A Messina le imprese chiudono, il costo della vita aumenta e si gioca d'azzardo

A Messina le imprese chiudono, il costo della vita aumenta e si gioca d’azzardo

Marco Olivieri

A Messina le imprese chiudono, il costo della vita aumenta e si gioca d’azzardo

venerdì 22 Settembre 2023 - 08:00

Mentre i commercianti guardano il "dito", i cordoli e l'isola pedonale, ci si dimentica della "luna": una crisi economica strutturale

MESSINA – Una città in cui la distanza tra agiati e poveri è ampia. Una città nella quale la buona borghesia, ma anche il ceto medio oggi impoverito, manda i figli a studiare fuori. Una città sempre più immiserita e disabitata. Incattivita e sfibrata. E, in questo contesto, viene in mente un antico detto che fotografa un modo d’agire frequente in noi esseri umani: “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”.

Senza voler fare la lezione a nessuno, né dare a qualcuno dello stolto, possiamo sintetizzare così: a Messina, da aprile a giugno, compreso il territorio della Città metropolitana, hanno chiuso 1768 imprese. Abbiamo pure un incremento notevole del costo della vita. Oltre il 6 per cento rispetto all’anno precedente. E, in uno scenario in parte sudamericano, con le periferie storicamente abbandonate, ai margini, Messina e provincia registrano la spesa più alta in Sicilia per il gioco d’azzardo online.

Aggiungiamo pure i raid estorsivi contro i negozi della zona centro nord, come gli ultimi in via Palermo. C’è poco da stare allegri, insomma. Occorre invertire gradualmente la rotta, rispetto a una crisi strutturale e con radici antiche. Servono progetti seri, solidi. Così, ben vengano tutte le indicazioni possibili su come correggere eventuali disagi provocati dai cordoli o dall’isola pedonale. Ma, in mezzo al cambiamento epocale delle vendite online e delle consegne a domicilio, appare paradossale che siano questi gli ostacoli all’atttività dei commercianti.

La domanda è carente anche perché il territorio si svuota. In più di dieci anni, in base all’Istat, Messina ha perso 25mila abitanti. Numeri da record, con un altissimo tasso di disoccupazione giovanile. Negli ultimi dodici anni sono andati via dalla Sicilia circa 310.000 abitanti. Di questi, circa 35.000, con un’età compresa tra i 18 e i 39 anni, hanno lasciato la provincia di Messina.

In più aver tolto il reddito di cittadinanza a circa tremila famiglie messinesi, senza aver costruito qualcosa d’alternativo e di più efficace, ha aggravato la situazione. E si tratta di una scelta sbagliata del governo Meloni.

Scommettere davvero sull’innovazione

Allora, bisogna scommettere, e non solo a parole, sul sostegno a chi è in difficoltà e sull’innovazione. Sulla crescita economica e sociale della città, dell’isola e del sud, tenendo insieme locale e globale, Italia ed Europa.

Messina è una città che non produce, che non presenta un’economia sana. E dove giustizia sociale, sviluppo ambientale, nuova economia, legalità, industria e turismo devono essere inevitabilmente interconnessi per offrire un futuro alle nuove generazioni. Ecco perché, di fronte a una sfida così impegnativa, che richiede il massimo sforzo da parte di tutti, pensare ai cordoli assomiglia a non voler vedere la mole di problemi che limitano le potenzialità del territorio.

Per la città dello Stretto un altro futuro è possibile. Ma va costruito, giorno per giorno, accostandosi al futuro con uno sguardo e un pensiero nuovi, davvero alternativi. Altrimenti, continueremo a piangerci addosso.

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9 commenti

  1. Mettiamo isola pedonale, Ztl e cordoli, così ammazziamo tutto il commercio.
    E pure i professionisti, perché non ho idea di come si farà a raggiungere gli studi professionali di ogni genere.

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  2. Con i mezzi pubblici? Utilizzando i parcheggi predisposti? Le due ruote?
    No eh?

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  3. Condivido pienamente il pensiero di Serena ma evidentemente ci sono decisioni ideologiche che annullano il buon senso. Io da giugno sono andato via da Messina e abito in provincia. Forse trasferirò anche il mio studio professionale che diventerà inaccessibile ai disabili e agli anziani nonostante sia a pian terreno proprio per questi motivi.

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  4. Quanti neo laureati e professionisti messinesi ci sono in giro per l’Italia che lavorano da remoto?
    Ci siamo mai domandati se sia possibile riportarli in città per svolgere da qui il loro lavoro?
    Nella intervista del sindaco ho sentito dirgli che il basso costo della vita potrebbe attrarre le aziende.
    Io penso invece che potrebbe attrarre i concittadini di cui sopra e da quali ripartire per quel famoso “incubatore di idee” di cui si parla tanto, perché le idee appartengono ai cervelli non ai luoghi o agli edifici.

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  5. Analisi che non fa una grinza ma solo analisi che ora qui ora là leggiamo e ascoltiamo impotenti. Ma non ho mai letto o ascoltato un solo progetto pratico la cui realizzazione comporterebbe un rilancio della asfittica economia cittadina. E mi domando perché. Forse non si ha voglia, interesse, competenza?

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  6. Quando a governare ci metti un bue vengono fuori solo dei cornuti

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  7. Distruggiamo Messina 22 Settembre 2023 14:05

    Siamo sempre gli stessi. Il giornalista dice guarda la luna e non il dito e noi, messinesi di ” distruggiamo messina” guardiamo non il dito ma le unghie e le idiozie inutili.
    Pensate davvero che il problema di un’economia inesistente siano i cordoli o pezzettini di strade chiuse ?
    Noi non abbiamo nessun piano economico su : industria, agricoltura, commercio e turismo.
    Zero. Non sappiamo nemmeno copiare i pani strategici che so, di Malta o di Tenerife. Auguri

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  8. Analisi perfetta, il sindaco e la sua giunta, poi l’altro sindaco, perchè messina ha due sindaci, purtroppo abitano e vivono in altri posti, ma abbiamo un assessore quello dei cordoli che pensa che Messina sia Torino.

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  9. Intanto per cominciare sarebbe opportuno non far coincidere le aperture di uffici pubblici e scuole e attività commerciali

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