Coronavirus, addio a Sepúlveda. Quattro suoi libri da riscoprire

Coronavirus, addio a Sepúlveda. Quattro suoi libri da riscoprire

Pierluigi Siclari

Coronavirus, addio a Sepúlveda. Quattro suoi libri da riscoprire

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giovedì 16 Aprile 2020 - 12:44

Se ne è andato Luis Sepúlveda, voce squillante della lotta per la libertà e i diritti civili. Consigliamo la lettura di quattro opere per riscoprire il suo universo narrativo

Luis Sepúlveda, detto Lucio, ci ha lasciato oggi. Lo scrittore aveva manifestato problemi polmonari a fine febbraio, risultando poi positivo al Covid-19 e venendo ricoverato presso l’Hospital Central de Asturias di Oviedo, dove era ricoverato dallo scorso 29 febbraio. Nell’ultime mese si erano diffuse diverse notizie – ora positive, ora negative – sul suo stato di salute, ma la moglie, ricoverata a sua volta ma successivamente dimessa, aveva tenuto un forte riserbo sulla condizione del marito.

Nato in Cile nel ’49, Sepúlveda mostrò fin da giovanissimo la vocazione letteraria e l’impegno politico. In seguito al colpo di stato di Pinochet, Sepúlveda, che faceva parte della guardia personale di Salvador Allende, venne arrestato e torturato. Liberato grazie alle pressioni di Amnesty International, si dedicò al teatro continuando a manifestare le proprie convinzioni, e subendo un secondo arresto. Nel 1977 lasciò il Cile muovendosi tra Brasile, Paraguay, Ecuador e Nicaragua, dove raggiunse le Brigate Internazionali Simon Bolivar. Nel 1979 si trasferì in Europa, compiendo un viaggio diametralmente opposto a quello del nonno, un anarchico andaluso che aveva dovuto lasciare la Spagna e raggiungere l’America del Sud per sfuggire a una condanna a morte.

Consigliamo quattro opere per riscoprire l’universo narrativo dello scrittore cileno.

Il vecchio che leggeva romanzi d’amore

Primo romanzo di Sepúlveda, pubblicato nel 1989. In superficie è la lotta del vecchio Antonio José Bolívar Proaño, abitante dello sperduto paesino di El Idilio, contro un tigrillo. In realtà, il protagonista è molto più vicino alla natura (Era come dicono gli shuar: di giorno c’è l’uomo e la foresta.
Di notte l’uomo è la foresta
) che alle cause – la stupidità dell’essere umano – che lo costringono a dare la caccia al felino.

Non mancano riflessioni sui paradossi del progresso, della civilizzazione e della politica.

Antonio José Bolìvar arrivò davanti al tavolo. «Sai leggere? Allora hai diritto al voto.» «Diritto a che?» «Al voto. Al suffragio universale e segreto. A scegliere democraticamente fra i tre candidati che aspirano alla prima magistratura. Hai capito?» «Nemmeno una parola. Quanto mi costa questo diritto?» «Ma niente, amico. Non per nulla è un diritto.».

Dal romanzo è stato tratto l’omonimo film del 2002 con Richard Dreyfuss nei panni del protagonista.

Sepulveda - Il vecchio che leggeva romanzi d'amore

Un nome da Torero

Terzo romanzo dello scrittore cileno, risalente al ’93. Dopo due opere dedicate all’ambiente, Sepúlveda passa a un romanzo che strutturalmente può essere definito un noir e che soprattutto è caratterizzato da un forte respiro autobiografico.

Juan Belmonte, omonimo del torero citato da Hemingway in Morte nel pomeriggio, è un ex guerrigliero cileno che vive nella Berlino ormai liberata dal Muro, lavora come buttafuori in un locale a luci rosse e si scontra spesso con un gruppo di razzisti.

Sepulveda - Un nome da torero

L’incarico di recuperare le monete facenti parte della Collezione della Mezzaluna Errante, trafugate in Cile durante la seconda guerra mondiale, dà a Belmonte la possibilità di tornare in patria (lo stesso Sepulveda fu costretto a restare lontano dal Cile per dodici anni) e di cercare la donna che ama, Veronica.

Noi lettori seguiremo Belmonte fino alla Terra del Fuoco, e noteremo come tutti i personaggi il cui destino gravita attorno alle monete da recuperare siano stati segnati in maniera indelebile, chi nel fisico, chi nella mente, dalla guerra.
Il Cile che ritrova Belmonte vive in democrazia, ma su questa democrazia riflette il protagonista, e naturalmente riflette anche l’autore, portandoci a riflettere a nostra volta. Su questa democrazia pesano le migliaia di persone scomparse improvvisamente, che non sono più tornate a casa o, se l’hanno fatto, sono irriconoscibili, come proprio Veronica, costretta all’autismo delle esperienze subite.

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare

Opera del 1996, probabilmente la più nota di Sepúlveda. Ambientata ad Amburgo, dove lo scrittore visse a lungo, la storia inizia con la promessa strappata da una femmina di gabbiano morente al gatto Zorba di occuparsi di sua figlia e di insegnarle a volare. Il gatto per istinto sarebbe portato a mangiare l’uovo, e sicuramente non sa nulla del volo.

Sepulveda - Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare

Ma la favola ci ricorda che – quasi – tutti i limiti possono essere superati, e che la diversità può seminare frutti bellissimi. Troviamo anche qui due temi fondanti della produzione di Sepúlveda: la denuncia dell’inquinamento e l’invito alla solidarietà. Proprio per questo, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare è una lettura perfetta non solo per i giovanissimi, ma per chiunque. Dall’opera è stato tratto un film d’animazione realizzato nel 1998. Tra i doppiatori italiani Carlo Verdone e Antonio Albanese.

Diario di un killer sentimentale

Pubblicato sempre nel ’96, è un romanzo diverso dai precedenti per linguaggio e struttura. Come si intuisce dal titolo, il protagonista, che racconta in prima persona, è un sicario esperto e in là con gli anni che si appresta a portare a termine un nuovo incarico.

Sepulveda - Diario di un killer sentimentale

La giornata iniziò male, e benché io non sia un tipo superstizioso credo che in giorni del genere la cosa migliore sia non accettare incarichi, anche se la ricompensa ha sei zeri sulla destra ed è esentasse.
La giornata iniziò male, e tardi, perché atterrai a Madrid alle sei e trenta, faceva molto caldo e durante il tragitto fino all’hotel Palace dovetti sorbirmi uno sproloquio del tassista sulla coppa europea di calcio. Mi venne voglia di puntargli la canna di una quarantacinque alla nuca per fargli chiudere il becco, ma non avevo attrezzi con me, e poi un professionista non se la prende mai con un cretino, nemmeno se è un tassista.

Il protagonista in realtà – anche questo viene già preannunciato dal titolo – è molto meno cinico di quanto vorrebbe far credere, e nel suo spostarsi per l’Europa inseguendo il suo bersaglio, pensa spesso alla donna che lo ha appena lasciato.

I critici hanno espresso pareri discordanti su Diario di un killer sentimentale; se alcuni lo hanno definito prevedibile, altri hanno attribuito allo stile veloce un risultato fulminante.

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