Assistenza agli anziani. A Messina il 21,4 % della popolazione ha più di 65 anni

Assistenza agli anziani. A Messina il 21,4 % della popolazione ha più di 65 anni

Assistenza agli anziani. A Messina il 21,4 % della popolazione ha più di 65 anni

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lunedì 19 Dicembre 2016 - 16:10

Una Tavola rotonda sull'assistenza all'anziano durante la quale è stato fatto il punto sulla condizione assistenziale in città e sottolineato le necessità

I “grandi vecchi” sono in continuo aumento e il 12% degli over 80 anni, secondo i dati della Sineu (Società italiana di medicina di emergenza-urgenza) passa per i Pronto Soccorso italiani richiedendo ricovero. 2,5 milioni non sono autosufficienti e un terzo vive da solo o in compagnia di un accompagnatore "caregiver" spesso anche lui prossimo ai 65 anni. Moltissimi vivono in strutture private non sempre conformi alle esigenze dato che un controllo dei Nas nel 2016, ha riscontrato il 28% di non conformità.

A Messina, capoluogo di provincia con il più alto tasso di invecchiamento – il 21,4% della popolazione è fatto da anziani – c’è, a dire degli interessati, un’assistenza non adeguata. Lo denuncia Giuseppe Pracanica di CittadinanzAttiva e Scienza & Vita, quale risultato di una ricerca. Federspev, Ammi e CittadinanzAttiva hanno voluto conoscere meglio la realtà locale e con la Tavola rotonda sull’Assistenza all’anziano a Messina fatta il 13 dicembre nell’Auditorium dell’O.M.C.e O, hanno voluto rivedere il sistema sanitario vigente e ridiscuterlo.

Introducendo, il prof. Arcoraci, organizzatore dell’evento, basandosi sui dati informativi generali che denunciano la mancanza di assistenza di lungo periodo (long-term care), ha fatto il confronto con la tipologia avanzata di altri paesi e ha sottolineato la precarietà dell’assistenza che è di tutto il sud Italia. Si è soffermato sulla necessità del potenziare l’assistenza territoriale, a domicilio o in casa-famiglia con nurse practitioner preparati e capaci di sgravare il medico e limitare l’accesso negli ospedali.

Il concetto è stato ribadito dal moderatore, dott. Giuseppe Ruggeri, quando ha parlato dell’importanza dei Servizi sociali e lo hanno confermato i componenti della Tavola rotonda: Natale Molonia, direttore dell'Unità di Assistenza sanitaria pazienti fragili, con i dati della recettività 2016 (200 posti in Rsa a Messina e 60 in provincia),

Il gerontologo Mauro Nicita ha posto l'accento sull'importanza della differenziazione tra "anziani giovani" fino ai 75 anni e “anziani-anziani” dopo i 75 anni per i quali la fragilità aiuta la polipatologia e richiede modelli assistenziali per paziente complesso con gestione integrata tra specialista gerontologo e il “caregiver” nuova figura badante opportunamente istruito.

Anche Marianna Gensabella ordinario di Bioetica, lo ha condiviso e aggiunge: "nell’assistenza dell’anziano, specie fuori dallo stato acuto della malattia, è doveroso mettere in primo piano il soggetto persona anziana al centro dell’attenzione a cui deve essere mantenuta per quanto possibile l’autonomia gestionale e a cui deve essere favorita, sempre, l’autostima”.

Vincenzo Terzi, presidente Cao Papardo, ridefinisce prima gli interessi della attuale politica sanitaria che prevede la riduzione fino all’accorpamento nella medicina generale delle strutture specialistiche geriatriche e si sofferma poi sull’opportunità di migliorare l’Assistenza territoriale. "Nella provincia di Messina – ha detto -, l’Asp assicura 120 ore di specialistica ambulatoriale geriatrica, con baricentro nel capoluogo e carico dei soggetti in Assistenza Domiciliare Integrata. E’ poco, perché tutta la patologia cronica deve essere gestita nell’habitat domestico per evitare il disorientamento psicologico e il rischio di infezioni ospedaliere (10% delle morti in ospedale). Alla spedalizzazione devono accedere solo i casi di patologia in fase acuta. La città non è sufficientemente preparata, manca di un Piano di Zona adeguato. Asp e Comune risentono della non efficienza della vigilanza, customer satisfation, dimissione ospedaliera protetta e facilitazione al passaggio all’Adi. Mancano di una gestione duale che aiuti alla funzionalità e trasparenza dei servizi sociali comunali. Lo sforzo deve mirare a migliore il finanziamento delle Adi, a rendere i medici di base più vicini agli anziani con maggiore disponibilità per le prestazioni domiciliari extra".

Pasquale Russo, psicopatologo forense, ha richiamato l’attenzione sulla necessità della tutela giudiziaria dell’anziano con un curatore non solo nei casi di inabilità. E’ mancata la voce della politica. Assai presente invece il volontariato: giovani e meno giovani si prestano in vario modo ad assistere l’anziano quale che sia la sua condizione economica e familiare. Con la presenza fisica esprimono nelle parole e nei fatti, un grande gesto di solidarietà che può essere saltuario, ma spesso è continuo e programmato e lo hanno dimostrato con la testimonianza: il progetto “Insieme si può” di Maria Grazia Maggio presentato da Francesco Polizzotti e la considerazione di Lia Spadaro della Comunità S. Egidio che, partendo dall’analisi del bisogno, sull’onda di una esperienza vissuta, vuole l’anziano non “sulla via del tramonto”, non “un problema sociale”, ma una persona con le sue fragilità in ragione degli anni, spesso malato e oggi sempre più povero.

Le conclusioni dell’avv. Francesca De Domenico, presidente Ammi, puntualizzano il tutto: "in mancanza nel territorio di un sistema di assistenza di una long-term care, auspichiamo una sempre più ampia e qualificata rete di assistenza sul territorio, una maggiore presenza che si esprima come “cure e care”, una facilitazione alle strutture sanitarie per mettere l’anziano non sempre preparato alla tecnologia moderna, nella condizione di sapere e potere godere della rete della salute".

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