A Catania è andato in scena uno dei massimi capolavori di Giacomo Puccini, con regia di Lino Privitera
CATANIA -Dall 11 al 19 aprile 2025, al Teatro Massimo Bellini di Catania, è andata in scena “Madama Butterfly”, uno dei massimi capolavori di Giacomo Puccini, la “tragedia giapponese” in tre atti su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa. Il primo teatro catanese ha regalato al pubblico una produzione di grande eleganza nell’alveo della tradizione, che ha fatto registrare ripetuti sold out in tutte le repliche previste. La regia di Lino Privitera, particolarmente evocativa, ha messo in evidenza il nucleo emotivo dell’opera, esaltando la fragilità del personaggio di Butterfly e rendendo palpabile la tensione tra ideale e reale. La messa in scena è stata arricchita da scenografie e costumi firmati da Alfredo Corno che ha saputo coniugare gusto estetico e funzionalità scenica.
Le tonalità calde e le linee pulite degli allestimenti hanno creato un’atmosfera visivamente raffinata, capace di trasportare lo spettatore nel Giappone evocato da Puccini, senza mai scadere nel pittoresco o nell’eccesso decorativo. Nel ruolo del titolo, Valeria Sepe ha offerto un’interpretazione intensa e commovente. La sua Cio-Cio-San è stata vibrante e sentita, capace di unire finezza vocale e profondità interpretativa. La Sepe ha mostrato padronanza della parte sia nei momenti più lirici che in quelli di dramma puro, regalando al pubblico un secondo e un terzo atto di rara intensità emotiva.
La centralità del Teatro Massimo Bellini nella valorizzazione del grande repertorio operistico
Meno incisiva la prova di Leonardo Caimi nei panni di Pinkerton. Pur restituendo un personaggio credibile dal punto di vista attoriale, la sua prestazione vocale è apparsa talvolta disomogenea e non pienamente pervasa del necessario slancio lirico che il ruolo richiede. Un grande plauso va a Laura Verrecchia che ha interpretato la fedele Suzuki in modo assolutamente ben calibrato, con una qualità vocale notevole. Luca Galli ha dato vita a uno Sharpless eccellente, e con perizia, ben inserito nel tessuto drammaturgico dell’opera. Goro è stato interpretato da Saverio Pugliese che ha brillato per chiarezza vocale e presenza scenica. Completano il cast Paola Francesca Natale (Kate Pinkerton), Roberto Accurso (Principe Yamadori), Gianfranco Montresor (lo zio Bonzo), Filippo Micale (Ufficiale di Registro). Ottima l’Orchestra del Teatro Massimo Bellini, guidati con eleganza e misura dal maestro Alessandro D’Agostini. Dopo una partenza lievemente incerta, l’orchestra ha saputo dispiegare tutta la ricchezza della partitura pucciniana, con le sue sfumature orientaleggianti, la scrittura densa e i momenti di puro lirismo. Il coro, preparato da Luigi Petrozziello, ha offerto una buona prova.
Una produzione, quella della “tragedia giapponese” pucciniana, che conferma la centralità del Teatro Massimo Bellini nella valorizzazione del grande repertorio operistico, e che ha saputo restituire al pubblico tutta la struggente bellezza di una delle pagine più toccanti della storia della lirica. Si tratta della prima opera del compositore toscano a spingersi con decisione verso la forma del monodramma, costruita quasi interamente attorno a un unico personaggio femminile, senza quella molteplicità di ruoli e di sfaccettature psicologiche che caratterizzano gran parte del teatro pucciniano. La genesi dell’opera risale a un viaggio dell’autore a Londra, dove nel 1900 Puccini, presente alla prima inglese della sua Tosca, assistette anche al dramma teatrale Madam Butterfly di David Belasco, in scena al Duke of York’s Theatre con l’interpretazione di Evelyn Millard. La pièce traeva ispirazione da un episodio reale e dal romanzo Madame Chrysanthème (1887) dello scrittore francese Pierre Loti (pseudonimo di Julien Viaud), ma fu Belasco a inserire il tragico epilogo che tanto colpì il compositore italiano. Affascinato da questa storia intrisa di malinconia e incomprensioni culturali, Puccini si immerse nello studio delle tradizioni giapponesi, approfondendone usanze, costumi e aspetti musicali, in un lavoro di ricerca che avrebbe influenzato anche l’estetica esotica della successiva Turandot. Il libretto racconta la tragica storia della giovane geisha Cio-Cio-San, sedotta e abbandonata dal tenente americano Pinkerton in una vicenda intrisa di scontro culturale, illusioni spezzate e dolore profondamente umano. Madama Butterfly venne completata il 27 dicembre 1903. La prima rappresentazione, avvenuta alla Scala di Milano nel febbraio del 1904, si rivelò un clamoroso insuccesso, accolta da un pubblico ostile con un tripudio di fischi e scherni – tanto da essere ricordata per i “barriti, boati e risate” che ne accompagnarono lo svolgimento. Una disfatta annunciata anche da Arturo Toscanini, che aveva già espresso dubbi sulla struttura drammaturgica dell’opera, ritenendola poco equilibrata e troppo estesa. Tuttavia, Puccini non si lasciò abbattere e lavorò con tenacia alla revisione dell’opera, apportando significativi cambiamenti. La versione definitiva, quella oggi più comunemente rappresentata, vide la luce nel 1920 e resta uno dei più grandi titoli operistici dell’intera storia della musica.
Foto di Giacomo Orlando, fotografo ufficiale del teatro Bellini.
