Storia e bellezze naturalistiche dei boschi dei monti Peloritani

Storia e bellezze naturalistiche dei boschi dei monti Peloritani

Daniele Ingemi

Storia e bellezze naturalistiche dei boschi dei monti Peloritani

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domenica 11 Luglio 2021 - 06:59

Nonostante gli interventi dell'uomo queste montagne riescono a conservare una natura incontaminata di impareggiabile bellezza

I monti Peloritani rappresentano la naturale prosecuzione dell’Appennino fino al settore nord-orientale della Sicilia. Si estendono per circa 65 km da Capo Peloro fino all’Etna. Le propaggini più meridionali degradano nella valle del fiume Alcantara, che sfocia a sud di Giardini Naxos. Ad ovest i Peloritani, in corrispondenza di Rocca Novara e Montagna Grande, si uniscono con la catena dei Nebrodi, a Nord ed a Est sono delimitati dal mar Tirreno e dal mar Ionio dove sfociano numerose fiumare che nascono da queste montagne. Sono percorsi da Nord a Sud da un’antica stradina militare, la Dorsale peloritana, che si sviluppa quasi su tutta sulla linea di cresta della catena montuosa. Le cime più elevate sono la Montagna Grande (1374 m), la Rocca Novara (o Rocca Salvatesta 1340 m), il Pizzo di Vernà (1287 m), il monte Poverello (1279 m), monte Scuderi (1253 m), monte Gardile (1228 m), il monte Cavallo (1216 m), monte Pomaro (1196 m), monte Antennammare (1124 m) e Portella Mandrazzi (1125 m).

Vista panoramica dei monti Peloritani, con sullo sfondo la cima dell’Etna innevata. Fonte immagine adobe stock foto

La caratteristica particolare di questi monti è quella di essere caratterizzati da una continua successione di picchi, crinali e burroni, piuttosto impervi, con pendii ripidissimi. Dalle creste, molto strette, che superano altimetrie di oltre 1000 metri, precipitano a valle, dentro valli strette e gole profonde, innumerevoli corsi d’acqua che si aprono in ampie fiumare piene di detriti. Le rocce più diffuse, di antichissima datazione, sono in gran parte di origine metamorfica. I suoli sono spesso di origine arenaria e facilmente soggetti a fenomeni di erosione, nei periodi particolarmente piovosi (come in autunno e in inverno). I particolari microclimi che caratterizzano l’area dei Peloritani li rendono particolarmente rigogliosi. In passato tutta la dorsale dei Peloritani era ricoperta da antichissime foreste di quercia, leccio, sughero e castagno che sono state devastate dalle attività umane e dal disboscamento selvaggio e incendi. Di queste antichissime foreste sono rimaste delle formazioni di 3000 ettari. Solo nelle zone più impervie, non accessibili all’uomo, si sono conservati lembi di bosco naturale di roverella e di leccio o di macchia mediterranea con predominanza di eriche, cisto, corbezzoli e ginestre.

Rocca di Novara (chiamata anche “Rocca di Salvatesta” e “Cervino di Sicilia”), una delle vette principali dei monti Peloritani. Fonte immagine adobe stock foto

A sanare i danni provocati dall’intervento antropico ci ha pensato il Demanio Forestale, con piantumazioni massive di specie forestali, protratte per anni, che hanno creato magnifiche pinete di Pino domestico (Pinus pinea), Pino marittimo (Pinus pinaster), Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) e boschi di Castagno (Castanea sativa), Leccio (Quercus ilex) e Roverella (Quercus pubescens). I primi di rimboschimento dei Peloritani sono stati istituiti con il Regio Decreto 1449 del maggio 1873 ed affidate ad un Consorzio per il Rimboschimento. Uno di questi impianti, forse il più antico oggi rimasto, è quello della foresta di Camaro di circa 96 ettari. Comprende svariate essenze arboree come: Pino domestico, Querce, Castagno, Eucalipto, Acacia. Successivamente, nel 1920, la gestione è passata al Demanio Forestale dei Peloritani, che ha proseguito gli interventi di rimboschimento, a seguito delle continue frane ed eventi alluvionali che spesso interessavano i vari villaggi della città. Come nel caso della grave alluvione avvenuta nell’autunno del 1929. Attualmente le aree boschive del Demanio Forestale dei Peloritani sono divise in quattro aree, dove si conservano i boschi più importanti della dorsale: Demanio dei Peloritani orientali, Demanio di Savoca, Demanio Cisterna e Demanio del Mela.

Le foreste a monte della vallata di San Licandro, nella zona di Messina. Foto di Daniele Ingemi

Demanio dei Peloritani orientali

Situato a cavallo del tratto iniziale dell’omonima catena montuosa a ridosso dei centri di Messina, Villafranca Tirrena, Saponara e Rometta, occupa oltre 4102 ettari. Al suo interno si possono contare tantissime specie forestali, numerose aree attrezzate ed itinerari turistici che toccano punti di interesse panoramico. In ordine di diffusione troviamo le seguenti specie arboree: Pini mediterranei, Castagno, Querce, Eucalipti, Acacie, Pioppo, Roverella, Mimosa, Olmo, Cerro, Frassino, Douglas, Pinus canariensis, Cedrus, Ailanto. Sotto l’aspetto forestale vanno ricordati le pregevoli pinete di Pino domestico (Pinus pinea) ricadenti nei bacini idrografici dei torrenti Mili, San Leone, Ferraro, Tarantonio. La pineta Candelara è tra le più belle d’Italia. Tutte queste pinete ricadono nel territorio di Messina mentre nei territori di Villafranca Tirrena e Saponara troviamo i castagneti di Musolino e Ziriò. In territorio di Rometta crescono i suggestivi boschi misti di pino domestico, marittimo, d’Aleppo e Leccio. Bellissime leccete le ritroviamo ancora nel bacino di Santo Stefano Briga.

