Varata la riforma delle Autorità Portuali. Crocetta potrà chiedere una proroga di 18 mesi

Varata la riforma delle Autorità Portuali. Crocetta potrà chiedere una proroga di 18 mesi

Marco Ipsale

Varata la riforma delle Autorità Portuali. Crocetta potrà chiedere una proroga di 18 mesi

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giovedì 28 Luglio 2016 - 20:59

IN ALLEGATO IL DECRETO. Tra una ventina di giorni la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, poi il presidente della Regione avrà altri 15 giorni di tempo per chiedere una proroga dell’autonomia per Messina e Catania, ma solo di 18 mesi e non, come inizialmente previsto, di 36

Se ne parla da due anni, adesso è ufficiale: il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge sulla riforma delle Autorità Portuali. Le nuove sedi saranno 15, non più 24, e, come spesso accade, tra le “tagliate” c’è Messina, stavolta in compagnia di Catania, Brindisi, Manfredonia, Salerno, Olbia, Piombino, Carrara e Savona.

Tutto come previsto, nello schema di decreto legislativo recante “riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della disciplina concernente le Autorità Portuali”. I porti di Taranto e Ravenna riescono persino a restare da soli, mentre i due porti di Messina e quello di Milazzo finiscono in un “calderone” con dieci porti, nessuno dei quali era sede di Authority, tranne ovviamente la nuova capofila Gioia Tauro.

Confermata la possibilità di una proroga, ma solo di 18 mesi e non di 36 come si pensava inizialmente. “Su richiesta motivata del presidente della Regione – si legge nel decreto – da presentarsi entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore del presente comma, può essere altresì disposta, con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il mantenimento, per un periodo non superiore a diciotto mesi, dell’autonomia finanziaria e amministrativa di Autorità Portuali già costituite”.

Il decreto entrerà in vigore nel momento in cui verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, presumibilmente tra una ventina di giorni. Da allora scatteranno i 15 giorni entro i quali Crocetta dovrà chiedere la proroga per Messina e Catania, le due città siciliane che hanno perso la sede.

Cosa resterà a Messina e nelle altre 8 ex sedi di Autorità Portuale lo chiarisce l’articolo 6, che “istituisce presso ciascun porto già sede di Autorità portuale un ufficio territoriale, cui è preposto il segretario generale o un suo delegato, scelto tra il personale in servizio presso le AdSP o le soppresse Autorità, con qualifica dirigenziale

con i seguenti compiti: a) istruttori, ai fini dell’adozione delle deliberazioni di competenza dell’AdSP; b) di proposta, con riferimento a materie di rilevo locale in relazione alle quali la competenza appartiene all’AdSP; c) amministrativi propri e con potere deliberativo, con riferimento a materie di rilievo non strategico funzioni delegate dal Comitato di gestione, al di coordinamento delle operazioni in porto, al di rilascio delle concessioni per periodi fino a durata di quattro anni anche determinando i rispettivi canoni, nonché i compiti relativi alle opere minori di manutenzione ordinaria in ambito di interventi ed edilizia portuale, sulla base delle disposizioni di legge e delle determinazioni al riguardo adottate dai competenti organi dell’AdSP”.

Tra le competenze, restano la gestione operativa dei traffici in porto, sia in relazione al ciclo nave che in relazione al ciclo merce”, ma “sono privi di potere decisionale sui temi di programmazione e pianificazione strategica (piano regolatore di sistema portuale, attuazione del regolamento concessioni, attività di marketing e promozione)”.

Quello in fase di approvazione, quindi, sarà l’ultimo piano regolatore portuale redatto esclusivamente a Messina. E’ stato presentato lo scorso 23 giugno, dopo anni di contenziosi sbloccati solo grazie al Patto per la Falce, e la Regione ha promesso di esitarlo in due mesi, quindi entro fine agosto. Un risultato che potrebbe essere raggiunto in extremis, visto che “il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, su proposta del Consiglio Superiore dei lavori pubblici, entro il 30 novembre 2016, predispone apposite linee guida per la redazione dei piani regolatori di sistema portuale, delle varianti stralcio e degli adeguamenti tecnico funzionali”.

