Porto e aeroporto. L’oltranzismo “strettista” e il rischio di fare autogol

Porto e aeroporto. L’oltranzismo “strettista” e il rischio di fare autogol

Marco Ipsale

Porto e aeroporto. L’oltranzismo “strettista” e il rischio di fare autogol

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lunedì 26 Ottobre 2015 - 01:45

Inchiodare le proprie scelte sempre all’area dello Stretto può risultare controproducente. Come nel caso della riforma delle Autorità Portuali, che vedrebbe Messina soccombere al cospetto di Gioia Tauro. C’è poi la questione aeroporto sulla quale la politica messinese continua ad “inseguire” un’infrastruttura prossima al fallimento, Reggio, ignorando l’alternativa obbligata per i messinesi, che è Catania

L’area dello Stretto è una bella idea. Ma il passaggio da idea a vantaggi concreti non è così immediato. L’unione tra le due sponde non è detto sia utile sempre e in tutti i settori. Lo è, certamente, nelle battaglie comuni che hanno portato, ad esempio, al rinnovo dei collegamenti veloci via aliscafo. Peccato che mentre venivano stanziati i fondi per la tratta Messina-Reggio venivano tagliati quelli per la tratta Messina-Villa, adesso a totale carico di Bluferries. Il servizio è ancora “in vita”, così come “sopravvive” anche il passaggio dei treni sulle navi, ma il rischio è sempre dietro l’angolo.

Sull’area dello Stretto si sono spese tante parole, si sono fatti tanti incontri, si è parlato di tante prospettive. Nei fatti, però, di miglioramenti se ne vedono pochi, anzi è un miracolo quando le cose non peggiorano. Negli ultimi decenni il servizio pubblico è crollato ed oggi, per traghettare in macchina, è necessario affidarsi al vettore privato, ad un costo di 37 euro, troppo elevato da affrontare per puro diletto. Trascorrere una serata a Messina o a Reggio è impossibile perché l’ultimo aliscafo parte alle 20.15 da Messina e alle 20.55 da Reggio.

Spesso gli appelli lanciati al Governo cadono nel vuoto e ne consegue che le due sponde sono vicine solo a parole e lontane nei fatti. Cadrà nel vuoto l’appello di creare l’Autorità Portuale dello Stretto, nell’ambito della riforma nazionale che verrà varata a giorni. Ravenna e Ancona, i cui porti erano accorpati in una prima bozza, sono riuscite nell’intento di mantenere l’autonomia, Messina no. L’idea era quella di ampliare l’Autorità Portuale di Messina e Milazzo a Reggio e Villa San Giovanni e questa sì avrebbe contribuito allo sviluppo dell’area dello Stretto.

Il porto di Messina è un porto forte: primo in Italia per numero di passeggeri, testa a testa con Palermo per il traffico croceristico più alto in Sicilia e Calabria, oltre 22 milioni di tonnellate annue di traffico merci, tratta i prodotti petroliferi, ha il raccordo ferroviario, oltre 3 chilometri di banchine commerciali e fa parte di un corridoio europeo Ten-T. Senza considerare la crescita costante di Milazzo e il potenziale sviluppo di Giammoro. Ci sono tutti i numeri per mantenere la sede nella nuova Autorità della Sicilia Orientale, a scapito di Catania e Augusta. Il problema è che non sono solo i numeri a contare: Catania ha dalla sua la forza politica e un’eventuale posizione baricentrica, pur se dista da Augusta solo poco più di 40 chilometri; Augusta, dal 2013, è il porto core, vale a dire considerato dalla Commissione europea uno snodo intermodale. Ed anche in quest’ultimo caso a Messina si dormiva, perché sarebbe servita una più forte spinta politica per diventare porto core.

Ma la partita per ottenere la posizione di leader in Sicilia Orientale pare che Messina non la voglia neppure giocare, dandosi sconfitta in partenza e favorendo Catania e Augusta. Lo si evince da una nota firmata dal sindaco Accorinti insieme ai colleghi di Reggio e Villa che, ancora una volta, parlano di “salvaguardare e valorizzare l’unicità dello Stretto” (VEDI ARTICOLO A PARTE). La città di Gioia Tauro non viene mai nominata ma, in quest’ottica, sarà la sede della nuova Autorità Portuale. E se per Reggio e Villa, che un’Autorità Portuale non l’hanno mai avuta, può rappresentare un vantaggio, non altrettanto per Messina, che invece la sua Authority ce l’ha e la perderebbe.

Gli interessi delle due sponde non sono sempre coincidenti. Già nel 2011 il Consiglio comunale e la giunta di Villa San Giovanni dissero no all’adesione all’Autorità Portuale di Messina e votarono per Gioia Tauro. Una realtà che poco ha a che vedere con lo Stretto, 50 chilometri a nord di Villa, il più grande terminal per il trasbordo merci nel Mediterraneo ed il primo porto italiano per movimentazione contenitori. Unirsi con chi tratta un settore diverso non è detto che sia un vantaggio, anzi una gestione comune può essere ancora più complicata, anche perché il porto di Gioia Tauro vive una lunga stagione di crisi economica, tenuto sotto controllo dalle cosche, centro di arrivo per il traffico di droga e di armi, con i lavoratori in cassa integrazione.

