Operazione Buco Nero: la parabola di Borella, tra affari e guai giudiziari.

Operazione Buco Nero: la parabola di Borella, tra affari e guai giudiziari.

Alessandra Serio

Operazione Buco Nero: la parabola di Borella, tra affari e guai giudiziari.

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martedì 30 Settembre 2014 - 22:58

Dai subappalti Astaldi ai lavori Anas, dalle fatture di comodo a Nino Giordano alla Stu Tirone. La mappa del business Demoter.

Era un impero la Demoter, la società al centro dell'inchiesta Buco Nero, una vera e propria holding con cassaforte in un paradiso fiscale, la lussemburghese Matura spa, proprietaria del 23% delle quote. Delegata della Matura è Zelinda Borella, ai domiciliari come il padre Benito. E' stato lui, nel 1978, a formare la Demoter. I due figli maggiori, nel ventennio successivo, hanno portato l'impresa a chiudere l'anno con fatturati intorno ai 60 milioni di euro. Sempre insieme, fratello e sorella, nella gestione degli affari come nelle traversie giudiziarie.

Affari che partono da un capannone industriale e una discarica a nord di Messina, per arrivare a commesse all'estero. Oggi i mezzi di lavoro sono in Africa, in Tunisia e Mozambico, ma la Demoter ha partecipato a moltissimi lavori un pó ovunque anche in Italia.

Ha lavorato all'autostrada Salerno- Reggio Calabria, ad esempio, un subappalto Anas costato a Carlo il coinvolgimento nell'inchiesta Arca Ter sugli interessi della 'ndrina Piromalli nei lavori in questione. Nel corso dell'indagine la magistratura chiede un provvedimento cautelare per Borella, richiesta rigettata dal giudice. Nel 2011 è la Prefettura di Messina a muoversi, con una interdittiva antimafia.

In quegli anni, infatti, Borella è sotto controllo perché il boss di Barcellona Carmelo D'Amico vuole il pizzo su un cantiere tra Villafranca e Valdina. Borella, ascoltato, nega di aver pagato il pizzo, cioè fatture per grossi importi staccate a favore delle imprese del boss. D'Amico si è recentemente pentito, e tra qualche mese si potranno conoscere le sue rivelazioni. Il processo che ne scaturisce, denominato Sistema 2, termina con una condanna a 2 anni per favoreggiamento a carico di Borella, assolto però dalla più pesante aggravante di aver agevolato l'associazione mafiosa.

Quando gli viene notificato l'avviso di garanzia, Borella è ancora presidente dell'Ance si Messina, la sigla dei costruttori. Si dimetterà poco dopo a causa di contrasti interni all'associazione, generati da presunte irregolarità della gestione, e per via dei guai giudiziari. Nello stesso anno esce di scena anche dal mega appalto per il completamento degli svincoli Giostra – Annunziata. Gli subentra in cantiere il brolese Ricciardello, suocero del deputato Nino Germanà, a sua volta nominato presidente di Ance Messina.

A Messina, i mezzi della Demoter erano stati impegnati a Giampilieri, nei lavori post alluvione, e la società era stata tra le fautrici della STU Tirone. Con il concordato, nella Stu entra anche il colosso Pizzarroti, insieme a Demoter anche nell'affare Recidence Mineo 2. Ma i più grossi subappalti che si aggiudica Demoter sono quelli Astaldi, dai lavori per il raddoppio ferroviario nel messinese alla Metropolitana di Milano (affare scandagliato da questa ultima indagine). A Messina, Borella aveva fatturato anche per il collega Nino Giordano, guadagnandosi così, ancora una volta nel 2010, l'accusa di false fatture (Giordano era invece accusato di evasione fiscale).

Ancora: Demoter e Cariboni, altro colosso, entrano insieme in una consortile che si aggiudica i lavori per il passante ferroviario di Ognina, a Catania. Nel 2010 cede le quote. Nel 2012 la Guardia di Finanza sequestra la Consortile, con sede a Sant'Agata di Militello. Ha sede nella vicina Torrenova, invece, la consortile Lercara, aggiudicataria dei lavori a servizio della ferrovia Palermo – Agrigento, il cui ramo d'azienda, racconta l'indagine, viene ceduto da Demoter ad RCD, sequestrata ieri per una di quelle operazioni "incriminate".

Alla fine del decennio scorso, quindi, comincia la parabola discendente per Carlo Borella. Una delle prime volte che la Procura si occupô di lui, peró, risale a quasi un decennio addietro: lui e Zelinda vennero indagati, poi prosciolti, per alcune irregolarità nel finanziamento del capannone a nord di Messina da cui "tutto è comiciato", come si suol dire.

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