Zona industriale di Milazzo, i Verdi presentano esposto in procura

Zona industriale di Milazzo, i Verdi presentano esposto in procura

Giovanni Passalacqua

Zona industriale di Milazzo, i Verdi presentano esposto in procura

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sabato 10 Maggio 2014 - 12:16

Il coordinatore dei Green, Fabio Granata, parla di danni biologici, morali ed esistenziali. Gli obiettivi sono la cessazione delle attività inquinanti e un cospicuo indennizzo

“Non vogliamo affamare i lavoratori, vogliamo salvare il futuro dei loro e dei nostri figli”. Così Fabio Granata, ex deputato, difende la scelta di intraprendere azioni legali contro i siti di industria pesante presenti a Gela, Siracusa e Milazzo. Proprio nella città mamertina si è tenuta in mattinata la conferenza stampa di Green Italia/Verdi, partito ecologista candidato alle prossime europee.

Oltre all’ex deputato di Fli e Pdl, oggi coordinatore nazionale Green Italia, erano presenti anche Silvana Gigione, presidente del Comitato Aria Pulita, Raffaella Spadaro, responsabile Verdi Messina, e i portavoce regionali di Green Italia Giuseppe Marano e Simona Sanfilippo che, coadiuvati dai legali Giardina, Amico e Barbera, hanno depositato una denuncia civile alla procura di Barcellona.

L’iniziativa ha un doppio obiettivo: ottenere dal giudice sia una tutela di tipo “inibitorio” – fermare le emissioni inquinanti con provvedimenti ad hoc, come accaduto a Taranto con l’Ilva -, sia una quantificazione del danno economico procurato. La novità sta nel fatto che anche chi non è direttamente leso nella propria salute potrà promuovere il contenzioso. Le norme europee parlano di “principio di precauzione” e di “punizione del soggetto inquinante”; dunque, secondo Marano, “è possibile chiedere danni di tipo: biologico – patologie la cui causa accertata è l’inquinamento industriale, o che a causa di quest’ultimo sono aumentate -; morale – il “danno da paura”, la paura di ammalarsi che ha contagiato i cittadini della Valle del Mela -; dinamico-relazionale – legato al cambiamento dello stile di vita dovuto alle attività inquinanti -.

“I governi sono asserviti alle industrie, incapaci di risolvere il problema. Ma la chiusura degli impianti non porterà alla perdita di posti di lavoro” – dichiara Granata – “semmai, ne creerà di nuovi, se sapremo puntare sul recupero dell’agricoltura, del turismo e dell’energia pulita, settori chiave per il rilancio della nostra isola”.

Ma non si rischia di mercificare la salute pubblica? Alcune associazioni di zona si sono distaccate dall’iniziativa, ritenendola poco opportuna per l’accento posto sul risarcimento economico e su una soluzione giudiziaria pionieristica. Marano, in proposito, ha pochi dubbi: “Il nostro gesto è concreto e, grazie alla suddivisione dei denuncianti in piccoli gruppi, otterremo un’attenzione costante anche da una procura che sul caso non ha, sinora, mostrato particolare attenzione. Non si tratta di vendersi; bisogna dare un segnale forte di discontinuità rispetto ad un passato fatto di tante promesse e pochi risultati. La prima udienza, inoltre, è già stata fissata per il 17 giugno”.

Allora, con le elezioni europee alle spalle, si potrà iniziare a valutare l’effettiva efficacia dell’iniziativa. Intanto, su pressione del mondo associativo ambientalista del comprensorio milazzese, l’Arpa ha finalmente stanziato i fondi per la messa in funzione di rilevatori di emissioni, che potranno essere utilizzati in tempo reale per migliorare il monitoraggio dei siti inquinanti. Per il Sin – sito di interesse nazionale – di Milazzo risultano già approvati dal Ministero dell’ambiente diversi interventi di bonifica, tra cui uno riguardante direttamente la raffineria.

(Giovanni Passalacqua)

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