Giuseppe Fera, LabDem: "Zes, non facciamoci scippare ciò che ci spetta"

Giuseppe Fera, LabDem: “Zes, non facciamoci scippare ciò che ci spetta”

Giuseppe Fera, LabDem: “Zes, non facciamoci scippare ciò che ci spetta”

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domenica 18 Febbraio 2018 - 05:45

Dopo le dichiarazioni di Gentiloni sulla zona economica speciale anche per Messina si registra l'intervento del professor Fera

Ci appare pericolosa e nella sostanza poco praticabile l’ipotesi, fatta trapelare dal Governo regionale, di richiedere al Ministero la costituzione di una terza ZES per la Sicilia da assegnare a Messina. E’ necessario sottolineare a questo punto, per sgombrare il campo a eventuali dubbi, che il Decreto Sud prevede che le Zes vengano assegnate ad un porto core e, come ben sappiamo, Messina non lo è. Insomma, l’istituzione di una terza Zes a Messina, in aggiunta alle due già assegnate alla Sicilia è operazione che avrebbe bisogno di una serie di passaggi che se non vogliamo definire impossibili, possiamo stimare molto improbabili. In primo luogo occorrerebbe una modifica dell’elenco dei porti core in Italia, che inserisse anche Messina; modifica che necessiterebbe del consenso dell’Unione europea, visto che l’elenco dei porti core è stato stilato con riferimento alle reti Transeuropee, e già questo ci sembra difficile. A seguire andrebbe creata una Autorità portuale dello Stretto (?) soluzione altamente improbabile, anzi ci sentiamo di dire impossibile per due evidenti motivi: 1)Reggio e Villa San Giovanni stanno benissimo con Gioia Tauro e la Regione Calabria difficilmente accetterà tale spacchettamento; 2) bisogna cambiare una legge dello Stato, quella che istituisce le Autorità portuali, ed anche questo non è semplice. Quindi se non è Gioia Tauro ci tocca Catania (dove avremmo il vantaggio di avere la sede a turno una volta ogni 3 anni!). Ma ammesso pure che Messina venisse riconosciuta come sede di Autorità portuale occorrerebbe l’ennesima modifica di un’altra Legge dello Stato, ovvero del Decreto Sud e del Decreto attuativo appena approvato, per far si che la Sicilia abbia la terza ZES (ed anche in questo caso credo ci voglia il consenso dell’Unione Europea), cosa che comunque sarebbe assolutamente mal digerita dalle altre Regioni. Come si può capire troppe leggi e decreti da cambiare perché la strategia abbia un minimo di credibilità. Ma siamo sempre al punto di partenza. Ammesso e non concesso dovessimo farcela, che Musumeci riuscisse nel suo intento, quanto tempo sarà passato? Che ce ne faremo di una ZES fra qualche anno quando le imprese si saranno localizzate nelle Zes già attive?

E’ necessario, a nostro avviso, che la classe dirigente messinese la smetta di fare del male a questa città per tutelare interessi particolari. Questa città deve decidere se continuare a inseguire chimere e obiettivi inconsistenti o se vogliamo badare al concreto. Ed il concreto è rappresentato non dall’avere una “Zes di Messina”, ma 500/600 ettari di territorio da destinare a ZES, non importa se nella Autorità portuale di Catania o Gioia Tauro. Saranno quei 500 ettari che porteranno benessere e le imprese che andranno ad insediarsi, non certo la targhetta di “Zes Messina” o” Autorità portuale di Messina”, targhetta quest’ultima che fa bella mostra di se da decenni sulla facciata di un edificio in città; la quale, a dispetto della targhetta, comunque è ultima nelle classifiche del benessere.

