Il grazie dei Servirail al prefetto Alecci e all'arcivescovo La Piana

Il grazie dei Servirail al prefetto Alecci e all’arcivescovo La Piana

Rosaria Brancato

Il grazie dei Servirail al prefetto Alecci e all’arcivescovo La Piana

mercoledì 22 Agosto 2012 - 18:18

Gli ex Servirail hanno consegnato due targhe in segno di riconoscenza al prefetto ed all'arcivescovo per dire grazie a quanti, prima come uomini e poi come istituzioni li hanno affiancati in questi mesi di battaglie.

Per quelle targhe si sono autotassati. Proprio per questo quelle parole di ringraziamento incise sulle targhe per l’arcivescovo di Messina, monsignor La Piana e per il Prefetto Alecci, hanno un valore che va ben oltre.

C’è commozione nell’aria e nelle parole durante la breve cerimonia in Curia, durante la quale gli 85 ex Servirail hanno voluto dir grazie a quanti, prima come uomini e poi come istituzioni, son stati loro vicino in questi durissimi mesi di lotta.

“Non è finita- dice Lillo Rizzo- lo sappiamo bene, ma almeno non siamo più nella palude fangosa, adesso si può costruire la strada”.

Ci hanno pensato per settimane a come poter ringraziare Alecci e La Piana in modo che non restassero solo le parole, così si sono autotassati (loro, senza lavoro da dicembre 2011), e quando è arrivata la notizia che si può iniziare a veder la luce, hanno organizzato la cerimonia.

Poche parole, perché finora sono state poche parole, ma quelle giuste a far cambiare le cose. Le altre, le false promesse, se le è portate via il vento.

“Vogliamo ringraziarvi prima come persone e poi come istituzioni- ha continuato Lillo Rizzo- perché vi abbiamo sentito sempre presenti e vicini. Adesso dobbiamo discutere questa proposta con Trenitalia, per questo è importante non spegnere i riflettori”.

Il grazie dei Servirail è andato non solo al prefetto ed all’arcivescovo, ma anche al presidente del consiglio comunale, Pippo Previti, che da “vicino di casa”, quando erano sul campanile, si è sempre prodigato in silenzio, senza clamori, senza promesse, ma con i piccoli gesti i di tutti i giorni.

Un grazie agli uomini della Digos, il vicequestore Toscano, i commissari Spuria e Sarno. Uomini, prima ancora che agenti di polizia, perché hanno saputo dare quei consigli preziosi per non trasformare una battaglia per un diritto in qualcosa di più.

Quando i Servirail hanno occupato i binari con i bambini e le famiglie, loro, gli investigatori della Digos erano lì, con le lacrime agli occhi di chi ben conosce il confine tra il dovere di servizio e l’essere uomini.

Non hanno voluto nessun altro i cuccettisti in questa cerimonia che è simbolo di una Messina che vuol cambiare restando a schiena dritta.

Non hanno invitato nessun altro, perché troppe passerelle e vetrine ci sono state in questi mesi senza che di quelle “sfilate” e di quelle promesse sia rimasta traccia.

La verità, ed il prefetto nel suo discorso lo ha chiarito bene, è che non solo si potevano evitare tante conseguenze dolorose, ma soprattutto, alzandosi tutti in piedi subito, si potevano evitare 8 mesi di proteste. Servirail non è una vertenza locale, ma più amaramente, è una vertenza nazionale che però ha lasciato ferite irrisolte solo a Messina.

Gli assenti oggi alla cerimonia sono gli assenti di questi mesi, i fantasmi che hanno fatto brevi apparizioni per poi svanire nel nulla.

Non è mancata la frecciata anche ai sindacati nazionali, che in questa brutta storia hanno alimentato le ferite degli steccati tra Nord e Sud, lasciando fuori dai tavoli i siciliani.

L’unico presente era Michele Barresi, perché per i lavoratori è stato molto più di un sindacalista, perché come lui stesso ha detto “è stata una vertenza anomala ma che ha dimostrato che anche Messina si può svegliare. E’ stata una vertenza che ha fatto tutti uscire dal proprio ruolo, la stampa, le istituzioni. Non scorderò mai i volti degli agenti quando i lavoratori bloccavano i binari con la disperazione negli occhi. Né le parole dell’arcivescovo il giorno della Madonna della Lettera, simbolo di una Messina che non si vuol piangere addosso”.

Per i lavoratori Michele Barresi non è più un sindacalista, ma uno di loro, uno di quelli del Campanile e del binario 1 alla stazione, uno che a Natale, a Pasqua,ed ogni giorno ha condiviso ogni attimo di speranza e ogni attimo di rabbia.

Il grazie dunque è andato a chi è stato presente. Quella di oggi non è stata una passerella, ma un modo per guardarsi indietro e ringraziare quei compagni di viaggio che hanno diviso il cammino sotto la pioggia e i temporali.

“Mi colpisce il senso della gratitudine e della riconoscenza che state mostrando- ha detto monsignor La Piana- che è uno di quei valori che deve essere riscoperto sia nella vita personale che in quella collettiva”.

Il prefetto Alecci ha voluto ripercorrere questi mesi, ricordando anche come in realtà il caso Servirail abbia radici ben più lontane del dicembre 2011.

“Ho 61 anni e non ho mai accettato questa lucida volontà di Trenitalia di privare i siciliani dei treni a lunga percorrenza. Il problema è che in una città dove sempre più finestre si chiudono e sempre più luci si spengono, è venuta a mancare la risposta, il sostegno adeguato da parte della politica alla battaglia per un diritto che, altrove, è stato ridisegnato”.

Alecci nel sottolineare il ruolo delle forze dell’ordine che hanno evitato che “una battaglia per la democrazia trascendesse”, ha ribadito come tanto dolore poteva essere evitato sin dall’inizio con una reazione più forte da parte dei rappresentanti delle Istituzioni, anche regionali. Ma, ha aggiunto, ogni 5 anni si può decidere se cambiare chi deve rappresentarci e ci ha deluso.

“I vostri figli dovranno essere orgogliosi di quel che avete fatto. Un giorno sapranno che i loro padri hanno difeso la democrazia a testa alta, sapendo che le croci si portano sulle spalle senza arrendersi mai”.

Dei cuccettisti del Campanile che alla fine hanno vinto, devono essere orgogliosi non solo i loro figli, ma i figli di tutti i messinesi.

Rosaria Brancato

Un commento

  1. Dottor Alecci non è che magari si candiderebbe a sindaco??

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