Gli organi dell’Autorità di Sistema Portuale saranno: il presidente (nominato dal Ministero d’intesa col presidente della Regione interessata), il comitato di gestione (composto dal presidente dell’Adsp, da un componente designato dalla Regione, da uno designato dal sindaco di città metropolitana, da uno designato del sindaco dei Comuni non capoluogo ex sede di Autorità Portuale e da uno designato dalla direzione marittima competente), il segretario generale e il Collegio dei revisori dei conti.

Istituito, infine, un organismo di partenariato della risorsa mare, con funzioni solo consultive, composto, oltre che dal presidente dell’AdSP, che lo presiede, anche dal comandante del porto già sede di autorità portuale, al quale partecipano tutte le associazioni datoriali e sindacali, rappresentative delle categorie operanti in porto, un rappresentante degli armatori, uno degli industriali ed altri degli operatori.

Si chiude così il primo capitolo della vicenda che ha visto due schieramenti contrapposti. Favorevoli all’unione con Gioia Tauro il sindaco Accorinti, i parlamentari nazionali D’Alia, Garofalo, Mancuso e Gullo, i deputati regionali Ardizzone, Laccoto e Rinaldi, i consiglieri comunali Santalco e Iannello, i segretari di Cgil e Cisl, Oceano e Genovese; contrari, e preoccupati della grave crisi che investe il porto di Gioia Tauro, il presidente Crocetta (che però poi non si è presentato ad esprimere il proprio dissenso in Conferenza Stato – Regioni), Confindustria, il Movimento 5 Stelle, diversi consiglieri comunali di centrodestra, Forza Italia in testa, Capitale Messina, la Rete per le Infrastrutture nel Mezzogiorno, L’Altra Messina, Reset, Popolari in Movimento, Vento dello Stretto, Federazione Nuova Destra e, dulcis in fundo, il Comune di Milazzo, che ha più volte “minacciato” di lasciare Messina. Contrari, in seconda battuta, anche i deputati Panarello, Picciolo e Greco.

Ferma restando la necessità della proroga di 18 mesi, per mantenere autonomia finanziaria e decisionale sulle aree più importanti della città (porto di Tremestieri, Zona Falcata, quartiere fieristico ecc.), contemporaneamente si gioca anche un’altra partita, quella della presidenza. Persa la sede, Messina potrebbe ottenere il “contentino” di un presidente messinese.

(Marco Ipsale)

6 commenti

  1. Ma come la “grande deputazione messinese” non e’ riuscuta a salvare l’autorita’portuale….
    Che strano, riescono in tutto ma questa cosa gli e’ sfuggita.

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  2. Ma come la “grande deputazione messinese” non e’ riuscuta a salvare l’autorita’portuale….
    Che strano, riescono in tutto ma questa cosa gli e’ sfuggita.

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  3. Il giornalista dimentica di dire che tutti erano contrari alla perdita della sede di Autorità. Posto però che questo era infattibile, gli schieramenti si sono divisi tra quelli favorevoli a un accorpamento con Gioia Tauro e quelli con Catania. Non è sottile come differenza.

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  4. Il giornalista dimentica di dire che tutti erano contrari alla perdita della sede di Autorità. Posto però che questo era infattibile, gli schieramenti si sono divisi tra quelli favorevoli a un accorpamento con Gioia Tauro e quelli con Catania. Non è sottile come differenza.

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  5. Non capisco perchè sono favorevoli all’ occarpamento con Gioia Tauro e non viceversa all’ accorpamento di Gioia Tauro a Messina.Bo! u fattu è chi semu nenti miscati cu nenti

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  6. Non capisco perchè sono favorevoli all’ occarpamento con Gioia Tauro e non viceversa all’ accorpamento di Gioia Tauro a Messina.Bo! u fattu è chi semu nenti miscati cu nenti

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