Tutte quelle volte che: "pensavamo fosse amore e invece era un calesse"

Tutte quelle volte che: “pensavamo fosse amore e invece era un calesse”

Rosaria Brancato

Tutte quelle volte che: “pensavamo fosse amore e invece era un calesse”

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domenica 06 Dicembre 2015 - 07:04

Ha ragione Alfredo Schipani, chi vive di speranze finisce con la rassegnazione. Le vicende Masterplan e Autorità portuale mi hanno fatto pensare a tutte quelle volte che, per dirla alla Troisi, pensavo fosse amore e invece era un calesse. Pensavo fosse un'astronave e mi sono ritrovata una zattera.

“Quando si vive solo di speranze si finisce con la rassegnazione”. Ripenso alle parole che ha detto il presidente di Confindustria Messina Alfredo Schipani mentre in auto con lui, insieme all’editore di Tempostretto Pippo Trimarchi, ci recavamo a Giardini Naxos per il primo dei due incontri su quello che a noi sembrava il sogno per volare. Era mercoledì pomeriggio e a ripensarci adesso, col senno di poi, eravamo 3 ingenui sognatori. Ci ho pensato soprattutto venerdì mattina, quando alla riunione per il Masterplan convocata a Palazzo dei Leoni, è emerso che anche quella era una delle tante speranze bruciate sull’altare della rassegnazione. Quella frase il presidente di Confindustria l’aveva legata ad un’altra, relativa all’Autorità portuale, facendomi notare che appena 2 giorni prima, lunedì scorso, ad inaugurare l’anno accademico è venuto il ministro Beatrice Lorenzin. In quello stesso giorno, ad accogliere l’esponente del governo Renzi, è stata l’intera classe politica che in quelle ore, dal governo, aveva preso lo schiaffone dell’Autorità portuale, con Messina umiliata nonostante i numeri, la storia e la geografia dicano ben altro. Non si può vivere solo di speranze se non c’è mai un’azione attiva, un sussulto di orgoglio, di ambizione, di dignità che ti faccia alzare per dire: basta, non mi limito a sperare. Non voglio più stare seduta sotto un albero ad aspettare che il Cielo cambi.

I due casi, Masterplan e Autorità portuale sono fratelli e hanno decine di altri fratelli e sorelle di età diversa e sono figli della stessa mamma, che è appunto la rassegnazione. Ed è così che ho pensato al film di Massimo Troisi.

Prendiamo la vicenda del Masterplan per il Sud. Nei giorni del putiferio per l’esclusione dalla lista stilata dal governo e successivo inserimento, sembrava si trattasse di uno strumento importantissimo per la pianificazione e programmazione strategica fino al 2023 con 95 miliardi di euro in gioco. Insomma una navicella spaziale che avrebbe fatto decollare il territorio dell’intera provincia. Venerdì scopriamo che non si tratta di una navicella spaziale ma di una barca e che non dobbiamo impegnarci in alcuna visione strategica, in alcun dibattito, in alcuna condivisione, ma semplicemente stilare, e subito, una lista della spesa, da trasmettere a Roma. A complicare le cose è il dilemma su chi deve scegliere cosa inserire nella lista della spesa (se le carote piuttosto che i biscotti, il detersivo per la lavatrice piuttosto che il profumo) e su chi è titolato per andare al supermercato. All’incontro convocato dal commissario dell’ex Provincia Filippo Romano, è stato distribuito ai pochi sindaci che hanno risposto all’appello, un modulo. Compito di ogni sindaco dovrebbe essere quello di scrivere, come a Babbo Natale, entro pochissimi giorni, il progetto che vorrebbe vedersi finanziato, purchè sia cantierabile.

