L'antimafia siamo noi. L'unica antimafia possibile, quella dei vivi, degli "eroi normali"

L’antimafia siamo noi. L’unica antimafia possibile, quella dei vivi, degli “eroi normali”

Rosaria Brancato

L’antimafia siamo noi. L’unica antimafia possibile, quella dei vivi, degli “eroi normali”

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domenica 19 Luglio 2015 - 06:46

Nulla accade per caso e la tempistica di queste ultime settimane ne è solo la prova. Lucia Borsellino, dimettendosi, ha pronunciato parole che nessuno ha voluto sentire, neanche Crocetta e la politica siciliana. E' stato il fratello Manfredi Borsellino a ridare l'udito ai sordi ed a squarciare il velo sull'antimafia delle carriere che ormai è una bandiera strappata per dare spazio, auspichiamo, all'antimafia dei vivi. L'unica possibile.

Non credo al caso, men che mai per le cose che accadono in Sicilia. Nella rubrica della scorsa domenica mi sono soffermata sul sisma provocato dalle dimissioni della Borsellino e dalle dichiarazioni dei due fratelli: “non invitateci alle commemorazioni, l’antimafia non è una questione di facciata”. Parole scritte poche ore dopo la lettera di dimissioni da assessore alla sanità “per motivi di ordine etico e morale”. Non è un caso che le dimissioni siano arrivate dopo l’arresto del primario di chirurgia plastica di Villa Sofia, Matteo Tutino, medico personale del governatore. Non è un caso se il giallo dell’intercettazione pubblicata da L’Espresso con Tutino che dice: “Lucia va fatta fuori, come suo padre” sia avvenuta pochi giorni dopo le dimissioni e pochi giorni prima dell’anniversario della Strage di via D’Amelio.

Crocetta si è autosospeso e non ha preso parte alle commemorazioni ma quel che doveva accadere e che tutti hanno fatto finta di non vedere, è già successo quando Lucia Borsellino ha pronunciato le prime frasi. E’ stata quella lettera a segnare la fine di una stagione, quella dell’antimafia delle parole e delle passerelle e l’inizio della stagione dei veleni.

Eppure tutti, in questi giorni di un terremoto che ha sconquassato le fondamenta della maggioranza e della politica antimafia, tutti hanno letto solo la frase di Tutino “Lucia va fermata” e non quello che lei stessa ha detto e che nessuno ha voluto sentire. L’ipocrisia e la paura del voto anticipato, della perdita di potere, hanno fatto mettere un coperchio a quelle parole “scandalose” come se fossero vento. C’è voluto il fratello Manfredi a squarciare il velo, a ridare l’udito ai sordi. L’assessore simbolo del governo della legalità dice “mi dimetto per motivi di ordine etico e morale” e nessuno batte ciglio. Fa scandalo l’intercettazione finita al centro di un giallo e non la frase chiara, netta, nero su bianco di Lucia. Ed è stato il commissario di polizia Manfredi Borsellino a ridare quella voce alla sorella che tutti le hanno tolto. Lo ha fatto al Palazzo di Giustizia per la commemorazione dell'anniversario, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “Non sono qui per commemorare mio padre, altri lo faranno. Sono qui per mia sorella Lucia. La lettera di dimissioni da assessore alla Sanità ha prodotto un silenzio sordo delle istituzioni, soprattutto quelle regionali. Quella lettera dice tutto, andrebbe riletta mille volte. Non credevo che Lucia dopo 23 anni dovesse vivere un calvario simile a quello di mio padre. Da oltre un anno era consapevole dell'ostilità dell'ambiente e delle offese ricevute per avere adempito al suo dovere. Non sarà la veridicità di un'intercettazione a raccontare lo scenario drammatico in cui lei ha operato. Lucia ha portato la croce perché voleva una sanità libera e felice ed è rimasta per amore di giustizia, per spalancare le porte di una Sanità al centro da sempre di interessi e malaffare anche mafiosi. Lei è e sarà sempre la più degna figlia di suo padre".

