Anche a Messina tensione studenti-ateneo per gli accordi con Israele

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Redazione

Anche a Messina tensione studenti-ateneo per gli accordi con Israele

giovedì 04 Aprile 2024 - 20:00

Udu chiede stop a collaborazione con Hebrew University of Jerusalem. Rettrice: "A Messina tanti studenti palestinesi"

MESSINA – No alla sospensione del programma di ricerca in corso che vede coinvolta l’università di Gerusalemme. Programma che al momento non prevede attività operative e che, qualora dovessero essere attivate, andranno prima al vaglio degli organi di ateneo. Dopo la presa di posizione dell’Udu, ha replicato la rettrice Giovanna Spatari.

L’Udu: “Unime interrompa accordi con la Hebrew University of Jerusalem”

Scrive l’Unione degli studenti dI Messina: “Nel maggio del 2021 l’Università degli Studi di Messina ha stipulato un accordo con la Hebrew University of Jerusalem per avviare iniziative didattiche e di ricerca in collaborazione congiunte. Tra le iniziative di cooperazione vi si trovano: interscambi di docenti, personale tecnico amministrativo, interscambi di informazioni e materiale di ricerca. La durata dell’accordo è di cinque anni, dunque ancora in vigore fino al 2026. Alla luce dei recenti eventi che hanno visto lo Stato di Israele responsabile dell’attacco militare al territorio e alla popolazione palestinese, l’Unione degli Universitari di Messina chiede l’interruzione degli accordi con la Hebrew University of Jerusalem, tra l’altro, coinvolta nei programmi dell’apparato militare, industriale e finanziario di Israele”.

E ancora: “Lo Stato di Israele sta attuando una vera e propria guerra, che è diventata un più grave fenomeno di genocidio, ai danni dei civili palestinesi. I crimini di guerra commessi da Israele sono però al momento rimasti impuniti e anzi, è evidente come gran parte degli Stati occidentali non prenda seriamente posizione in merito alla questione, continuando a mantenere rapporti diplomatici, commerciali o di altra natura con Israele. Riteniamo necessario che le Università, in quanto espressione e rappresentazione della cultura del Paese, si distanzino da uno Stato responsabile di efferati crimini di guerra a danno di innocenti civili. Mantenere in vigore accordi con la Hebrew University of Jerusalem significa ignorare che si stimano 30.000 vittime in questa guerra scellerata, portata avanti dal governo di Netanyahu”.

Spatari: “La convenzione non è posizione politica”

Ed ecco la risposta della rettrice Giovanna Spatari: “Voglio ribadire l’impegno dell’Università degli studi di Messina nella promozione di una cultura del dialogo, della nonviolenza, della pace. Si tratta di valori fondanti della nostra comunità accademica, alla quale non può appartenere in alcun modo la logica del conflitto. I percorsi di formazione, di ricerca e confronto scientifico sono gli strumenti mediante cui, quotidianamente, questi valori vengono trasmessi e sostenuti. In questa logica vengono stipulati e portati avanti accordi di collaborazione con istituzioni locali, nazionali e straniere. Una convenzione, un programma congiunto costituiscono non un posizionamento politico, bensì un’occasione di confronto e reciproco arricchimento sul piano della scienza: non potranno mai essere funzionali a sviluppare azioni contrarie rispetto ai princìpi cardine dell’accademia e alla neutralità”.

A Messina anche un accordo con un’Università palestinese

Aggiunge la rettrice: “L’università di Messina ha stipulato un accordo con la Hebrew University of Jerusalem, pur se allo stato attuale non sono in essere attività di collaborazione esecutive. Qualora dovessero esserci richieste in tal senso, verranno certamente sottoposte al vaglio degli organi collegiali per le valutazioni di competenza. Al contempo, è attivo un accordo anche con la Birzeit University della Palestina, tanto che alcuni studenti di quel Paese, attualmente come in passato, frequentano e hanno frequentato i nostri corsi grazie a tale cooperazione”.

Un commento

  1. Marcella Millimaggi 4 Aprile 2024 21:03

    Che almeno l’università restasse fuori da prese di posizione politiche e aprisse le porte a tutti: soprattutto a coloro che hanno voglia di studiare e pagano le tasse

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