Una realtà della quale Milazzo, con la presenza della Raffineria, non vuol far parte, mentre Messina perderebbe persino il nome, visto che in una prima bozza si parlava di Autorità Portuale “della Calabria e dello Stretto”. Il problema principale, poi, è di tipo finanziario: l’Autorità Portuale di Messina vanta un attivo di svariate decine di milioni e incassa ogni anno 9 milioni di iva, situazione opposta rispetto all’Authority di Gioia Tauro, e quei fondi, invece che per il recupero della Zona Falcata o del quartiere fieristico, potrebbero finire proprio in Calabria. A Messina resterebbe solo un direttore, che potrebbe portare le istanze in un Comitato costituito a Gioia Tauro, e senza diritto di voto. Non si tratta, dunque, della “paura” di perdere poltrone ma di quella di perdere fondi e potere di gestione sul nostro territorio.

Dal porto all’aeroporto, perché stamane, a Reggio, si sfila per dire no alla chiusura del “Tito Minniti”. Alla manifestazione parteciperanno anche alcuni gruppi messinesi in difesa di un’infrastruttura che vive una crisi dalla quale non riesce a tirarsi fuori. L’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) ha più volte “minacciato” di revocare la concessione alla Sogas (Società di gestione dell’aeroporto dello Stretto) se “non avrà dimostrato di soddisfare i requisiti economico-finanziari necessari al mantenimento della gestione”.

Perdite economiche costanti che, per un certo periodo, è stata costretta a ripianare in quota parte anche la Provincia di Messina. Il 23 agosto 2011 il Consiglio provinciale approvava una delibera che prevedeva la dismissione della partecipazione alla Sogas ma non seguirono atti concreti, tanto che solo quattro giorni fa Palazzo dei Leoni ha pubblicato un nuovo bando per la vendita delle quote, il 14,96 %, al costo di 463mila euro. Quali vantaggi abbia ottenuto la Provincia di Messina da questa partecipazione nessuno lo ha mai capito né si capisce perché si debba investire su un aeroporto che al suo picco massimo, nel 2012, ha sfiorato i 570mila passeggeri e negli anni successivi ha registrato un costante calo: 557mila passeggeri nel 2013 (-2 %), 522mila nel 2014 (-8 %), 377mila nei primi nove mesi del 2015 (- 8 %) con proiezione finale a 480mila.

I numeri sono ancora più impietosi se confrontati con l’aeroporto più utilizzato dai messinesi, quello di Catania, che nel 2014 ha totalizzato 7 milioni e 300mila passeggeri, sesto in Italia e primo nel Meridione. E non perché Catania stia più simpatica di Reggio ai messinesi, anzi forse è il contrario, ma perché nella maggior parte dei casi diventa un obbligo più che una scelta. Reggio ha due sole destinazioni (Roma e Milano) e spesso a prezzi più elevati di Catania, che ne conta diverse altre decine. In questo contesto, qualunque operazione per “avvicinare” i messinesi all’aeroporto di Reggio (chiamarlo dello Stretto suona come una presa in giro) perde di significato perché a mancare sono i voli. Se anche si riuscisse a raggiungere il “Tito Minniti” in 45 minuti, e devono ricorrere particolari condizioni, cosa farsene se bisogna spostarsi verso destinazioni diverse da Roma e Milano?

Il problema, stavolta sì nel caso di Fontanarossa, è quello di raggiungere l’aeroporto. Manca ancora la stazione ferroviaria, Fs ne curerà la progettazione, e dunque l’unica scelta possibile diventa l’autostrada e il trasporto pubblico della Sais.

Se, dunque, si vuol lottare per mantenere l’alternativa Reggio lo si faccia, ma il vero obiettivo della politica messinese deve essere quello di far dedicare il collegamento con Fontanarossa unicamente ai messinesi. Al momento, invece, ben 10 corse su 29 transitano dal centro di Catania, impiegando addirittura 1 ora e 50 minuti, tempi improponibili. Le restanti corse sono coperte in 1 ora e 20 minuti a partire dalla Stazione Centrale che si riducono ad 1 ora e 10 minuti a partire da Boccetta o da Tremestieri e riescono a far concorrenza all’aeroporto di Reggio persino su questo fronte.

Sul lungo termine è prevista la realizzazione del doppio binario tra Giampilieri e Fiumefreddo. Con la stazione a Fontanarossa, il percorso potrebbe essere coperto, via treno, in soli 45 minuti. Solo allora (tra 10, 15 o 20 anni?) potrà essere finalmente risolto il problema aeroporto per Messina. Nel frattempo, il rischio è quello di continuare a riempirsi la bocca di parole sull’area e l’aeroporto dello Stretto per continuare ad utilizzare, con difficoltà, quello di Catania.

(Marco Ipsale)

12 commenti

  1. Aeroporto dello Stretto ???? quale ???
    Avete mai confrontato i costi dei biglietti aerei di Catania e di Reggio di Calabria ????

