A tu per tu con Katia Scionti: terza classificata al "Giro Podistico delle Isole Eolie"

A tu per tu con Katia Scionti: terza classificata al “Giro Podistico delle Isole Eolie”

Enrico Anastasi

A tu per tu con Katia Scionti: terza classificata al “Giro Podistico delle Isole Eolie”

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giovedì 15 Settembre 2011 - 09:10

L’atleta messinese della “Stile Libero” sorride a metà per il posizionamento ottenuto domenica scorsa al termine della gara isolana: «Soddisfatta dal punto di vista fisico, ma sfavorevole alla politica degli ingaggi»

È arrivata terza nell’ultima edizione – l’undicesima – del “Giro Podistico a Tappe delle Isole Eolie”, dopo la tripletta ottenuta con le vittorie del 2008, 2009 e 2010. Avrebbe voluto vincere anche quest’anno, ma non è riuscita a raggiungere l’obiettivo a causa della «politica degli ingaggi» che ha contraddistinto, a suo dire, l’edizione 2011. L’atleta di cui parliamo è Katia Scionti, nata a Taurianova il 24 gennaio 1975, ma residente a Messina da quando aveva appena un anno d’età. Una carriera cominciata nel mondo del basket e proseguita per ben vent’anni, sino al giugno 2007, quando decise di passare al podismo.

«La ragione principale furono gli infortuni», spiega l’atleta, vicecampionessa d’Italia MF35 sui 10 km di corsa su strada nel 2010. «Sono stata operata più volte, ho avuto tre interventi al ginocchio e alla mano e non ho toccato più palla. Dunque, per puro caso, ho fatto una gara al “Trofeo Padre Annibale”, e adesso eccomi qui». Qualche rammarico per il terzo posto di quest’anno c’è: «Da un lato, a parte qualche problema ai tendini, sono soddisfatta, soprattutto dal punto di vista fisico. Grazie a Massimo Trimarchi del Tricenter ho potuto correre, mi sono appoggiata a lui da una quindicina di giorni, mi aveva detto che dovevo stare ferma per un tendinite ma comunque ho corso. Non speravo, d’altra parte, di vincere, a causa della politica a livello internazionale che quest’anno ha adottato il presidente Costantino, che io non ho approvato. Ha portato un’atleta kenyana che guasta un po’ la piazza a gente italiana come me. Non lo vedo come un fattore positivo: magari si sarebbe potuto investire diversamente e su italiani molto forti. Sono amareggiata perché non sto molto bene fisicamente e devo dare risposte anche ai miei sponsor, che ringrazio».

Sia chiaro: quella di Katia non è una critica nei confronti degli atleti africani: «Assolutamente no. È un piacere averli avuti, solo mi lamento del fatto che non dovrebbe esistere ai nostri livelli la politica degli ingaggi: loro sono geneticamente diversi, più forti, hanno modi e posti per allenarsi completamente differenti. Noi siamo master, amatori, non dovremmo avere ingaggi. Non c’è stato spettacolo, nessuno poteva competere con loro». Il prossimo obiettivo è molto ambizioso, dopo aver affrontato le insidie delle Isole Eolie: «Sono faticose per le salite e le discese, le temperature sono elevate, ma mi piace l’idea che si vada a conoscere nuovi posti correndo. L’organizzazione dovrebbe puntare più sulla qualità. Adesso voglio andare a New York: sto cercando di fare fisioterapia per arrivare a una condizione ottimale e concludere la mia prima maratona soddisfatta». (ENRICO ANASTASI)

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