In alcune oasi ecologiche cresce ancora la Mimosa spinosa (Acacia karoo), una mimosa dalla forma arbustiva, dai bei fiori gialli ma dalle spine lunghe anche 10 cm. Il sottobosco è costituito quasi esclusivamente dalle specie xerofile della macchia mediterranea formata in prevalenza da Erica (Erica arborea), Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), Ginestra spinosa (Calicotome spinosa), Ginestra di Spagna (Spartium Junceum), Cisto (Cistus salviflorius e monspeliensis) e Corbezzolo (Arbutus unedu).

La vista sullo Stretto di Messina e la falce dal forte San Jachiddu

Demanio Savoca

Il Demanio Savoca ha un’estensione di 762 ettari e comprende i comuni di Furci Siculo e Casalvecchio Siculo, sul versante orientale dei Peloritani Centrali. La vegetazione più diffusa è costituita da latifoglie, in particolare da Castagno (Castanea sativa), Leccio (Quercus ilex), Roverella (Quercus pubescens), che hanno gradualmente sostituito i primi impianti di Pini mediterranei di cui restano, comunque, numerose presenze. Una presenza vegetale lungo alcuni corsi d’acqua è costituita dal Platano orientale allo stato spontaneo, una pianta davvero insolita in Sicilia (generalmente lo ritroviamo in Libano, Israele) che conferisce all’ambiente con la sua chioma irregolare una nota vivace e briosa. Lungo la parte alta di alcune valli ioniche, come quella dell’Alcantara e d’Agrò, il Platano orientale ha costituito delle vere e proprie foreste che in autunno si colorano di giallo, regalando scorci paesaggistici davvero suggestivi.

Il sottobosco è, anche qui costituito da macchia mediterranea formata in prevalenza da Erica (Erica arborea), Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), Ginestra spinosa (Calicotome spinosa), Ginestra di Spagna (Spartium Junceum). Nelle zone più alte e poco alberate troviamo il Corbezzolo (Arbutus unedu) ed il Cisto (Cistus monspeliensis e Cistus salvifolius).

La vegetazione lussureggiante che si trova nell’area a monte dell’abitato di Camaro, quasi in corrispondenza con il crinale. Questo lembo di bosco è conosciuto come “foresta di Camaro”

Demanio Mela

Ubicato sul versante occidentale dei Peloritani, occupa una superficie di 1827 ettari ed è compreso tra i bacini montani dei torrenti Idria, Longano e Mela, nei comuni di Barcellona, Castroreale e Santa Lucia del Mela. La vegetazione più diffusa è costituita da Pini mediterranei e castagno ed a tratti anche di eucalipti ed acacie che formano una composizione multicolore di particolare bellezza.

Vaste zone presentano una vegetazione costituita prevalentemente da macchia mediterranea con Erica (Erica arborea), Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), Ginestra di Spagna (Spartium Junceum), Corbezzolo (Arbutus unedu) e Cisto (Cistus salviflorius, Cistus creticus e Cistus monspeliensis).

Panorama da Pizzo Chiarino verso il Tirreno e le Isole Eolie. Si nota bene l’isola di Stromboli, mentre sulla sinistra si intravede Vulcano

Demanio Cisterna

E’ il più piccolo dei quattro nuclei, con una superficie di 264 ettari. Ricade nei Peloritani sud-occidentali, nel bacino montano del fiume Alcantara, sottobacino del torrente Zavianni, in territorio di Francavilla di Sicilia. La vegetazione più diffusa è costituita da Pini mediterranei, querce e castagno. Troviamo, inoltre, aceri, frassini e ontani. Anche qui, lungo alcuni corsi d’acqua troviamo il Platano orientale allo stato spontaneo. Fuori dalla zona demaniale, alle quote medio-alte, troviamo delle belle coltivazioni di castagno che anche se adesso parzialmente abbandonate formano dei boschi compatti ed a copertura totale. Altra pianta intensamente coltivata è il nocciolo (Corylus avellana). Piantagioni estese, spesso associate a castagno le troviamo nel territorio di Fondachelli Fantina e nel territorio di Antillo e Limina, altre coltivazioni meno estese le troviamo nel territorio di Barcellona e Castroreale e sul versante opposto nel territorio di Francavilla di Sicilia e Motta Camastra.

Un commento

  1. Martino Sergio 11 Luglio 2021 12:09

    Indubbiamente, la bellezza dei paesaggi che circonda la città, non eguali se non in poche parti del resto del mondo. Tuttavia tutto questo rischia di scomparire in breve tempo, se la malvagità dell’uomo continua ad accanirsi contro la natura. Proprio in questo periodo approfittando del gran caldo e della siccità, nell’isola e a Messina, con precisione chirurgica brucia quel poco di verde rimasto in questa regione…con gravi danni all’intero ecosistema e alla vita di noi esseri umani.
    Forse nessuno bada più a guardare come in pochi decenni le colline che circondano la città, sono sempre più spoglie di alberi e vegetazione piano piano scompare tutto lasciando i crinali privi del verde che tanto fa per rendere l’aria più pulita e mitigare gli eventi come le forti piogge!!
    Nessuna classe politica in questi anni ha pensato di tutelare il verde in Sicilia ..solo parole e promesse…mentre ogni anno si bruciano ettari di boschi e macchia mediterranea …nulla accade come pure nessuno paga per i crimini commessi!! Bravi continuando così…potremo essere una dipendenza del Sahara….

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