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  2. Aeroporto dello Stretto ???? quale ???
    Avete mai confrontato i costi dei biglietti aerei di Catania e di Reggio di Calabria ????

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  3. Dovendomi recare a Milano per motivi di lavoro, ho controllato i prezzi dei biglietti:

    lunedì 2 novembre:
    Catania-Milano Linate = 119 euro
    Reggio-Linate = 92 euro

    Mercoledì 4 novembre
    Milano Linate-Catania = 103 euro
    Milano Linate-Reggio = 86 euro

    Lunedì 9 novembre
    Catania-Milano Linate = 104 euro
    Reggio-Linate = 74 euro

    Mercoledì 11 novembre
    Milano Linate-Catania = 103 euro
    Milano Linate-Reggio = 71 euro

    Fonte: http://www.volagratis.com

    Pertanto, pur concordando sul fatto che l’aeroporto di Reggio, se non incrementa l’offerta, è quasi inutile, dobbiamo ammettere che non sempre risponde al vero che risulta più conveniente partire da Catania. Nell’era di internet, alle “leggende metropolitane” non crede più nessuno.

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  4. Dovendomi recare a Milano per motivi di lavoro, ho controllato i prezzi dei biglietti:

    lunedì 2 novembre:
    Catania-Milano Linate = 119 euro
    Reggio-Linate = 92 euro

    Mercoledì 4 novembre
    Milano Linate-Catania = 103 euro
    Milano Linate-Reggio = 86 euro

    Lunedì 9 novembre
    Catania-Milano Linate = 104 euro
    Reggio-Linate = 74 euro

    Mercoledì 11 novembre
    Milano Linate-Catania = 103 euro
    Milano Linate-Reggio = 71 euro

    Fonte: http://www.volagratis.com

    Pertanto, pur concordando sul fatto che l’aeroporto di Reggio, se non incrementa l’offerta, è quasi inutile, dobbiamo ammettere che non sempre risponde al vero che risulta più conveniente partire da Catania. Nell’era di internet, alle “leggende metropolitane” non crede più nessuno.

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  5. Il porto di Messina non è più nelle condizioni storiche favorevoli rispetto a quelle della Urbs Messana, in solitudine morirebbe, il nostro futuro è l’area dello Stretto di Messina. Lasciamo il campanile al gioco del calcio.

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  6. Il porto di Messina non è più nelle condizioni storiche favorevoli rispetto a quelle della Urbs Messana, in solitudine morirebbe, il nostro futuro è l’area dello Stretto di Messina. Lasciamo il campanile al gioco del calcio.

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  7. Caro MARCO, il confronto con il porto di Ravenna, che conosco benissimo, è improprio, esso si caratterizza come leader in Italia per gli scambi commerciali con i mercati del Mediterraneo orientale e del Mar Nero, se non sbaglio movimenta quasi il 40% del totale nazionale, ad esclusione del carbone e dei prodotti petroliferi, svolge pure una funzione importante per quelli con il Medio e l’Estremo Oriente. Inoltre alla rete viaria, veramente notevole, si affianca quella ferroviaria alla quale sono raccordati i principali terminal del Nord Italia, senza contare la vicinanza con quelli di Bologna, Forlì, Rimini. Lo scalo di Ravenna è in grado di movimentare via treno circa il 12% della merce in transito, sono cifre di un gran porto, ecc ecc

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  8. Caro MARCO, il confronto con il porto di Ravenna, che conosco benissimo, è improprio, esso si caratterizza come leader in Italia per gli scambi commerciali con i mercati del Mediterraneo orientale e del Mar Nero, se non sbaglio movimenta quasi il 40% del totale nazionale, ad esclusione del carbone e dei prodotti petroliferi, svolge pure una funzione importante per quelli con il Medio e l’Estremo Oriente. Inoltre alla rete viaria, veramente notevole, si affianca quella ferroviaria alla quale sono raccordati i principali terminal del Nord Italia, senza contare la vicinanza con quelli di Bologna, Forlì, Rimini. Lo scalo di Ravenna è in grado di movimentare via treno circa il 12% della merce in transito, sono cifre di un gran porto, ecc ecc

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  9. Non c’e’ paragone tra l’areoporto di Catania e RC……si stanno solo perdendo denari della provincia….
    Stupido partire da rc molto piu comodo CT per numero di voli
    Per il porto forse meglio ME con Milazzo Villa e Reg

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  10. Non c’e’ paragone tra l’areoporto di Catania e RC……si stanno solo perdendo denari della provincia….
    Stupido partire da rc molto piu comodo CT per numero di voli
    Per il porto forse meglio ME con Milazzo Villa e Reg

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  11. Nessun paragone tra l’areoporto di Catania e quello rc la provincia ha perso troppi soldi …si sbrighi ad uscire dal finanziamento…
    Per il porto meglio Messina Milazzo Villa rc

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  12. Nessun paragone tra l’areoporto di Catania e quello rc la provincia ha perso troppi soldi …si sbrighi ad uscire dal finanziamento…
    Per il porto meglio Messina Milazzo Villa rc

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