A tu per tu con Antonio Calenda il regista dell' -Ultimo Giorno-

A tu per tu con Antonio Calenda il regista dell’ -Ultimo Giorno-

A tu per tu con Antonio Calenda il regista dell’ -Ultimo Giorno-

martedì 19 Maggio 2009 - 19:32

Storia di un fondamentalista islamico

Del regista così come del drammaturgo a differenza dell’attore, tranne che non sia tutte e tre le cose insieme, nessuno o pochi ricordano il suo viso o come si chiami. E’ il destino di chi non appare. Di chi sta dietro. Di chi prende gli applausi solo la sera della “prima” assieme a chi ha architettato la scena, inventato i costumi, illuminato le facce e i corpi di chi ha recitato, arricchito con musiche i vari momenti dello spettacolo. Per non dire delle altre maestranze ( direttori di scena, falegnami, elettricisti, macchinisti, sarti, sartine etc..etc…) che pur intervenendo attivamente all’evento teatrale anche loro sono avvolti nell’anonimato o nelle tenebre più profonde. Antonio Calenda regista di Ultimo giorno, la pièce di Dario Tomasello che parla di fondamentalismo islamico, in scena alla Sala Laudamo da giovedì 21 sino a domenica 24 maggio, rappresenta l’esempio di quanto detto prima. Hai voglia a dire che la sua tesi di laurea sull’Orestea di Eschilo era degna della pubblicazione perché indirizzata a svolgere quel particolare aspetto che dava il via alla nascita della democrazia, che a 70 anni ha sul groppone più di cento regie, che ha fondato nel 1965 con Virginio Gazzolo e Gigi Proietti il “Teatro Sperimentale Centouno”, che è stato direttore dello Stabile dell’Aquila, che dal 1995 dirige lo Stabile del Friuli Venezia Giulia, che con i suoi spettacoli è stato tante volte a Messina (Cabaret con i Fratelli Maggio, Rosanero di Cavosi sulla mafia…ed è di appena un mese fa il suo Edipo re di Sofocle nato al Vittorio Emanuele con Franco Branciaroli nei panni del titolo, attorniato da parecchi attori messinesi e che dalla prossima stagione sarà in tournèe in parecchi teatri italiani. Alzi la mano adesso chi di voi sa com’è il suo viso, se ha la barba o no e se è alto o basso. Calenda è una persona di statura normale, né alto né basso, un po’ stempiato e al momento ha un filo di barba bianca. Ci incontriamo alla Laudamo prima d’una prova pomeridiana e poi andiamo a prenderci un caffè al bar del Vittorio Emanuele.

Signor Calenda nel giro d’un mese lei è ancora a Messina a fare la regia, questa volta d’un testo d’un giovane autore di Messina qual è Dario Tomasello, titolato “Ultimo giorno”. Come nasce questa combinazione?

“ La cosa è nata mentre facevo l’Edipo re. Mi è stato dato il testo, l’ho letto, l’ho trovato un buon lavoro e allora ho accettato di farne la regia”.

Cosa l’ha interessato più del testo?

“ La tematica al suo interno: il mondo islamico, le etnie che si combattono in modo contraddittorio: il mondo orientale e occidentale in continuo contrasto: le migrazioni, i barconi che partono dalla Libia… argomenti, come può notare, che riguardano le cronache attuali e il mondo sconvolto da quell’11 settembre fatale. Qui c’è un padre e una madre (Maurizio Marchetti e Maria Serrao) il cui figlio è morto facendosi esplodere su una nave da crociera: l’arrivo d’un giovane studente, interpretato da Angelo Campolo, anche lui fondamentalista e pronto a sacrificare la propria vita rappresenterà per la coppia quasi un figlio da salvare e il finale sarà aperto a varie soluzioni”.

Mi pare che lei privilegi un teatro nuovo che parli di argomenti attuali Cosa le interessa in particolare?

“Mi interesso non solo degli argomenti ma in particolare di chi li scrive. Mi sto adoperando anche d’intesa con lo stabile friulano che dirigo, di realizzare una sorta di palestra di giovani autori viventi. Tant’è che assieme al testo di Tomasello metterò in scena a partire dal prossimo aprile del 2010, La casa di Ramallah di Antonio Tarantino con Giorgio Albertazzi protagonista, il cui plot ruota attorno a due anziani coniugi palestinesi che accompagnano in treno la figlia dodicenne pronta ad esplodersi come kamikaze nella capitale”.

Lei ama i classici e il teatro contemporaneo. Ma che cos’è il Teatro per lei?

“ Io sono per un Teatro di responsabilità di grande impegno civile con grande discernimento per le giovani generazioni future. Il Teatro per me è l’unica via che mi permette di esorcizzare il reale e d’ipotizzare una vita possibile. Mi piace fare Teatro perché mi permette di vivere una vita ideale”.

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