Da qui una serie di domande. Prima ancora della leadership sorge un altro quesito. Chi ha, ed in base a quali criteri, il compito, e la legittimazione, per valutare tra i moduli che i sindaci presenteranno? Temo abbia ragione il segretario della Cisl Tonino Genovese quando avanza il sospetto che “ci sia stato chiesto di avallare un pacchetto preconfezionato di progetti”. La seconda domanda riguarda la leadership. Il Masterplan per il Mezzogiorno è destinato alle Città Metropolitane del sud. Le altre esistono da tempo, quelle siciliane sono solo sulla carta, giacchè la riforma, dopo 3 anni di farsa, è stata impugnata e non è ancora effettiva. Lo dimostra il fatto che le elezioni di fine novembre fissate per i sindaci Metropolitani sono state annullate. Quindi c’è un vulnus. Chi può rappresentare legittimamente una cosa che non esiste? Chi può dire a Roma: sono il sindaco della Città Metropolitana dal momento che non c’è stata alcuna elezione? Catania e Palermo non hanno dubbi su chi debba rappresentarli anche se non esiste ufficialmente la Città, cioè Bianco e Orlando. La Città Metropolitana di Messina oltre a non esistere non ha neanche la leadership. Accorinti non la vuole ed ha irritato gli altri sindaci dichiarando, fino a venerdì scorso, l’idillio con Reggio Calabria. Il commissario dell’ex Provincia Filippo Romano è un alto funzionario scelto da Crocetta su indicazione politica ma non ha legittimazione che venga da alcun tipo di urna. Peraltro hanno fatto notare diversi sindaci, proprio perché la riforma non è effettiva, è commissario dell’ex Provincia o al più commissario di una creatura simil giuridica frutto di un’Ars incapace di legiferare. Da qui la rivolta dei sindaci che si autoconvocheranno nei prossimi giorni per contestare metodo e leadership.

Quel che rammarica è che quella che pensavamo fosse un’astronave è invece una barchetta. Come nel film di Troisi: pensavo fosse amore invece era un calesse.

Voi direte: ma una lista della spesa è meglio di niente. Concordo, un calesse è meglio che andare a piedi, ma sempre calesse è. Nulla a che vedere con l’amore.

Stessa storia con l’Autorità portuale. Anzi in quel caso avevamo tutte le carte in regola perché fosse amore, passione, affetto, sesso, condivisione e ci siamo ritrovati con un calesse senza una ruota. Mesi passati a dire: abbiamo i numeri, siamo la Regina dello stretto, per ritrovarci con un pugno di mosche in mano a guardare l’ennesimo scippo. E mentre noi cerchiamo di aggiustare la ruota del calesse gli altri si godono l’amore e la luna di miele.

Poi c’è la vicenda precari. Una settimana fa l’amministrazione con un comunicato annuncia la “rivoluzione, dopo 20 anni stabilizzati 300 precari ed assunti 120 lavoratori”. Peccato che la delibera deve ancora passare al vaglio del Ministero e nel frattempo ha visto lo stop dei revisori dei conti. Invece di annunciare il matrimonio si poteva iniziare parlando di una calorosa amicizia per evitare di creare eccessive speranze.

Chi vive di speranza alla fine si rassegna. Ci apprestiamo a vivere un altro Natale sottotono, spento, dimesso, grigio. Ad illuminarlo ci saranno le iniziative dei privati. C’è la Confcommercio che con la Festa dell’Accensione “fa”Natale, grazie al contributo di quegli imprenditori che sono la spina dorsale della nostra economia. Gli alberi di Natale li ha donati la Caronte-Tourist con lo stesso spirito. Non ci sarà l’isola pedonale, anche se si stanno studiando iniziative “sul genere”. C’è da chiedersi perché l’amministrazione sul fronte delle piccole imprese e del commercio non abbia fatto nulla. Le saracinesche continuano ad abbassarsi, eppure i commercianti, gli imprenditori, non sono “il nemico”, sono il pane che ha nutrito Messina per decenni. L’economia di questa riva dello Stretto dipende dal commercio e dal turismo, due settori che vanno a braccetto. Forse è vero, il Masterplan era un volo troppo bello e troppo alto per una città che cammina raso terra, ma provare ad incentivare quei pazzi che ancora scommettono su loro stessi invece di ostacolarli sarebbe la vera rivoluzione che in 2 anni e mezzo non è stata fatta.

Per non accontentarci del calesse quando invece potremmo avere l’amore.

