In questo drammatico racconto colpiscono due dati: il numero dei dipendenti 582 e il numero di bus circolanti, ridotti da oltre un centinaio ad appena una decina. Già il numero dei dipendenti era assurdo per così pochi bus (oltre un centinaio), considerando che una città come Messina avrebbe dovuto avere almeno trecento bus per avere un sistema di trasporto pubblico degno di questo nome. Cosicchè questa azienda era già anomala e non poteva sopravvivere. Come ha fatto ad arrivare ai giorni nostri? Questa è la domanda che si devono porre i dipendenti, viso che sono stati ingannati da tutti precedneti amministratori!

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  10. Questo non è il solito articolo di un giornalista ma la lettera aperta di un lavoratore ad un giornale che in sintesi se ne frega se l’azienda è fuorilegge e tanti altri andranno in pensione senza quasi aver mai lavorato. Vabè ragazzi non c’è stata una vera graduatoria per avere questo lavoro ma i miei padrini politici mi avevano detto che si normalizzava tutto. Ora come facciamo col macchinone, il mutuo, tanti figli che non hanno colpa? Una volta bastava avere un pezzo di pane ed una bracera ora invece si muore se non si hanno certe comodità! Ormai il danno è fatto cerchiamo di scendere ad un compromesso…direbbero i lavoratori atm…

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  11. E cosa c’é di nuovo? È sempre cosi. Poi come ogni anno, con l’entrata dell’orario invernale o estivo l’ATM manda “per magia” tutti i bus che c’hanno. Dopo uno, due mesi, pero, all’improvviso non c’hanno piu bus e vogliono soldi. Dopo un su e giu con la regione e il comune ricevono soldi, ed ecco che per magia a Messina si ri-materializzano i bus, fino alla prossima volta. Non ci sono soldi? ma se vedo che il 90% della gente sul tram fa il biglietto, i soldi dove vanno? Poi 582 dipendenti per cosa? Hanno si e no una 50ina di bus funzionanti, di controllori ne vedi un gruppetto di 3-5 persone che “controllano” ogni tanto tanto per giustificarsi lo stipendio. E non penso che tra meccanici e gestione aziendale gli servano 400 dipendenti. L’unica cosa che nell’azienda funziona sono i meccanici, anche se certe soluzioni sono molto azzardate. Prendiamo per esempio gli ultimi bus (dal 777 in su) la gran parte hanno l’uscita d’emergeza (quella del tetto), chiusa, saldata, ed la manovella rotte, in alcuni le hanno sostituite con un pezzo di legno colorato di rosso. Poi certe cose sono talmente assurde che sembrano uscite da un film di Fantozzi. Come é possibile che per ben due volte un autobus, “per sbaglio” sfonda il muro della mensa dell’ATM? Che il 772 (autobus acquistato da roma, abbastanza nuovo) prenda fuoco nella galleria della panoramica, visto che questo bus non veniva mai utilizzato? Che il 74 in salita riesca ad sfondare un muro in cemento armato e per poco non scappava una strage? O (successo a me) l’81 autostrada sbaglia casello e l’autista decide di fare retromarcia con l’autosnodato 302, ai caselli di Villafranca.
    Poi non vi siete mai chiesti se una vettura ha per esempio il numero 793, dove si trovano i 792 altri numeri? I mezzi della serie 702 704 708 710 686 662 549 ecc. sono tutti morti. Perche non aggiustarli? visto che si potrebbe, per esempio impiegare una vettura tipo 710 (molto grande) sulla linea 81/, invece di mandare una vettura del tipo 793 (piccola). Ed una cosa che mi sono sempre chiesto, è: Non avete mezzi? allo perche se vado al Cavallotti vedo sempre un bus che fa da navetta per i dipendenti dell’atm, e come si divertono a fare i giri, e se poi uno chiede se c’è la corsa del proprio bus dicono che non hanno mezzi…Poi l’atm c’ha piu Fiat Uno, Panda e Punto che autobus, perché?
    Poi come gia scritto in questo articolo “sono riuscito ad entrare nell’azienda”, per racomandazione? o ha fatto come Homer Simpson, si é presentato e basta?
    La soluzione idela per questa ditta morta tanti anni fa é: Chiuderla e dare in gestione a privati, Sais, AST, Camarda e co. Perché loro funzionano a Messina.

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  12. 300 bus per Messina? No, in realtà gli basterebbero da 50 a 70 bus per fare un servizio funzionante. Bisogna pero ristrutturare tutte le linee, e poi manco a Palermo hanno 300 bus, ma gli funziona il servizio. Perciò non é un fatto di numero ma solo di percorso. Io vivo all’estero e qui la cittá e piu grande di Palermo e abbiamo in totale solo 114 vetture (perciò non circolano sempre tutte le vetture) ma nonostante cioè le linee (solo 26) hanno una frequenza di 10 15 minuti, in base all’importanza della linea. Perché funziona? Facile, Testa + Voglia di lavorare + una città “civile” che non parcheggia sulle corsie dei bus. Ma perché continuare a pensarci su? Abbandoniamo la nave fin quando siamo in tempo e lasciamoci indietro chi in questa città ha rovinato tutto, e poi certa gente non si merita neanche la luce del sole…

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  13. …penso che scritta per bene, questa lettera può essere un esposto alla Procura della Repubblica con richiesta di indagine giudiziaria ! 582 dipendenti …..

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