Alla Leopardi di Minissale si mangia alla mensa autogestita, ma non c'è alcun accordo con il Comune

Alla Leopardi di Minissale si mangia alla mensa autogestita, ma non c’è alcun accordo con il Comune

Francesca Stornante

Alla Leopardi di Minissale si mangia alla mensa autogestita, ma non c’è alcun accordo con il Comune

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martedì 18 Febbraio 2014 - 16:42

Il progetto era nato quando l'assessore Panarello aveva proposto l'autogestione, poi però l'istituto è andato avanti per la sua strada e dal Comune nessuno ha detto nulla. La mensa funziona, ma senza alcun accordo o protocollo sottoscritto con gli uffici comunali.

Nei mesi scorsi i riflettori sono rimasti accesi per diverse settimane sulla questione mense scolastiche. Prima la mancanza di fondi da destinare al servizio, poi l’idea dell’assessore Patrizia Panarello di far partire le mense autogestite dai vari istituti, dunque le dure proteste della Cgil, alla fine il dietrofront dell’amministrazione e l’avvio delle mense secondo le stesse modalità degli anni precedenti. Fin qui la storia è nota. A Minissale però c’è un istituto che aveva preso sul serio quell’ipotesi di autogestione, tanto da aver seguito una strada del tutto diversa, e che oggi fa mangiare i suoi alunni a mensa in assoluta autonomia rispetto a quelle che sono state le direttive del Comune. Si tratta del IV Istituto comprensivo Giacomo Leopardi e la dirigente scolastica Sissi D’Amico non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro perché l’esperimento sta funzionando alla perfezione.

In prima battuta era stata l’assessore Panarello a proporci l’autogestione e siamo stati tra i primi ad accogliere positivamente l’idea. Ci siamo messi subito a lavoro, abbiamo creato un comitato che si occupasse della questione, abbiamo redatto un protocollo da sottoscrivere con il Comune per far partire il servizio” spiega la preside.

Il problema è che nel momento in cui il Comune ha stoppato tutto, l’istituto Leopardi è andato avanti per la sua strada ed oggi si ritrova ad operare in una sorta di limbo poiché gli uffici del dipartimento Pubblica Istruzione di fatto non hanno firmato alcun documento. “Il dirigente Salvatore De Francesco e l’assessore Panarello sono ovviamente a conoscenza di tutta la vicenda perché abbiamo inviato puntualmente tutta la documentazione necessaria per far funzionare la mensa, ma allo stato attuale è come se non fosse accaduto niente”.

Ma andiamo con ordine per capire tutte le tappe di questo percorso. Lo scorso 18 ottobre si è costituito il Comitato di autogestione della mensa deliberato dal Consiglio di Istituto. Contestualmente è stato stilato un protocollo d’intesa tra la scuola e il Comune in cui si prevede che Palazzo Zanca prende atto del conferimento al Comitato di autogestione dell'uso dei locali adibiti a mensa nel IV Istituto Comprensivo "G. Leopardi" di Messina e che il comitato si occupi non solo della scelta di affidamento, ma anche del controllo e del buon funzionamento del servizio, l’assaggio del pasto campione fornito dalla ditta che effettua il servizio refezione. Nel documento si stabilisce anche che “il Comune di Messina a partire dall'anno scolastico 2013-2014 provvede, mediante contributo, al rimborso del costo dei pasti consumati dai docenti e dal personale ATA che prestano servizio durante la mensa, nonché al trasferimento delle somme occorrenti per il rimborso della esenzione per gli aventi diritto, con modalità analoghe per i rimborsi dei buoni libro”. Dunque, nonostante l’autogestione, secondo il protocollo, le famiglie a reddito zero sarebbero esentate e per insegnanti e personale Ata che fanno il tempo pieno ci sarebbe il rimborso previsto dal Ministero. Il problema è che il Comune non ha mai firmato questo protocollo e dunque il servizio funziona ma senza sapere se e come quei benefici possono essere attivati.

