Il Teatro di Spiro Scimone e Francesco Sframeli

Il Teatro di Spiro Scimone e Francesco Sframeli

Il Teatro di Spiro Scimone e Francesco Sframeli

domenica 07 Marzo 2010 - 15:22

Noti in tutta Europa salvo che a Messina e in Sicilia

UN ASSURDO ISOLANO Il Teatro di Spiro Scimone e Francesco Sframeli di Dario Tomasello

Se volete leggere i testi di Spiro Scimone da lui recitati con Francesco Sframeli – entrambi nati a Messina nel 1964 – potreste trovarli in libreria oppure ordinarli direttamente alla Ubulibri. Ma se volete sapere come sono stati accolti i loro spettacoli e cosa hanno scritto un po’ tutti i critici e studiosi teatrali europei e non solo, potreste/dovreste procurarvi il volumetto curato da Dario Tomasello pubblicato dalla Editoria&Settacolo (pagg.160, €16,00). Troverete condensati i loro inizi incerti, pregni di naiveté all’interno della Compagnia di Teatro Popolare di Enzo Raffa, che aveva puntato su loro due con lavori come “Gli emigranti” di Mrozek (spettacolo questo, a mio giudizio, che ha segnato il futuro teatrale della coppia) o “Il buco”, entrambi diretti da Massimo Navone e anche un discutibile “Aspettando Godot” di Beckett in dialetto messinese, anticamera dell’osannato “Nunzio”, propiziato e tagliuzzato dalla regia di Carlo Cecchi che, presentato nell’edizione di Taormina Arte del 1994, è stato il loro passepartout, il loro passaporto per entrare e viaggiare in ogni teatro nazionale e internazionale. Come si sa poi “Nunzio”- ruotante su due immigrati nel Nord Italia, con Sframeli che lavora in fabbrica e s’ammala gravemente ai polmoni e Scimone che fa il killer professionista – è diventato un film titolato “Due amici”, aggiudicandosi il “Leone d’oro” come migliore opera prima al Festival del Cinema di Venezia del 2002. E’ venuto poi “Bar” (Premio Ubu 1997), anche questo, come “Nunzio” presentato a Taormina, in un dialetto comprensibile pure a Merano, con Sframeli cocco di mamma garzone di bar e Scimone uno sfigato giocatore di poker in un giro di mala, con la pregevole scenografia della pittrice “pop” Titina Maselli, scomparsa da alcuni anni e la regia di Valerio Binasco. Questi due primi lavori lanciano il duo messinese nell’olimpo teatrale, come ampiamente documentato nel volume di Tomasello, e i nomi che ricorrono più spesso sono nientemeno che quelli di Beckett e Pinter. Vengono fuori successivamente altri due lavori, “La festa” e “Il cortile”, entrambi in italiano presentati al Festival di Gibellina, in cui al duo si aggiunge Nicola Rignanese (noto per le sue apparizioni televisive accanto ad Antonio Albanese nella trasmissione “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio): il primo è incentrato su una famiglia sottoproletaria completamente alienata, il secondo su tre surreali individui che vivono una vita apocalittica e grottesca tra cumuli di spazzatura. Nei due testi successivi “La busta” e “Pali”, presentati entrambi ad Asti Teatro, i protagonisti diventano quattro (ai tre protagonisti di prima s’è aggiunto Salvatore Arena e in “Pali” Gianluca Cesale ha preso il posto di Rignanese) e la lingua italiana ormai ha prevalso sul dialetto messinese. Le atmosfere de “La busta” odorano di teatro dell’assurdo con intrighi kafkiani, mentre quelle di “Pali” (Premio Ubu 2009 per la drammaturgia) diventano metafore del mondo attuale, con quei quattro protagonisti sopra dei pali di legno che stentano a scendere perché circondanti da un mare di merda. Sedici anni di successi nel Nord Italia e in tutta Europa: accolti trionfalmente alla Comedie Francaise di Parigi alla stessa stregua dei suoi celebri Molière e Racine e degli altrettanto famosi Goldoni, D’Annunzio, Pirandello, Eduatdo: lontano sempre da Messina e in genere dai teatri siciliani, che solo da qualche anno alcuni hanno ospitato i loro spettacoli. E’ vero, “nemo propheta in patria”, che può valere pure per la palermitana Emma Dante: facendosi sfuggire i nostri miopi operatori teatrali dell’Ente Teatro di Messina la ghiotta occasione di realizzare una sorta di mini-festival con tutti i loro sei lavori, affiancandogli un convegno sulla loro drammaturgia e presentare pure il volume di Tomasello. Tutte occasioni invece che ha colte al volo il Teatro Valle di Roma che nello scorso mese di novembre ha messo in atto quanto noi (loro) non siamo (sono) stati in grado di concretizzare. Peccato! .-

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