Ecco quel che resta 23 anni dopo la strage, resta l’antimafia dei vivi, l’antimafia dei gesti concreti, ed anche un’antimafia che prova a fare politica ma non la politica come mestiere. L’auspicio è che la Borsellino non cada in ulteriori trappole che la strumentalizzino stavolta non per il cognome, ma per la battaglia che ha portato avanti. Certo, c’è da chiedersi perché sia rimasta così a lungo, lei, la più longeva di una giunta nella quale si è visto di tutto e se davvero si sia illusa di poter cambiare dal momento che i maggiori ostacoli erano proprio “gli uomini del Presidente” che l’aveva scelta e sostenuta. Già, Lucia andava sostenuta perché era una bandiera, era la figlia di Paolo Borsellino. Adesso ha dimostrato di non esser solo la figlia, ma di rappresentare l’antimafia dei vivi, con i piedi piantati nel passato per non dimenticare ma il volto dritto al futuro. La lotta alla mafia non si fa parlando dei morti ma di quei vivi che tali devono restare perché in campo combattono i vivi, nel ricordo e nel solco di chi non c’è più.

Eppure, dal 2 luglio quella lettera “da rileggere mille volte” nessuno l’ha voluta leggere, c’era fretta di sostituire la poltrona, c’era l’impellenza di un’inchiesta-nucleare, c’erano le toppe da mettere ad una maggioranza implosa ma attaccata con le unghie ad un Palazzo ormai ridotto ad uno scheletro. Come se lei, l’assessore simbolo fosse diventata impalpabile e la sua denuncia muta. Crocetta dice di non aver sentito Tutino pronunciare la famosa frase. Ma il peccato più grave è aver fatto finta di non sentire quel che la Borsellino ha detto nel dimettersi e quel che è peggio, autoassolversi dalle responsabilità che pure ha avuto in quel calvario citato da Manfredi Borsellino. A cosa alludessero i due figli del magistrato ucciso, a quale contesto, appare più chiaro leggendo le intercettazioni pubblicate da livesicilia.it e nelle quali il Presidente sente bene quel che dice il suo medico. Nel dicembre del 2013 una dirigente di Villa Sofia, Daniela Faraoni, solleva perplessità sul curriculum di Tutino, chiedendo se fosse legittimato a coprire quel ruolo ed invitando il direttore generale Giacomo Samperi a revocare la nomina del primario in autotutela. Quel fascicolo resterà nei cassetti per oltre un anno e sarà invece la Faraoni ad essere mandata via. Era il 17 dicembre 2013 e Crocetta e Tutino parlavano del licenziamento della Faraoni “guarda le cose vanno servite con piatti freddi Matteo… – dice il governatore- perché io stasera ho fatto sapere a chi di dovere di come si comporta”. “Certo … se tu sei tranquillo… io per te darei la vita”, risponde il primario. “Tu devi fare una cosa molto semplice- continua Crocetta- fare congelare il provvedimento, aspettare la nomina di cosa, e a questa la sbagniamo in un altro posto va bene? … non creiamo fibrillazioni in piena finanziaria, in piena nomina dei manager… ti prego Matteo… l'abbiamo sopportata un bel po', sopportiamo altri 15 giorni, va bene?”. In numerose altre intercettazioni il primario si vanta di essere “intoccabile” in virtù di quell’amicizia con il governatore, legame che avrebbe “salvato” da qualsiasi trasferimento sia lui che Samperi.

Quando, a fine marzo 2014 arrivano gli avvisi di garanzia e Giacono Samperi si dimette mentre Lucia Borsellino in Commissione Ars annuncia di voler procedere con la revoca dell’incarico è sempre Tutino a chiamare Crocetta:: “Presidente Lucia non risponde a Giacomo, se puoi…E non gli risponde perché… se non gli fa la nuova destinazione, da domani è a spasso”. “E va be ma ora – risponde Crocetta – me la vedo io con Lucia”.

Sarebbe da ingenui pensare che tutti i mali dell’isola siano legati all’inchiesta di Villa Sofia, ma in un quadro complessivo di 2 anni e mezzo disastrosi il contesto che emerge non è quello che avremmo immaginato nell’ottobre del 2012.