All’istituto Leopardi il servizio viene erogato dalla ditta “Cavalieri della Ristorazione”, non ci sono le fasce di reddito applicate dal Comune, ma ci sono due opzioni di pasto: un pasto completo costa 3,50 euro, un pasto che prevede o il primo o il secondo costa 2,50 euro. “Con il nostro affidamento il pasto completo costa circa 1 euro meno rispetto all’appalto del Comune con la ditta La Cascina. Abbiamo concordato tutto con le famiglie dei nostri alunni che non volevano più quel tipo di servizio e che non hanno voluto cambiare idea neanche quando il Comune aveva annunciato la ripresa del servizio alle stesse condizioni degli anni precedenti” spiega la preside D’Amico.

Questa vicenda ha scatenato anche la reazione della segretaria della Flc Cgil Graziamaria Pistorino che ha inviato una durissima lettera alla dirigente scolastica ma anche ad amministrazione comunale, Prefettura e Asp in cui si denuncia che con questo sistema non ci sono agevolazioni per le fasce di reddito più deboli e che questo costo ricade anche su insegnanti e collaboratori. Il sindacato contesta anche la salubrità del pasto e la mancanza di garanzie di una somministrazione igienicamente controllata e segnala che il prossimo anno potrebbero esserci problemi occupazionali per docenti e personale Ata poiché la scuola non usufruisce del servizio erogato dal Comune.

A tutte queste osservazioni, definite “pretestuose” ha naturalmente risposto la preside D’Amico, spiegando che “il Comitato mensa ha avviato tutte le pratiche previste per legge per quanto attiene le procedure di gara ed il disciplinare, anch’essi inviati alla Prof. Panarello. Sono agli atti della scuola l’autorizzazione del menù

firmato dalla medicina scolastica e copia del verbale di sopralluogo dell’Ufficio di igiene dell’ASP di

Messina-Mandalari attestanti l’igienicità dei locali, nonché copia del verbale di controllo effettuato dall’ASP presso la ditta che fornisce i pasti”.

L’istituto aspetta che il Comune batta un colpo, ma ad oggi l’unica soluzione prospettata dal dipartimento comunale alla Pubblica Istruzione è di aderire al servizio appaltato dal Comune per poter beneficiare delle stesse agevolazioni. Il dirigente De Francesco ha infatti spiegato che, pur nell’autonomia didattica ed organizzativa a cui ogni scuola ha diritto, non essendo stato sottoscritto prima alcun protocollo in questo modo la scuola perde la possibilità di esenzioni o rimborsi. La preside però andrà fino in fondo perché ritiene che certi diritti non possano essere subordinati a protocolli o convenzioni.

Insomma, l’unica certezza è che comunque i bambini continueranno ad avere la loro mensa perché tanto fino ad ora ha funzionato senza problemi. In autogestione.

Francesca Stornante

4 commenti

  1. BRAVI!!E BRAVA SOPRATUTTO LA DIRIGENTE…CON L’AUTOGESTIONE C’E’ POCA MUCCA MUCCA PER I POLITICI E COLLUSI A VARIO TITOLO

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  2. Ovviamente la prima a protestare è ++++++. Non è possibile che un dirigente cerchi di risparmiare, il servizio DEVE costare 4,50 a pasto. Tanto pagano i cittadini, oppure il Comune e dunque sempre i cittadini. L’importante per la +++++ è che vengano salvaguardati gli interessi dei propri tutelati. E perciò via con +++++++ e denunce.

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  3. questa dirigente andrebbe premiata e presa come esempio…

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  4. Non fruire del servizio di refezione scolastica erogato dal Comune estremizza le differenze economico-sociali in particolare degli alunni appartenenti alle fasce sociali piu’ deboli che – pur avendo diritto all’esenzione in base alle tariffe approvate dalla Giunta Comunale – sono costretti a pagare i pasti.Rammento, peraltro, che la competenza alla erogazione del servizio di mensa per gli alunni delle scuole materne, elementari e medie inferiori e’ riservata ai comuni, ai sensi dell’art.6 della L.r. n. 01/79.

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