Natura, arte, ispirazione mediterranea: la Messina di Goethe

Natura, arte, ispirazione mediterranea: la Messina di Goethe

giovanni francio

Natura, arte, ispirazione mediterranea: la Messina di Goethe

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domenica 05 Febbraio 2017 - 07:15

Le parole del grande scrittore tedesco su Messina distrutta dal terremoto nello spettacolo musicale andato in scena alla Sala Laudamo

Per la stagione concertistica delle Associazioni musicali riunite Accademia Filarmonica e Bellini abbiamo assistito giovedì 2 febbraio alla Sala Laudamo ad uno spettacolo–concerto che ha visto protagonisti l’Orchestra Multietnica Ritmo Live, diretta da Maria Grazia Armaleo, e la ballerina ed attrice Giulia Ramires, autrice anche delle coreografie dello spettacolo. Nella prima parte della serata gli artisti hanno voluto celebrare il bicentenario della prima pubblicazione del celebre Viaggio in Italia, romanzo autobiografico, scritto in forma di diario, di Johann Wolfgang Goethe, che racconta appunto il suo viaggio nel nostro paese iniziato nel settembre 1786, anche se il libro fu pubblicato ben venti anni dopo.

Dopo un’introduzione da parte del gruppo musicale, una composizione, come del resto tutte quelle eseguite, di Maria Grazia Armaleo, dal titolo “Amazzonia” per strumenti a percussione, che ci ha naturalmente introdotto in quell’atmosfera quasi primordiale, sentimento che probabilmente ha ispirato Goethe in Sicilia, è iniziato lo spettacolo, con un’alternanza musica–lettura. Al brano “Abyss” è seguita finalmente la prima lettura da parte di Giulia Ramires, che prima ha spiegato i motivi che hanno spinto il grande scrittore tedesco a compiere il viaggio in Italia, un must per tutti gli artisti del Nord Europa di quell’epoca (Italia e Spagna sono sempre state quasi mitizzate dagli scrittori e i musicisti d’oltralpe), ma che per Goethe ha avuto un significato particolare: la ricerca di quel rapporto intimo fra natura e arte. Questa simbiosi sicuramente lo scrittore l’ha rinvenuta in Sicilia, da qui la celebre frase del romanzo “l’Italia senza la Sicilia non lascia immagine alcuna nello spirito. Qui è la chiave di ogni cosa”. La splendida voce recitante ha iniziato quindi con la prima delle tre letture, una per ogni giornata passata da Goethe a Messina (dall’11 al 13 Maggio 1787, con partenza lunedì 18), e ogni lettura è stata seguita da un brano dei bravissimi percussionisti. Non ricordiamo che nella nostra città si sia mai celebrato o ricordato pubblicamente la visita di Goethe, e questo ha reso ancor più interessante lo spettacolo, grazie innanzitutto a Giulia Ramires, che ha letto ogni passo del racconto interpretando con straordinaria coerenza il testo. E così abbiamo ascoltato, con tono colmo di impressione e quasi timore il viaggio lungo la strada che da Taormina ha portato Goethe a Messina, “fra il mare in burrasca a destra e a sinistra le pareti delle rocce… tutto il giorno in lotta con le onde”. Una voce dimessa e carica di tristezza (ricordiamo che l’attrice è messinese, anche se non vive più da tempo nella nostra città) ha pronunciato le parole dello scrittore al cospetto dello “spettacolo più orrendo di una città distrutta [dal terremoto del 1783], ove la gente ormai da tre anni trascorre le giornate per lo più all’aperto”. Ma la stessa voce è divenuta spigliata e vezzosa allorquando ha raccontato l’amena conversazione fra il poeta e due graziose fanciulle in una baracca, dalle cui domande si capiva che consideravano gli stranieri “esseri leggendari dell’altro mondo”. I brani più impressi e commoventi (per noi poveri messinesi) sono stati probabilmente quelli di descrizione del “tetro” spettacolo della mitica Palazzata, una serie di nobili edifici che incorniciavano la spiaggia, desolatamente in rovina, anche per colpa della superficialità dell’uomo nel modo di costruire gli edifici (il che rende la lettura anche straordinariamente attuale). Messina è definita ora “sventurata”, ora “desolata”, e la splendida natura, con i meravigliosi paesaggi di mare e monti che lo scrittore ha potuto ammirare, è anche, potremmo dire leopardianamente, matrigna: “Non avevamo veduto nient’altro che i vani sforzi degli uomini per resistere contro le violenze della natura (…) sono bastate poche ore, per non dir pochi istanti, per distruggere Catania e Messina”.

La natura primordiale ha ispirato anche la seconda parte dello spettacolo, una sorta di liberazione dalle orrende visioni della Messina distrutta dal cataclisma, e Giulia Ramires ha confermato la sua straordinaria versatilità, esibendosi in danze dai ritmi forsennati, su brani, della Armaleo, il primo “Indian Soul” ispirato ai ritmi degli indiani d’America, il secondo “Balkanica”, su ritmi slavi provenienti dalla Bosnia, nel quale ultimo brano, oltre ai percussionisti, sono stati eccellenti protagonisti Giuseppe Trimarchi – sax soprano – e Angelo Pezzino – chitarra. La danzatrice è stata bravissima interprete degli impegnativi passi, impregnati da ritmi, selvaggi nel primo brano e folli ed esuberanti nel secondo, esibendo una formidabile agilità ed una padronanza e sicurezza non comuni, tenuto conto anche dell’esiguo spazio nel quale è stata costretta a danzare. Stesso discorso per gli instancabili musicisti, che hanno trascinato in un vortice di ritmi il pubblico entusiasta, non mancando, insieme a Giulia Ramires, di concedere l’agognato bis.

Giovanni Franciò

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