Touring club: abbraccio tra le due sponde. Ma il Ponte no, grazie!

Touring club: abbraccio tra le due sponde. Ma il Ponte no, grazie!

mario meliado

Touring club: abbraccio tra le due sponde. Ma il Ponte no, grazie!

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sabato 21 Agosto 2021 - 13:38

Gli ambientalisti ribadiscono il proprio secco "no" alla maxi-infrastruttura e l'importanza, invece, di un «servizio di traghettamento efficiente e veloce»

Torna a esprimere la propria vivace contrarietà al Ponte sullo Stretto la sezione calabrese del Touring club italiano. E lo fa nel contesto di una misurata nota di «compiacimento» per la delibera di Giunta regionale volta all’«avvio della fase esecutiva per la realizzazione del bacino dell’area dello Stretto», in sinergia con la Regione siciliana.

Una misura, si osserva pure in questa sede, «naturale sviluppo dell’accordo» stipulato il primo marzo 2019 fra le due Regioni, le due MetroCity e la Conferenza permanente interregionale per il coordinamento delle politiche nell’Area dello Stretto. A ratificarlo, legge regionale numero 12 del 7 maggio dello stesso anno.

L’attenzione è ora rivolta alla «convenzione» da mettere in piedi fra tutti gli Enti coinvolti, «finalizzata al concreto avvio del bacino interregionale» del tpl dello Stretto. Il primo caso in Italia di bacino di trasporto pubblico lcocale che coinvolta più territori regionali, evidenziano Domenico Cappellano, Giuseppe Modafferi e Francesco Zuccarello Cimino.

Venenum in cauda, dicevano però gli antichi…
Che, spesso, ci azzeccavano.

E così, nelle righe conclusive della nota di «compiacimento», fa notare il Club di territorio reggino che da sempre il Tci porta avanti «l’idea che il futuro dell’area dello Stretto è legato alla costituzione di un unico hub capace di attrarre grandi flussi “turistici con un servizio di traghettamento efficiente e veloce, con un sistema metropolitano dell’area dello Stretto”». Così come «affermato – si rileva – nella relazione sul Ponte sullo Stretto del Ministro Giovannini».

Il precedente: Touring magazine

Va anche detto che – per chi disconoscesse l’immutato orientamento del Tci calabrese – c’è un immediato precedente. Ovvero lo scritto dell’ambientalista Anna Donati nell’ultimo numero (luglio-agosto) del Touring Magazine.

Nell’articolato contributo dell’ex senatrice del centrosinistra (per due mandati) si parla dell’«eterno ritorno del Ponte dei desideri», come viene definito con una punta d’ironia, al centro del dibattito politico biregionale.
Tutto in correlazione all’«invio al Parlamento della Relazione sul Ponte sullo Stretto da parte del ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile Enrico Giovannini».

Al di là delle numerose ulteriori osservazioni nel testo, già in introduzione si sottolinea che «le associazioni ambientaliste tra cui il Tci hanno ribadito la loro comune opposizione all’ipotesi» per ben note «ragioni ambientali, tecniche, economiche e di priorità d’investimenti».

Posizione, questa, che il Corpo consolare del Tci e i club di territorio di Calabria e Sicilia hanno ribadito a più riprese. Anche per le «forti perplessità riguardo alla realizzabilità e al basso impatto ambientale». Nonché il timore – non infondato, visti i precedenti – che possa darsi vita, con l’apertura dei cantieri, all’«ennesima cattedrale nel deserto».

«Ben altri – citeremo per esemplificare le conclusioni della Donati, “a valle” d’argomentazioni tecniche di rilievo – sono gli interventi utili al Sud Italia e alle relazioni tra Calabria e Sicilia. Si deve puntare a migliorare la logistica e le reti ferroviarie e stradali del nostro Meridione, tra cui la velocizzazione della ferrovia Salerno-Reggio Calabria, favorendo intermodalità tra i diversi vettori e con le infrastrutture portuali e aeroportuali, a cominciare nell’area dello Stretto».

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Un commento

  1. Ambientalisti intelligenti.. aumentare il traffico delle navi che inquinano con scarichi sia in mare che nell’aria e che costringono gli automobilisti a lunghe attese agli imbarchi, con le autovetture in moto e quindi gas di scarico che riempiono l’aria di smog, il caos le vittime nelle strade della nostra città, questo sì non è un danno per l’ambiente. Fare una struttura che liberi da tutto questo invece è un serio pericolo per l’ambiente.. poveri noi..

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