Un'altra Messina è possibile ma serve una svolta

Un’altra Messina è possibile ma serve una svolta

Marco Olivieri

Un’altra Messina è possibile ma serve una svolta

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domenica 25 Febbraio 2024 - 14:35

Nei 7 giorni con Tempostretto squarci di luce, come i giovani che pensano al futuro della città, ma anche troppe incompiute

MESSINA – Che settimana è stata? Quali le sono state le novità più significative nei sette giorni con Tempostretto? Partiamo dalla domanda con cui si è conclusa la settimana: un’altra Messina è possibile? Se lo domandano i giovani che si sono riuniti nell’iniziativa “Il diritto di scegliere”. E si sono pure dati una risposta. , se si creeranno quelle condizioni economiche, sociali e culturali per invertire la tendenza. Da qui una serie di proposte che richiedono un confronto costante con le istituzioni e con chi ricopre responsabilità politiche.

Fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile associare Messina a qualsiasi progetto legato al futuro. In questo senso, l’innovazione digitale può aiutare a ripensare la città anche in termini di presenza delle nuove generazioni. Ma occorre, lo ribadiamo, che ci siano tutte le condizioni per investire qui in termini imprenditoriali e per usufruire di servizi pubblici e strumenti adeguati.

Senza una qualità della vita e un risanamento sociale e culturale, senza occupazione e infrastrutture adeguate, da Messina si continuerà a scappare. Da questo punto di vista, l’articolo in cui si sintetizzano le tante attese, lunghe attese, che bloccano la crescita del territorio, fotografa alla perfezione questa situazione frustrante. L’elenco è facile da farsi: il viadotto Ritiro che “aprirà entro giugno ma solo se…”; rampe Giostra-Annunziata; Zona Falcata; tram; via Don Blasco; Porto di Tremestieri; I-Hub; parcheggi. In più, c’è l’incognita ponte, e chi governa assicura che i cantieri partiranno quest’anno.

Una città sospesa? In attesa? Di certo, Messina ha bisogno di una programmazione accurata in ogni aspetto, a tutti i livelli, per potersi giocare la possibilità di risalire. Nel frattempo, Ivan Tripodi, segretario generale della Uil messinese, in occasione dell’iniziativa sulle morti sul lavoro, ha ricordato il quadro cittadino e provinciale: “Quasi il 70 per cento di lavoro nero nell’edilizia, dopo il periodo del bonus che aveva aiutato il settore, e una crisi economica devastante. Di conseguenza, la gente accetta qualsiasi cosa pur di lavorare e tante persone monoreddito affollano le mense della Comunità di Sant’Egidio e di altre realtà. Non parliamo, poi, della situazione dei commessi, ad esempio. Le organizzazioni delle imprese e del commercio dovrebbero mettere alla porta chi non rispetta i lavoratori. In più, anche se qualcuno sostiene che a Messina ci sia il lavoro, i nostri indicatori dicono decisamente il contrario”.

A Messina serve un risanamento progettuale

Questa è la situazione da cui partire e ben vengano energie giovani a trasmettere l’idea che non tutto sia da buttare. E che su questa città si può, o si potrebbe a determinate condizioni, davvero investire.

In questo periodo, stiamo raccontando il risanamento, nelle sue varie tappe, a puntate. Ecco, accanto a questo processo, serve un risanamento progettuale e sociale per liberare Messina dalla cappa che opprime e spegne ogni entusiasmo. Mare e territorio vanno liberati da tutto ciò che imbruttisce e rende pericoloso vivere qui. Turismo e cultura necessitano di una cura generale. E la bonifica è un processo che investe la città dello Stretto ad ampio raggio: dall’ambiente alla qualità della vita e anche alle relazioni, in una comunità da rianimare. Spesso incattivita e frustrata perché privata di una prospettiva, di un avvenire.

Da un’idea di futuro, invece, dobbiamo ripartire. Forse un’altra Messina è possibile ma focalizziamoci su contenuti e progetti per realizzarla in tempi certi. Un’identità produttiva dai contorni definiti, puntare sulla città universitaria e sulle sue potenzialità, la qualità dei servizi, l’innovazione nel digitale e nelle infastrutture, la mobilitazione fattiva di tutta la classe politica, la progettazione europea e nazionale: queste sono le strade. Servono posti di lavoro e disegni imprenditoriali ad ampio respiro. Tutto il resto è noia o fuffa.

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5 commenti

  1. E perchè quel poco che viene investito in Sicilia non passa dallo stretto?… CI sarà il ponte… già il ponte su Messina!

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  2. certo che è possibile un’altra messina, ma solo senza i messinesi

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  3. Ma dove dovete andare? Ma pensate che crediamo a Babbo Natale. É inutile che elencate tutte le incompiute… le sappiamo benissimo, così come sappiamo che sarà sempre cosi come; lo è sempre stato: Messina vive e vivrà di “incompiute”. Messina sarà sempre una città stupenda morfologicamente ma su tutto il resto anni luce dalla realtà attuale e soprattutto futura.

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  4. Perché non cominciare a buttare giù tutti quei padiglioni osceni dell’ex fiera e progettare un lungo mare affiancato da tutta una serie di attività commerciali ( e sportive) dove magari indirizzare i poveri croceristi dispersi per la città che vorrebbero fare shopping?

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  5. —serve….l’AEROPORTO DEL MELA, per dare sviluppo all’economia turistica del territorio, questo è l’argomento centrale da portare avanti ma purtroppo chi è deputato a sollecitare tale iniziativa tende a non parlarne !!

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