P.s- a proposito di Vecchioni e della frase: “la Sicilia è un’isola di merda”, vorrei fare una riflessione: abbiamo trascorso gli ultimi giorni a contestare chi ha o meno il diritto a dircelo. Se cioè abbia più diritto a dirlo un cantautore o un economista, se possiamo dircelo solo noi siciliani o anche un milanese o un torinese di origini siciliane. Nessuno in questi giorni ha contestato il contenuto della sua affermazione, ma solo il fatto che lo dica lui. Siamo tutti d’accordo sul fatto che siamo un’isola di materiale digerito ed espulso ma sprechiamo fiumi di parole per stabilire chi o meno abbia il diritto di dirci questo: “avete creato la Magna Grecia, volevate vi dicessi quanto siete colti e fighi? Ma quando vado a vedere Segesta e Selinunte non c’è nessuno, avete templi e teatri che nessuno caga perché sono abbandonati”. Trovo il dibattito di questi giorni la prova più lampante di quale materiale sia fatta l’isola. Come essere nelle sabbie mobili fino al collo ma passare gli ultimi minuti prima della morte a disquisire sul tempo.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. Cara ROSARIA i commercianti hanno fatto primeggiare la mancanza di acume di un gruppetto, urlanti e minacciosi, NON MERITANO NIENTE, dovevano mettersi di traverso per impedire di privarci dell’ISOLA PEDONALE. A fine gennaio, quando si tireranno le somme sul calo delle vendite rispetto al Natale del 2014, un Natale diverso, vivo, allegro, sereno, senza inquinamento acustico e dell’aria, sapranno a chi dare la colpa, non ci sarà il capro espiatorio RENATO ACCORINTI, la responsabilità sarà di quel manipolo di commercianti, dei sedici eroi Consiglieri Comunali che li hanno spalleggiati e della ConfCommercio.Invito i miei concittadini a comprare nei negozi che esposero la locandina SI ISOLA, quei commercianti dovrebbero rifarlo orgogliosamente.

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  2. Cara ROSARIA i commercianti hanno fatto primeggiare la mancanza di acume di un gruppetto, urlanti e minacciosi, NON MERITANO NIENTE, dovevano mettersi di traverso per impedire di privarci dell’ISOLA PEDONALE. A fine gennaio, quando si tireranno le somme sul calo delle vendite rispetto al Natale del 2014, un Natale diverso, vivo, allegro, sereno, senza inquinamento acustico e dell’aria, sapranno a chi dare la colpa, non ci sarà il capro espiatorio RENATO ACCORINTI, la responsabilità sarà di quel manipolo di commercianti, dei sedici eroi Consiglieri Comunali che li hanno spalleggiati e della ConfCommercio.Invito i miei concittadini a comprare nei negozi che esposero la locandina SI ISOLA, quei commercianti dovrebbero rifarlo orgogliosamente.

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  3. mariedit è semplicemente commovente ed ha confuso l’articolo della Signora Rosaria con i butiari di via dei Mille. forse più non capisce il masterplan e l’autorità portuale.si pigli una vacanza si disintossichi e compri un maloox ma sopratutto sia intellettualmente più onesto.Il tibetano ha un pregio: Non è cosa SUA ,ma nemmeno di gente come quella che lo circondano. non mi venga a dire che io love: Genovese o Buzzanca .IO FREE MESSINA NOOOOO TIBET .Lei ami chi vuole ma non rompa i zibidei dei messinesi.Sono gentile e cortese però riggirare la ministra non mi fa piacere.Per quanto mi riguarda le tolgo pure il piacere di leggerlo,tantu è sapuni persu-

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  4. mariedit è semplicemente commovente ed ha confuso l’articolo della Signora Rosaria con i butiari di via dei Mille. forse più non capisce il masterplan e l’autorità portuale.si pigli una vacanza si disintossichi e compri un maloox ma sopratutto sia intellettualmente più onesto.Il tibetano ha un pregio: Non è cosa SUA ,ma nemmeno di gente come quella che lo circondano. non mi venga a dire che io love: Genovese o Buzzanca .IO FREE MESSINA NOOOOO TIBET .Lei ami chi vuole ma non rompa i zibidei dei messinesi.Sono gentile e cortese però riggirare la ministra non mi fa piacere.Per quanto mi riguarda le tolgo pure il piacere di leggerlo,tantu è sapuni persu-

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