Tre lavoratori di Casa Serena attaccano il sistema delle cooperative e dicono basta

Tre lavoratori di Casa Serena attaccano il sistema delle cooperative e dicono basta

F.St.

Tre lavoratori di Casa Serena attaccano il sistema delle cooperative e dicono basta

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domenica 15 Settembre 2013 - 23:20

In una lettera i tre operatori della struttura di Montepiselli ripercorrono alcune tappe della gestione dei servizi sociali e di Casa Serena che ritengono salienti per dimostrare quanto il sistema abbia solo impoverito lavoratori offrendo servizi sempre più scarsi.

Mentre a Palazzo Zanca si è scelta della strada delle proroghe fino a dicembre per garantire continuità ai servizi sociali e allo stesso tempo i sindacati si sono spaccati su alcune posizioni non condivise da tutte le parti, un messaggio chiaro e durissimo arriva da tre lavoratori che operano nel settore. Pippo Stella, Giovanni Andronaco e Tommasso Giannetto, rappresentanti sindacali interni a Casa Serena rispettivamente di Uil, Cgil e Orsa, affidano ad una lettera una serie di considerazioni sulla gestione decennale dei servizi sociali messinesi e sulla condizione in cui, dopo anni di lavoro, si trova a vivere la maggior parte degli operatori.

Partono proprio da Casa Serena, la casa di riposo per anziani di Montepiselli negli ultimi mesi al centro di un vero e proprio ciclone. “Chi ha trascinato questo carrozzone che faceva acqua da tutte le parti, nonostante sapesse che la struttura non era a norma e quindi non aveva i requisiti per la sicurezza e per l’iscrizione all'albo regionale, come ha potuto permettere di far bandire una gara d'appalto pubblica per la gestione di una casa di riposo comunale fuorilegge, invece di provvedere al suo adeguamento per così metterla in sicurezza?” si chiedono i tre lavoratori.

Considerazione che li spinge ad andare indietro nel tempo di oltre vent’anni, quando il Comune decise di affidare alle cooperative la gestione dei servizi sociali. “Troppi soldi gestiti in modo non oculato e causalmente non sufficienti per le retribuzioni ai lavoratori, clientelismo. La sintesi è: lavoratori sempre più poveri e presidenti delle cooperative sempre più ricchi”.

I toni si fanno sempre più forti man mano che l’analisi va avanti. “Ci siamo mai domandati perché il Dipartimento dei Servizi Sociali non ha mai chiesto alle cooperative di rispettare il contratto d’appalto, sia per la gestione sulla qualità, sia per i pagamenti delle spettanze al personale, ed anche per i lavori di ordinaria amministrazione sulla struttura e sulla sicurezza degli ambienti di lavoro? Il dipartimento, che rappresenta l’organo di super visore dei servizi dati in gestione, doveva pretendere il rispetto del contratto, dato che il denaro che gli metteva in tasca ai Presidenti delle cooperative è dei contribuenti, denaro pubblico per scopi sociali. La cooperativa, da canto suo, che nasceva come pioniera, con la sua connotazione di “senza scopo di lucro” per questi servizi, adesso diventa azienda, raggiungendo un giro di affari considerevole con progetti di guadagno altrettanto considerevole.

Nel frattempo i lavoratori sono rimasti fermi senza nessuna speranza di miglioramento o di carriera, sempre più poveri perché legati ad un contratto non certo vantaggioso, nonostante 25 anni di anzianità di servizio nel settore, sottomessi ad un sistema economico che li costringe, quando per mesi non si riceve il compenso maturato, a fare i conti con le banche e strozzini. Ma le responsabilità di tutto questo, certamente, non si possono attribuire ai lavoratori che nel bene e nel male hanno sempre portato sulle proprie spalle questo “maledetto” carrozzone dei Servizi Sociali e allora la responsabilità di chi è? Chi ha fatto in modo di farci applicare un contratto non vantaggioso? Chi non ha controllato quando la cooperativa non ci dava quello che ci spettava? Chi ha lasciato che noi lavoratori restassimo fermi al punto di partenza?”.

Nonostante i tanti interrogativi non vogliono però rinunciare alla speranza di un futuro migliore, difenderanno non solo il loro lavoro ma soprattutto quella dignità che si sono visti calpestare. Secondo loro c’è però solo una strada per cambiare rotta: chiudere con il sistema delle cooperative sociali. “Fino ad oggi sono state sempre e comunque inadempienti, sui lavoratori ed anche sulla qualità dei servizi, e chiediamo al dipartimento di competenza di mettere fine a questa macelleria sociale. I tagli vanno fatti non sulla pelle dei lavoratori e dell’utenza ma nelle casse delle cooperative, obbligandole innanzitutto al pagamento degli stipendi fino ad oggi maturati”.