In questi giorni un’intercettazione è diventata un giallo, quando sarebbe bastato leggere non una trascrizione dei Nas, ma le parole di chi questa giunta regionale la conosce sin dal primo giorno, ne conosce i primi passi, le corse, le cadute, i sogni, le speranze, gli intrighi, sarebbe bastato leggere le parole di chi è stata voluta come sigillo di una battaglia per la legalità diventata come una bandiera strappata che non copre più nulla. Crocetta sapeva benissimo di cosa parlava la Borsellino in quella lettera. E non era il solo. Invece hanno lasciato che l’afa sfiancasse gli animi, soffocando qualsiasi desiderio di verità. Non è un caso che il governatore che ha fatto della denuncia in Procura il suo mantra quotidiano e dell’antimafia il suo abito migliore, abbia liquidato quella lettera con le dichiarazioni di rito. Crocetta sapeva benissimo che la bandiera si era andata sbiadendo e lo sapevano anche altri. Ma hanno taciuto. Una politica sorda e muta, che sull’antimafia degli eroi ha costruito carriere evitando che l’antimafia dei vivi vincesse. Chiudo questa rubrica con le stesse parole della scorsa settimana perché sono convinta, oggi più che mai, che l’unica antimafia possibile siamo noi. L’antimafia non è politica, è vita quotidiana. L’antimafia la fa il ragazzo che si oppone al sopruso, il commerciante che non paga il pizzo, l’imprenditore che non sgancia la tangente e l’impiegato che non si fa corrompere, l’antimafia la fa il carabiniere, il magistrato (che poi non si candida), il giornalista, la casalinga, l’insegnante, il barbiere, il macellaio, la maestra d’asilo, il prete, il vigile urbano, il poliziotto, il docente, il disoccupato. L’antimafia la fa la singola persona.

L’antimafia siamo noi. Non è una professione, è un modo di essere. E’ una scelta.

Rosaria Brancato

14 commenti

  1. Conforta tuttavia apprendere che esistono ancora degli eroi disinteressati, al servizio dei cittadini e con una vocazione sociale assoluta, sino al martirio: “….IO PER TE DAREI LA VITA”! Cara Rosaria, come vedi…. l’AMORE alla fine trionfa sempre .

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  2. Conforta tuttavia apprendere che esistono ancora degli eroi disinteressati, al servizio dei cittadini e con una vocazione sociale assoluta, sino al martirio: “….IO PER TE DAREI LA VITA”! Cara Rosaria, come vedi…. l’AMORE alla fine trionfa sempre .

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  3. Cara ROSARIA questa vicenda è esemplare del ruolo della STAMPA,del giornalista dell’Espresso,il quale dopo la dichiarazione ufficiale del Procuratore Capo di Palermo,” L’NTERCETTAZIONE NON C’E'”, non può cavarsela semplicemente con “CROCETTA MI HA LICENZIATO? VERO, MA CHE C’ENTRA “,ma dovrà rendere conto della FONTE,anche perché il giornale non è in possesso dell’intercettazione,non vige il segreto professionale quando c’è di mezzo una ipotesi di reato,e che reato, “LUCIA BORSELLINO VA FATTA FUORI COME SUO PADRE.” Piero MESSINA fu prima addetto stampa UDC all’ARS,e poi dal 2010 di LOMBARDO governatore,ruoli che non condivido quando si mantiene anche il ruolo di giornalista professionista.C’E’ CONFLITTO DI INTERESSI CON LA LIBERTA’ DI STAMPA

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  4. Cara ROSARIA questa vicenda è esemplare del ruolo della STAMPA,del giornalista dell’Espresso,il quale dopo la dichiarazione ufficiale del Procuratore Capo di Palermo,” L’NTERCETTAZIONE NON C’E'”, non può cavarsela semplicemente con “CROCETTA MI HA LICENZIATO? VERO, MA CHE C’ENTRA “,ma dovrà rendere conto della FONTE,anche perché il giornale non è in possesso dell’intercettazione,non vige il segreto professionale quando c’è di mezzo una ipotesi di reato,e che reato, “LUCIA BORSELLINO VA FATTA FUORI COME SUO PADRE.” Piero MESSINA fu prima addetto stampa UDC all’ARS,e poi dal 2010 di LOMBARDO governatore,ruoli che non condivido quando si mantiene anche il ruolo di giornalista professionista.C’E’ CONFLITTO DI INTERESSI CON LA LIBERTA’ DI STAMPA

