Ex-Molini Gazzi: durante la guerra utilizzati anche come rifugi anti-aerei

Ex-Molini Gazzi: durante la guerra utilizzati anche come rifugi anti-aerei

Ex-Molini Gazzi: durante la guerra utilizzati anche come rifugi anti-aerei

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giovedì 06 Ottobre 2011 - 07:55

La targa che si vede “immortalata” nella fotografia, si trova (o si trovava) nei sotteranei degli stabilimenti dove nel periodo della seconda guerra mondiale, il fondatore dei Molini realizzò dei rifugi per i “suoi” lavoratori

Proprio ieri vi abbiamo raccontato del ritrovamento, nell’area degli ex-Molini Gazzi, di alcuni reperti, relativamente recenti, databili tra fine 800 e primi 900, di impianti di lavorazione dell’epoca. L’intera zona di cantiere, già da qualche settimana, è stata attenzionata dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali, che attraverso la responsabile dell’Unità Operativa dei Beni archeologici, la dottoressa Tigano, non ha escluso la possibilità di ulteriori scoperte, soprattutto quando si inizierà a scavare in profondità. Una situazione analoga, sempre come spiegato dall’esperta, la si potrebbe avere nella porzione di terreno dove attualmente sorgono gli stabilimenti dell’ex-Birra Triscele e dove, prossimamente, potrebbero essere realizzati nuovi complessi edilizi: considerando il gusto, più o meno condivisibile, della scelta nominale, non è escluso che dopo “I Granai” sorgano anche “Le Taverne”. Ma queste solo “fantasie”.

Facciamo però un salto indietro nel tempo, e torniamo per un attimo tra i corridoi dei Molini. Gli stabilimenti in questione, infatti, oltre che essere stati utilizzati per la lavorazione delle farine, sono stati, durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, rifugi anti-aerei. Nei sotterranei degli edifici sono infatti stati realizzati dei ricoveri in cui i lavoratori hanno avuto la possibilità di difendersi dagli attacchi dei caccia. Lo testimonia la targa (nella fotografia accanto) dove si legge: “Questo rifugio destinato ai lavoratori si è costruito per benevolo interessamento di sua Ecc. D’EUFEMIA ing. ANGELO”, prefetto di Messina dal 1904 al 1943. All’epoca, infatti, l’assembramento di più persone in uno spazio ridotto non era consentito dalla legge e proprio per questo si rendeva necessaria un’autorizzazione prefettizia, che l’allora fondatore dei Molini, Gian Battisti Pulejo Ainis, ottenne dal rappresentante del governo. Un’importante testimonianza “immortalata” nei corridoi sotteranei degli ex-stabilimenti prima ovviamente l’inizio dei cantieri. (EDP)

FOTO DINO STURIALE

Un commento

  1. Quello che è vergognoso, e che NESSUNO, organi di stampa, sindacati e anche VOI, denunci quanto sta accadendo presso l’area dei Molini Gazzi e della vecchia Birra Messina.
    Quello che dovreste scrivere, è come è possibile che un’area destinata ad uno industriale, sia trasformata da un giorno all’altro, a zona edificabile.
    Quello che dovreste scrivere, è che nonostante i blocchi (si fa per dire), alle concessioni edilizie, dopo i disastri del 01/10, a Messina si continui a costruire palazzoni che con la crisi che colpisce anche l’edilizia, non capisco a chi possano interessare.
    Quello che dovreste scrivere, è che un ‘industria che dovrebbe essere il biglietto da visita della nostra città, ha chiuso i battenti da sei mesi, perchè i “padroni della città” (++++++++++++++), hanno deciso di speculare ancora una volta, e che con le loro abili mosse, hanno chiuso la bocca a tutti, dipendenti e titolari della Molini Gazzi e Triscele compresi.
    Quello che dovreste scrivere, è che per circa un mese, è stata chiusa una delle arterie principali, che collega il centro alla zona sud di Messina, con la scusa dei soliti lavori, mentre invece un bel giorno, ci siamo svegliati con gli stabilimenti dei Molini Gazzi, demoliti e con una bella insegna del complesso edilizio che nascerà.
    Quello che dovreste scrivere, è che il progetto comprenderà anche gli stabilimenti della Birra Triscele, cha tale progetto è già stato approvato e che per.

    Questo è tutto quello che qualcuno dovrebbe scrivere, ma non lo farà mai nessuno, viviamo in una città babba, per cui facciamo i BABBI…

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