Andrea Calamech e la Messina del ‘500 in America: grandi consensi per la nostra storia

Andrea Calamech e la Messina del ‘500 in America: grandi consensi per la nostra storia

Andrea Calamech e la Messina del ‘500 in America: grandi consensi per la nostra storia

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mercoledì 07 Dicembre 2011 - 17:49

I partecipanti hanno chiesto con grande ricorrenza all’espositore Giuseppe Provenzale: “E adesso Messina come è?”

Ha riscosso un notevole interesse la conferenza su Andrea Calamech, architetto e scultore italiano nato a Carrara nel 1524 e morto a Messina nel 1589, svoltasi il 10 novembre 2011 presso il College of Architecture, Landascape Architecture di Tucson nello Stato dell’Arizona (USA). “E adesso Messina com’è?” E’ stata la domanda più frequente posta alla fine delle conferenze su Andrea Calamech e le sue sconosciute architetture di Messina. Gli Americani di Tucson, New York e Boston sono stati assai colpiti dalle immagini mostrate sia nel video che nei 18 pannelli della mostra esplicativa delle conferenze tenute in novembre dall’architetto Giuseppe Provenzale.

“La memoria storica della città ha ricostruito di carta ciò che eventi crudeli hanno distrutto. I messinesi si riappropriano come possono del loro passato e celebrano l’assente”, ha commentato l’architetto. Parzialmente vero, perché ciò che è stato illustrato e mostrato negli USA non è ancora stato sentito e visto a Messina. E neppure il video che ha dissotterrato da profondità abissali le architetture di Andrea Calamech e la sua Messina del ‘500. Dovrebbe incuriosire il fatto che lo stesso sia stato invitato a partecipare ai festival del cinema di Tucson e Los Angeles. Incuriosire chi? Tutti coloro che vorrebbero sapere di Andrea Calamech, delle sue prestigiose architetture assenti nei libri specializzati, della Messina di cui s’è pericolosamente perso ogni ricordo, della sua storia che, almeno quella, nessuno può rubare se non con la dimenticanza.

Se l’architettura della Messina del ‘600 è ormai a Catania e nella Val di Noto (Amato e maestranze) e quella del ‘700 in Piemonte (Juvarra), quella del ‘500 è solo sulla carta dei 18 pannelli che con foto di stampe e disegni originali del Provenzale ricordano Calamech e Messina. Una Messina dove si riaccendono i lumi alle finestre, si può entrare in un palazzo, una chiesa, si ricostruisce un monumento funebre e le carrozze riprendono silenziosamente a circolare. Conferenza, mostra e video resteranno un privilegio solo degli Americani che, con molta lungimiranza, hanno promosso questo recupero? Oppure, con altrettanta lungimiranza e generosità, saranno importati a Messina per compiere il dovere d’informare i suoi cittadini? La domanda è interessante, la risposta è aperta.

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