In viaggio con…come Ulisse

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Redazione

In viaggio con…come Ulisse

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sabato 17 Novembre 2007 - 08:29

Narrazione di un viaggio …fantastico

È tempo di scegliere

Sai cosa vuol dire la parola desiderio?

Viene dal latino de-sidera: lontananza da una stella.

Il desiderio non è la stella, ma la distanza che ci separa da quella stella.

De-siderare (sognare…) vuol dire avere una stella (e quanto è triste la vita di chi non ha una stella, un sogno…!), riconoscere la distanza che ci separa da quella stella, fare di tutto per diminuire quella distanza.

Il sogno serve per salpare per un lungo e appassionante viaggio che ci porterà in terre sconosciute; ma più che la meta (il sogno…) ciò che importa è il viaggio.

E la grande conquista di un uomo saggio non è saper sognare (saper salpare…), ma saper viaggiare.

Perché non è sognare che ci rende liberi, ma il coraggio e la passione del viaggio.

Il mio sogno, si è spezzato e…con il sogno sono svanite anche quelle sacre certezze (o i sogni…) di una vita.

Tuttavia voglio continuare a coltivarli con passione, nella consapevolezza dell’età matura o di un improvviso e non preventivato risveglio, che vivere di sogni vuol dire spesso fuga dalla realtà, rifugio in un mondo non reale

Ma vivere la realtà senza sognare vuol dire morire, morire dentro.

Qualcosa di nuovo è nato, nuovo sia rispetto al sogno sia rispetto alla realtà.

E allora mi chiedo se mi sento pronta per il viaggio! So viaggiare? E vorrei scoprire se si può più viaggiare insieme.

Ora credo che devo riuscire a staccarmi dalla rabbia e dal rancore e penso che devo scoprire come canalizzare la rabbia, e come trasformare il rancore.

Perché la rabbia è energia, energia pura che pulsa dentro e che chiede di uscire.

La rabbia è energia incredibile, alimentata spesso dall’ingiustizia subita, ma se canalizzata, può diventare una forza motrice inarrestabile.

Devo quindi trasformare la rabbia in energia positiva capace di sostenere il mio cammino, capace di portarmi oltre.

Per quanto riguarda il rancore: è un sentimento negativo, un sentimento di morte, e io non riesco a tenere dentro un sentimento di morte. È naturale che questo sentimento di morte a volte compaia nel cuore, ma dobbiamo imparare a non fargli mettere radici.

E allora devo riuscire a trasformare l’odio in sentimento positivo, sentimento di vita, riacquistando la stima di me stessa, aspirazione ad una vita buona.

Mi auguro di trasformare davvero il mio rancore in stima di me stessa, di riempire il mio cuore di sentimenti di vita e di ribellarmi al tentativo dei sentimenti di morte di trasformare il mio cuore in un deserto.

Provo a pensarmi in una bella notte d’estate, magari in montagna.

Mi sdraio su un prato, alzo gli occhi al cielo e scopri sopra di me un cielo bellissimo illuminato da milioni di stelle luminosissime.

Ora provo a pensarmi nella stessa situazione, alzo gli occhi al cielo e… lo trovo buio senza neppure una stella! Le stelle sono misteriose ai nostri occhi, così lo sono i sentimenti che rendono prezioso il nostro cuore e che guidano il nostro viaggiare, anche se a volte non è proprio come avremmo voluto: è misteriosa la loro origine, è misteriosa la loro bellezza, è misteriosa la luce che da loro proviene.

Capisci che vuol dire? Che ne dici? Ti va? Ci stai? Viaggiamo insieme?

Ulisse: astuto, ingegnoso, inquieto, curioso, ma con gli affetti più cari sempre nel cuore; tutte caratteristiche e contraddizioni di un personaggio che mi ha ispirato sempre molta simpatia.

Così in questo momento della mia vita, ( pieno di rabbia e di delusione…)chi sa perché mi viene in mente lui.

Il viaggio sta per cominciare e io cerco di ritrovare la rotta giusta…in un mare di mito, in un nuovo tentativo di comprensione.

Sono arrivata ad un certo punto del viaggio (della mia vita), che può essere particolarmente pericoloso; sono nella terra dei mangiatori di loto, dove vi sono falsi maestri capaci e abili di impadronirsi della debole volontà del viaggiatore che prende per verità qualsiasi cosa….

Ma l’oppio dei fiori non fa al caso mio, io che voglio tenere sempre tutto estremamente sotto controllo. E’ questo forse è un errore …

Ora sono nella grotta di Polifemo, ma se non sto attenta rischio di essere divorata.

L’esperienza con il ciclope non è casuale, ma è deliberamene cercata, voglio conoscere da vicino Polifemo, animata come Ulisse da un indomabile dinamismo e da curiosità dell’ignoto e anche se so di espormi a forti pericoli, voglio rischiare per spirito di avventura e/o di rabbia.

Sfido non solo Polifemo, ma anche suo padre Poseidone .

Già loro forti, invincibili, che divorano gli altri…e io come Ulisse umile mortale, riuscirò ad ingannare chi mi ha ingannata e chi ha cercato di divorarmi?

Ma bisogna superare, andare oltre per riuscire a vincere, usando il proprio cervello, guidati dai giusti venti/pensieri…

E poi Ulisse cerca di allontanarsi da Circe, la maga, la bellezza, ma sempre l’inganno, che può tenere legati ma non per sempre…

Ed il viaggio continua, ed eccomi alle sirene: la mente comincia ad intonare le sue canzoni più potenti che prospettano estasi…. Altri inganni…

Ed Ulisse con l’astuzia doma la mente, sa come tapparsi le orecchie, sa come continuare il suo viaggio e dopo l’ennesima tempesta scatenata da Nettuno, con l’aiuto di Minerva/l’intelletto, farà finalmente ritorno a casa.

E sarà pronto ad affrontare l’ultima terribile prova: i Proci, che rappresentano le ombre di tutti i mostri, di tutte le tempeste che ha dovuto superare.

L’arma da usare sarà l’arco quello che solo lui può tendere, dal quale con i dardi della comprensione e della volontà trapasserà tutte le ombre, riuscendo finalmente ad essere padrone di se stesso.

Ma deve ancora attendere…usa l’astuzia Ulisse…stai calmo, nutriti della tua rabbia per non perdere la lucidità; trasforma la rabbia in vittoria, la fine del tuo viaggio è vicina…la fine del tuo viaggio è la tua casa con i suoi e i tuoi affetti, dai quali sei fuggito per poi tornare.

E io riuscirò a tendere l’arco?

Libererò la mia casa dai fantasmi? Itaca è la mia meta ma quante tempeste per arrivare alla mia reggia…. E la mia reggia è da difendere, non me la porteranno via.

Il letto che Ulisse ha intagliato nel suo albero, ha radici fonde e forti, che il vento delle tempeste potrà investire ma non distruggere.

Ed è lì che come Ulisse vorrei invecchiare, sta a me difendere Itaca, con Telemaco accanto, continuazione di me, mia creatura, che mai nessuna tempesta, nessuna Ciclope, nessuna ninfa o sirena/maga dal grande fascino, riusciranno a strapparmi.

Telemaco è mio, creato da me, cresciuto dentro di me, da me partorito.

Mi giro e vedo i suoi occhi che mi dicono, come alla dolce Penelope che ha atteso il suo uomo con l’amore nel cuore, di aver forza e di difendere Itaca, la sua casa.

E ora Ulisse può fare finalmente ritorno….e anch’io….

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