“L’ultimo inganno", l'Iliade degli ultimi incanta Forte Petrazza

“L’ultimo inganno”, l’Iliade degli ultimi incanta Forte Petrazza

Tosi Siragusa

“L’ultimo inganno”, l’Iliade degli ultimi incanta Forte Petrazza

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venerdì 24 Luglio 2015 - 05:55

L'Iliade degli ultimi nell'elegante rappresentazione di Salvatore Arena e Massimo Barilla. Tra rimandi classici e citazioni, da Malick a Shakespeare, lo spettacolo convince per l'abilità a farsi metafora di ogni conflitto.

Nell’ambito dell’articolata rassegna “Vivilforte”, con ben otto iniziative diversificate nelle fortificazioni del messinese, il 19 luglio presso il Forte Sociale “Petrazza” l’A.T.S., coordinata dal Prof. Vincenzo Caruso con la collaborazione del Consorzio Sol. C ha tenuto la drammatizzazione di Salvatore Arena e Massimo Barilla, interpretata dallo stesso Salvatore Arena, “L’ultimo inganno. Un’altra Iliade”, una produzione “Mana Chuma Teatro.
Prima di elogiare la resa attoriale e la bellezza dei testi, purtroppo devesi evidenziare l’approssimazione che connota qualche volta eventi di tal fatta, in particolar modo ove siano ad ingresso gratuito per i fruitori … Ed infatti il buffet offerto pur se di pregio e ben allestito da Verde Petrazza ha sofferto la carenza di buone maniere degli operatori nell’approcciarsi all’utenza, che alla richiesta di poter avere un altro piccolo assaggio di pietanze, successivamente portate in tavola, ha ricevuto un diniego con la pretestuosa scusa che anche gli altri commensali (invisibili forse, perché in quel momento non vi era più alcuna ulteriore affluenza) avrebbero dovuto usufruirne. Si è poi compreso che si voleva riservare parte del buffet agli organizzatori e al personale che poco dopo infatti sedevano comodamente al tavolo, gustando le pietanze senza limitazione alcuna. Lo spettacolo ha avuto inizio, come quasi sempre accade nel messinese, con ben 45 minuti di ritardo e dopo che gli spettatori, già accomodati da oltre un’ora, avevano dovuto assistere all’allestimento tardivo da parte degli addetti al service luci e audio (per quest’ultimo aspetto in ogni caso poco funzionale).
Ciò detto (che non è certo insignificante nel giudizio complessivo della serata) come anticipato, il responso sulla drammatizzazione in sé, vertente sulle ferite della guerra, è positivo . Il linguaggio sempre forte, assai ricco, con dotti rimandi shakespeariani e citazioni, da Malick ai canti popolari, passando per Mimmo Cuticchio, colpisce fino in fondo alle viscere con quei suoi accenni alla terra fattasi rossa, alla luna divenuta nera, che generano anche negli spettatori quel dolore bianco, che è proprio delle vittime di tutte le guerre.
Partendo dall’immagine classica e dall’epica narrazione omerica si è condotti oltre …. in questa Iliade vista da lontano dai due personaggi principali (con altri di contorno), che si alternano, con iniziali diversità di approccio (poi superate nella volontà di entrambi di far ritorno ad una lei che è sempre simulacro di speranza), oltreché di espressione: Tersite, antieroe per eccellenza, divenuto figura macchiettistica, simbolo di bruttezza d’animo e codardia (incomprensibilmente reso con riferimento all’attualità, inutile laddove trattasi di personaggio dell’Iliade, divenuto di per sé universale) ed una vedetta troiana, di nome Atreo, condannata a ricordare …………..
Assoluto è il magnetismo di Salvatore Arena, che non sbaglia una sola battuta ed è imbattibile nella dimostrata versatilità.
Degne di nota le scenografie di Aldo Zucco (ma coordinate da una valente équipe), che hanno reso il senso della rovina e del deterioramento anche degli oggetti, volutamente miseri e cadenti.
La drammatizzazione dei suoni, in sé parecchio suggestiva, di Dario Andreoli è stata parzialmente intaccata dall’imperfetto funzionamento del service audio.
Per concludere, “Vivilforte”, con le luci ed ombre man mano emergenti, ha indubbiamente il pregio di aver fin qui messo insieme un programma stimolante, che pone i fruitori faccia a faccia con gli elementi vivi ambientali e i valori che rappresentano, oltreché con i siti demaniali monumentali, che costituiscono un “unicum” della città di Messina … Il tangibile risultato, atteso che ogni manifestazione presso le diverse fortificazioni ha sempre fatto il pienone (per qualcuno dei fruitori, forse, anche per scacciare per qualche ora l’opprimente calura estiva) è stato quello di contribuire a farci per un po’ ritornare, anche noi reduci dalle nostre personali guerre, in contatto con il proprio sé, aiutandoci a tener lontani i nostri odierni fantasmi.

Tosi Siragusa

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