Tyndaris Augustea: viaggio nel tempo tra storia e leggende

Tyndaris Augustea: viaggio nel tempo tra storia e leggende

Tosi Siragusa

Tyndaris Augustea: viaggio nel tempo tra storia e leggende

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lunedì 27 Agosto 2018 - 06:40

Perfide maghe, grandi oratori e antiche maschere in terra tindaritana

Il 21 agosto u.s., nonostante il tempo fortemente incerto, si è tenuto lo spettacolo itinerante in tre differenti quadri – il primo c/o il piazzale Quasimodo, antistante il Santuario, ove sorgeva l’Acropoli, il secondo nei pressi del Gymnasium, già Agorà e infine, il terzo attraverso il decumano c/o il Teatro Greco-Romano – con la città tindaritana per qualche verso comunque protagonista. Rocco Mortelliti ha diretto la poliedrica rappresentazione, coadiuvato, nella prima delle pieces, da due guide locali, che hanno intrattenuto il numeroso pubblico( per l’occasione raccolto sulla scalinata) sugli aspetti storico-architettonici inerenti Tindari, e dalla sapiente introduzione di Sergio Bonazinga…Poi la drammatizzazione, con Cinzia Maccagnano nei panni della maga Villa, che, si narra, abbia abitato il promontorio di Tindari, scegliendo ivi tre grotte, una per celare i tesori rubati agli incauti marinai, l’altra per seppellire i loro resti dopo i delitti e l’ultima quale propria abitazione. Il furbo navigante co-protagonista – ben reso – non cede però alle lusinghe amorose della fattucchiera e rompe quell’incantesimo. Le piacevoli canzoni dell‘interprete Miriam Palma nei panni dell’assistente di Villa hanno completato questa prima performance, a dire il vero la meno riuscita della trilogia. Quanto al secondo quadro, che ha riprodotto l’orazione ciceroniana “In Verrem” contro il tiranno, è stata forse la più interessante, con un Elio Grifò, assiso su una rocca, davvero in stato di grazia, nella rievocazione della accorata e sapiente difesa ad opera del grandissimo oratore latino delle città che come Tindari avevano ricevuto grandissimo nocumento da Verre, portatore di sacrilegi e misfatti inaccettabili. Infine, l’interessante riduzione di “La donna di Samo” di Menandro, con riproduzioni delle maschere greche della Commedia nuova, rinvenute nelle tombe di Lipari, e ora serbate c/o il Museo Archeologico dell’isola. Eccellenti tutti gli interpreti, dallo stesso Mortelliti a Cinzia Maccagnano, passando per Antonio Silva, Miriam Palma, Alessandro Scaretti. Efficaci le musiche originali di Salvo Nigro. In conclusione, spettacolo complessivamente gradevole, non solo con intenti di intrattenimento, ma costruito quale base di partenza per approfondimenti storico/architettonici intorno a Tindari e le sue vicende. Un meritato plauso ad Anna Ricciardi per aver voluto inserire l’evento in questa rassegna estiva di ottimo livello, con rappresentazioni diversificate e per questo inclusive, sotto la sua sapiente direzione artistica.

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