9 commenti

  1. Quanto detto da questi lavoratori io lo penso da anni:il sistema delle cooperative costa al Comune,non assicura la qualità dei servizi ed è una forma di sfruttamento dei lavoratori.Questi,in numero adeguato alle necessità della struttura,dovrebbero diventare direttamente dipendenti comunali.

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  2. Potrebbe essere tutto giusto…
    …visto che ci sarebbe da dire che fino a quando gli ha fatto comodo, con il beneplacito dei sindacati che si incatenavano un giorno si e uno no nella passata amministrazione e di qualche santuzzo in paradiso, a Messina nascevano..anzi sono nate cooperative con la stessa velocità se non maggiore con cui si riproducono i criceti…
    Come in tutti gli altri settori ovviamente…dai parcheggi agli asili….manipolando così quei pochissimi posti di lavoro disponibili…

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  3. Stringi stringi, vogliono tutti la stessa cosa: campare a sbafo della collettività.
    Prima i 2185, dopo gli art.23, dopo ancora i pecari.
    Adesso i cooperativisti.
    Piccola domanda, gent.ma Sig,ra Parisi: chi paga?
    Lei?

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  4. Salvatore Vernaci 16 Settembre 2013 09:08

    “ Tempo perso!…A Messina le cose buone non allignano”, così mi disse una Personalità Messinese quando, con la mia testardaggine, avevo voluto costituire il CISSA (Consorzio Intercomunale Servizi Socio Assistenziali), con delibera del Commissario Straordinario dott. Gaspare Sinatra, n. 28 del 30 aprile 2008. Infatti il neo Consiglio comunale eletto nel 2008, fra i primi provvedimenti adottati, annullò con delibera consiliare n. 4 del 10 febbraio 2009, quella delibera commissariale istituiva del CISSA. Annullare la delibera consiliare istitutiva del CISSA è stato un gravissimo errore, con conseguenze deleterie per i servizi sociali della Città. I servizi sociali, in quasi tutta Italia, dopo la legge 328, sono stati programmati e gestiti in Consorzi e non singolarmente dai Comuni. Per rendersi conto del grave errore che ha commesso, allora, il Consiglio comunale basta leggere le premesse della stessa delibera n. 4/2009: “Che con ulteriore deliberazione n. 28/C del 30 aprile 2008 adottata dal Commissario Regionale dott. Gaspare Sinatra, con i poteri del Consiglio Comunale, si è stabilito di: costituire il CISSA;che il Comune di Messina partecipa al Consorzio mettendo in rete i servizi gestiti dall’Istituzione per i Servizi Sociali e dal Dipartimento Sociale, utilizzandone le risorse umane e strumentali; che la PIANTA ORGANICA del CISSA è costituita dal personale degli enti sinora addetti ai Servizi Sociali, dal personale specializzato impegnato in servizi appaltati dagli Enti, da personale contrattista degli Enti consorziati”. Questo personale, in atto in servizio nelle Cooperative, sarebbe stato, automaticamente, immesso nella Pianta Organica del CISSA, senza alcun onere per i Comuni, perché prestando servizio nelle Cooperative, era pagato dalle Cooperative, ma con finanza derivata (appalti) dai Comuni e, quindi, non avrebbe costituito alcuna maggiore spesa.

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  5. ovviamente possono diventare dipendenti comunali dopo regolare concorso che, mi pare, non hanno mai fatto…

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  6. RIMODULARE TUTTO E DARE TUTTO HAI PRIVATI .IL COMUNE NON PUO ASSUMERE .HA ALTRI PROBLEMI .PIUUUUUUUUUUUUUUUUU GROSSSSSSSSIIIIIIIIIIIIII.LA SOLUZIONE?PRIVATIZARE.RISOLTO

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  7. Casa Serena . gestione di una casa di riposo comunale fuorilegge, DIAMOLA HAI PRIVATI.

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  8. Perchè,forse ora non paghiamo quello che va alle cooperative,specie ai loro dirigenti?Io parlo di assunzioni serie,con concorsi aperti a tutti,ma in cui una quota sia riservata ai precari (che non sono tali per loro scelta),nel numero strettamente necessario al funzionamento della stuttura. Le pare che io sia favorevole a chi vuole “campare a sbafo della collettività”? E poi mi scusi: il Comune è POVERO quando c’è da dare servizi,ma non lo è più quando c’è da sprecare denaro!

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  9. Ma Voi che fate oggi questa amara analisi dove eravate quando si sono presentati i primi problemi? avete aspettato 20 anni per dirli solo adesso?

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