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  5. Cara ROSARIA, a proposito di Lucia BORSELLINO e di SANITA’ siciliana, non era meglio che il giornalista dell’Espresso si fosse occupato di indagare APPROFONDITAMENTE le spese di questa macchina mangia soldi, che restituisce ai siciliani uno dei più scarsi servizi sanitari, tenuto in piedi da una minoranza di medici e infermieri, ammirevoli in un contesto organizzativo pietoso. TU potresti occuparti del €1.597.513.027, è la spesa 2014 dell’ASP MESSINA, o in alternativa dei €321.298.360 dell’azienda ospedaliera PAPARDO-PIEMONTE, cifre che fanno impallidire quelle di Palazzo Zanca, a cui facciamo le pulci dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina. La spesa sanitaria pubblica in Sicilia nel 2014 è stata pari a €10 MILIARDI 180 MILIONI.

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  6. Cara ROSARIA, a proposito di Lucia BORSELLINO e di SANITA’ siciliana, non era meglio che il giornalista dell’Espresso si fosse occupato di indagare APPROFONDITAMENTE le spese di questa macchina mangia soldi, che restituisce ai siciliani uno dei più scarsi servizi sanitari, tenuto in piedi da una minoranza di medici e infermieri, ammirevoli in un contesto organizzativo pietoso. TU potresti occuparti del €1.597.513.027, è la spesa 2014 dell’ASP MESSINA, o in alternativa dei €321.298.360 dell’azienda ospedaliera PAPARDO-PIEMONTE, cifre che fanno impallidire quelle di Palazzo Zanca, a cui facciamo le pulci dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina. La spesa sanitaria pubblica in Sicilia nel 2014 è stata pari a €10 MILIARDI 180 MILIONI.

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  7. Nicolò D'Agostino 19 Luglio 2015 08:41

    Due parole per dire il tutto: “E’ facile mettete in evidenza il male, il difficile è compromettersi per il BENE”. Ma è nelle cose difficili che si misura l’UOMO (o DONNA che sia), nel fare il BENE.

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  8. Nicolò D'Agostino 19 Luglio 2015 08:41

    Due parole per dire il tutto: “E’ facile mettete in evidenza il male, il difficile è compromettersi per il BENE”. Ma è nelle cose difficili che si misura l’UOMO (o DONNA che sia), nel fare il BENE.

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  9. imprenditore messinese 19 Luglio 2015 08:54

    Evidentemente per Crocetta atti di banale clientela, come quella che consentiva al suo amico medico, non sono gravi come il gesto violento di un Corleonese che impone le sue regole, non accettando quelle stabilite da tutte gli altri. Crocetta ritiene di essere moralmente superiore ai Corleonesi perché loro sparano. Manfredi Borsellino, con il suo discorso al Presidente della Repubblica di ieri, ha messo Crocetta sullo stesso piano dei Corleonesi. Riina sta a Paolo Borsellino come Crocetta sta a Lucia Borsellino.

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  10. imprenditore messinese 19 Luglio 2015 08:54

    Evidentemente per Crocetta atti di banale clientela, come quella che consentiva al suo amico medico, non sono gravi come il gesto violento di un Corleonese che impone le sue regole, non accettando quelle stabilite da tutte gli altri. Crocetta ritiene di essere moralmente superiore ai Corleonesi perché loro sparano. Manfredi Borsellino, con il suo discorso al Presidente della Repubblica di ieri, ha messo Crocetta sullo stesso piano dei Corleonesi. Riina sta a Paolo Borsellino come Crocetta sta a Lucia Borsellino.

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  11. “IO PER TE DAREI LA VITA”! Conforta sapere almeno, cara Rosaria, che ancora esistono eroi disinteressati capaci di dare la propria vita per gli altri.

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  12. “IO PER TE DAREI LA VITA”! Conforta sapere almeno, cara Rosaria, che ancora esistono eroi disinteressati capaci di dare la propria vita per gli altri.

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  13. “IO PER TE DAREI LA VITA”! Conforta sapere almeno, cara Rosaria, che ancora esistono eroi disinteressati capaci di dare la propria vita per gli altri. Il commento soprastante supera e sostituisce quello delle 9,54. Grazie

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  14. “IO PER TE DAREI LA VITA”! Conforta sapere almeno, cara Rosaria, che ancora esistono eroi disinteressati capaci di dare la propria vita per gli altri. Il commento soprastante supera e sostituisce quello delle 9,54. Grazie

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