La memoria si traduca nei fatti: le iniziative di Cgil e Giunta regionale

La memoria si traduca nei fatti: le iniziative di Cgil e Giunta regionale

Sara Faraci

La memoria si traduca nei fatti: le iniziative di Cgil e Giunta regionale

Tag:

giovedì 23 Maggio 2013 - 15:23

In occasione del 21° anniversario della strage di Capaci, piovono le iniziative per la lotta alla mafia. La Cgil raccoglie le firme per una nuova legge mentre la Regione vaglia un ddl

Ventun’anni dalla strage di Capaci. Ventun’anni da quando furono scattate le immagini della voragine che risucchiò, stroncandole, le vite del giudice Giovanni Falcone, della moglie, Francesca Morvillo e dei loro tre agenti di scorta. Ventun’anni da uno dei più gravi colpi che lo stato italiano dovette accusare ad opera della criminalità organizzata. Un anniversario importante che la Cgil ha voluto ricordare al fine di mettere in luce le pecche ancora esistenti, nel nostro paese, dei sistemi di gestione di questo fenomeno che, seppur in diverse forme, continua ad esistere.

La lotta alla mafia parte dalla consapevolezza dello svilimento di valori e potenzialità produttive che essa comporta. “La mafia – ha spiegato il segretario generale della Cgil Messina, Lillo Oceano – significa nessuno sviluppo, economia azzerata, lavoro in nero e irregolare, anche per ciò che concerne la sicurezza”.

Un dato di fatto che ha spinto quest’anno l’associazione sindacale a dar vita a un’iniziativa che non si limiti a scongiurare l’oblio di un momento nero della storia d’Italia ma che porti in sé l’embrione di un concreto intervento che possa radicalmente mutare la realtà, risvegliando le coscienze. Si tratta della raccolta delle firme per la legge ad iniziativa popolare “Io riattivo il lavoro”, che ha posto l’accento sulla necessità che le aziende confiscate alla mafia non vedano compromesse le loro potenzialità, divenendo residuato inerte di un’infamante offesa alla legalità, ma siano reinserite all’interno di un programma garantistico nei confronti dei lavoratori che vi operano e mirante a una riallocazione dei beni sequestrati.

Il volume delle attività aziendali gestite dalla criminalità organizzata, destinato all’atonia e a un rapido sfacelo a seguito di confisca o sequestro è – dati alla mano – davvero preoccupante, soprattutto in termini di ricadute occupazionali che comporta. Nove aziende su dieci di quelle sequestrate subiscono il tracollo, complice una legislazione farraginosa e inefficace che abbisogna di uno svecchiamento che unisca all’aggressione dei patrimoni mafiosi anche un intervento repressivo economico e sociale e un sistema di recupero della legalità di tutte quelle attività che rischiano altrimenti di chiudere i propri battenti.

Il problema non è enucleato al sud come si potrebbe pensare: sono ben 1639 le aziende confiscate alla mafia in tutt’Italia. Il 37% si trova in Sicilia, segue la Campania con un un 20% ma la Lombardia con il suo 12% inaspettatamente supera la Calabria (9%), seguita subito dopo, nell’amara classifica, dal Lazio (8%). Dal terziario (45%) all’edilizia (27%) sino all’agroalimentare (8%) sono molteplici i settori toccati dall’infiltrazione delle cosche che aprono uno scenario inquietante sul background che muove l’economia dell’intera penisola.

Ma l’intento di far si che l’impegno dei due giudici nella lotta alla mafia acquisti toni sempre più attuali, è condiviso anche dal presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta. Oggi pomeriggio, infatti, sarà indetta una riunione della Giunta di Governo per il vaglio e la conseguente approvazione di un ddl che “estenda le misure previste in Sicilia per i familiari delle vittime della mafia ai testimoni di giustizia” – come ha spiegato lo stesso Crocetta.

Il fine è quello di garantire un sostegno fattivo a tutti quanti intendano opporsi al prepotente giogo della criminalità organizzata. A tutti quegli imprenditori che a rischio della propria vita abbiano deciso di non piegare la testa dinanzi alle ritorsioni di chiara matrice criminale, impegnandosi nello scardinamento di un sistema patologico sin troppo radicato. Un segno tangibile che dia la misura della vicinanza delle istituzioni a questi cittadini coraggiosi, testimoniando la quotidianità dell’impegno in una dura guerra, a ogni livello. “Credo che Falcone – ha concluso Crocetta – ne sarà contento”. (Sara Faraci)

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007