Chiarito questo aspetto, la questione appare diversa da come la pone il Governo regionale. La responsabilità per la richiesta e costituzione delle ZES è delle Regioni, la legge in questo senso è chiarissima e c’è poco da discutere, e decreta anche che le Zes in Sicilia siano 2. In seguito i Decreti attuativi hanno definito il quantitativo massimo di superficie utilizzabile da ogni regione per creare le ZES; alla Sicilia toccano, approssimativamente 4.000 ettari. Ora bisogna considerare che la superficie in questione è stata fissata per ogni Regione a livello nazionale in base ad una serie di parametri oggettivi che considerano superficie e popolazione della regione, compresa ovviamente la popolazione e la superficie della nostra ex provincia. Cosa intende fare il Governo regionale? Intende assegnare 2000 ettari ciascuno a Palermo e Catania dandoci in cambio promesse che sa di non poter mantenere , oppure intende tutelare anche gli interessi di Messina riservando al nostro territorio la quota che ci spetta dei 4000 ettari disponibili? Il resto è fuffa, prendere tempo, menarci per il naso. Considerato che la quota che spetta a Messina potrebbe essere facilmente calcolata in virtù del peso di superficie e popolazione della Città metropolitana di Messina rispetto ai valori regionali; ad occhio e croce 500/600 ettari circa. Il Presidente Musumeci, invece di cercare di abbindolarci a chiacchiere può e deve fare una sola cosa: assegnare a Messina una quota dei 4.000 ettari toccati Sicilia, in maniera proporzionale al peso demografico della nostra ex provincia.

Sindaco, Città metropolitana, deputazione regionale, ma anche associazioni sindacali e di categoria facciano sentire la propria voce! Messina deve avere la sua quota di superficie da destinare alla Zes ORA (e non chissà quando!) e non si può consentire che l’intera superficie oggi assegnata alla regione venga divisa fra Palermo e Catania (con qualche concessione a Gela e Trapani). Una superficie che potrà essere distribuita nelle opportune proporzioni fra l’Area industriale di Giammoro e la piattaforma logistica di Tremestieri. L’Area di Giammoro presenta tra l’altro dimensioni e infrastrutture sufficienti per accogliere una Zes significativa, ed una proposta in tal senso era stata già presentata a Camera e Senato. Si fa appello al Commissario della Città metropolitana perché faccia formale richiesta in tal senso e si attivi per creare un tavolo di confronto con gli stakeholders locali per avviare la preparazione del Piano strategico.

Giuseppe Fera, Laboratorio Democratico Messina

2 commenti

  1. muscara.a@libero.it 18 Febbraio 2018 20:57

    Vista la situazione socio economica di Messina, credo si possa dire che la nostra città, purtroppo, sia stata rappresentata, negli ultimi 25 anni, dalla più incompetente classe politica esistente in Italia, a livello regionale e nazionale.
    Basti pensare alla perdita di posti letto e al declassamento di alcuni ospedali in tutta la provincia, il cui finanziamento è pari ad un terzo rispetto a quello stanziato per le province di Palermo, Catania e Trapani;
    ai finanziamenti per gli istituti scolastici in Sicilia, dove Messina è tra le ultime;
    alla perdita, quasi certa, dell’autorità portuale, ecc…
    Mi auguro che la futura classe politica e dirigente, abbia le qualità per far partire la rinascita di una città che è stata depredata.

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  2. Ho trovato assai interessante il punto di vista del Prof. Zera, che sostanzialmente ha tratto due conclusioni: 1) l’istituzione di una terza ZES è assai complicata; 2) a Messina spetta una quota parte dei 4.000 ettari che in Sicilia sono da destinare alle ZES. L’articolo non espone minimamente i criteri secondo i quali a Messina “spetta” una quota parte dei 4.000 ettari. Se questi criteri esistessero e rispondessero a disposizioni vigenti, bene. Se invece i criteri a cui fa riferimento il Prof. Zera si ispirassero a spartizioni di cencelliana memoria, è opportuno soprassedere. E’ difficile pensare che i criteri europei di definizione dei porti core siano superabili di considerazioni sull’utilità dell’area di Marsiglia, pardon Giammoro.

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