Dina e Clarenza, eroine messinesi, sventano l'ennesimo assalto francese alla città.

Dina e Clarenza, eroine messinesi, sventano l’ennesimo assalto francese alla città.

Redazione

Dina e Clarenza, eroine messinesi, sventano l’ennesimo assalto francese alla città.

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sabato 24 Maggio 2008 - 06:59

Fino all’ultimo avevamo sperato che la notizia del possibile arrivo a Messina di Carlo d’Angiò, fratello di Luigi IX, re di Francia, fosse solo una bufala. Il ritorno in città di alcuni esploratori, poco più di una settimana fa, aveva gettato la città nello sconforto; Carlo infatti era stato avvistato a circa un giorno di cammino.

Fortunatamente tutti i preparativi atti a sostenere un possibile assedio, erano stati ultimati. Solo ora, in pieno assedio, possiamo mettervi al corrente dell’entità e della tipologia degli interventi fatti. In questo senso indispensabile si è rivelata la collaborazione dello storico e politico Michele Amari. Le operazioni di rafforzamento delle difese cittadine hanno interessato, inizialmente, il porto, essendo poco verisimile un attacco via terra.

Le campagne circostanti sono state spianate, le viti sono state svelte e i casolari che punteggiavano le campagne intorno alla città sono stati abbattuti.

Il legname di risulta è stato utilizzato per rafforzare le mura e costruirne di nuove, come la palizzata eretta lunga la strada che dal palazzo reale porta ai piedi del colle Caperrina, sul quale sorge la chiesa di Montalto. L’opera di rafforzamento delle difese ha riguardato anche la nostra flotta, che è stata accresciuta con dieci nuove galee. Fabbri e artigiani si sono dedicati alla costruzione di macchine da guerra ed armi per i nostri soldati. L’imboccatura del porto è stata chiusa attraverso salde catene di ferro, legate a travi galleggianti per chiuderlo al naviglio nemico.

La concitazione degli ultimi tempi non ha reso possibile una cronaca aggiornata dei primi scontri, che lontano dalla città hanno interessato la nostra flotta. Nonostante le difficoltà incontrate ci siamo fatti portavoce del governo, che con un comunicato ha riferito di uno scontro avvenuto con quaranta galee nemiche. Nella battaglia sono state impegnate una trentina di navi, che inaspettatamente hanno avuto la meglio sui francesi, influendo positivamente sul morale.

La temerarietà di Messina, purtroppo, è stata pagata a caro prezzo. Il nemico, dopo essere sbarcato a Milazzo, ha bloccato i rifornimenti alla città, costringendo il nostro esercito allo scontro. Impreparati, i nostri hanno subito una scottante sconfitta. A pagare per questo fallimento è stato Baldovin Mussone, capitano della città, deposto dal popolo e reo di aver vigliaccamente addossato le colpe del suo insuccesso ad una fantomatica congiura.

Al posto di Baldovin Mussone è stato chiamato alla guida della città Alaimo da Lentini, condottiero di nobili origini, ma del quale non siamo riusciti ad avere notizie più dettagliate. Intorno al nuovo capitano si è stretta tutta la città.

Proprio Alaimo da Lentini è stato protagonista, in positivo, di due sventati tentativi di far breccia nelle mura cittadine. Nel corso del secondo assalto, avvenuto non più tardi di ieri notte, provvidenziale è stato l’intervento di due cittadine messinesi. Le testimonianze raccolte hanno permesso di dare un nome alle protagoniste dell’eroico gesto che ha salvato la città da capitolazione sicura, Dina e Clarenza. La prima notando il sopraggiungere delle milizie francesi si è premurata di far rotolare un masso sui primi soldati che sono riusciti a far breccia in città.

L’altra coraggiosa concittadina, Clarenza, ha dato l’allarme, che ha permesso l’intervento di Alaimo da Lentini e del suo seguito. Il manipolo di soldati è riuscito, dando prova di grande coraggio, a cacciare i francesi lontano dalle mura.

Purtroppo non abbiamo avuto la possibilità di conoscere personalmente le protagoniste dell’eroico gesto, che alla fine dello scontro hanno fatto perdere le proprie tracce. Con questa ennesima vittoria possiamo guardare con rinnovata fiducia al futuro, sperando che qualcuno, al più presto, possa sottrarre la città ad un infausto destino.

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