Barcellona Pozzo di Gotto. Procura a rischio paralisi

Barcellona Pozzo di Gotto. Procura a rischio paralisi

Barcellona Pozzo di Gotto. Procura a rischio paralisi

giovedì 18 Giugno 2009 - 23:56

La Procura di Barcellona Pozzo di Gotto rientra tra le “sedi disagiate” indicate dal governo per garantire ai pm delle condizioni contrattuali più favorevoli; ciononostante nessun aspirante per Barcellona, Nicosia, e Crotone.

Lo scorso 29 maggio è scaduto l’ultimo termine per la presentazione della domande di trasferimento dei giudici requirenti. La politica seguita dal governo per garantire la copertura dei posti in quelle sedi, espressamente elencate e definite “disagiate”, prevede per i pm che hanno scelto tali località, un incentivo economico e contrattuale.

Eppure, tre delle 41 sedi indicate non hanno ricevuto alcuna domanda, creando una situazione di forte incertezza e preoccupazione per il futuro.

Tra queste anche la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, la cui situazione occupazionale interna non è delle migliori poiché, senza l’arrivo di nuovi procuratori, corre il rischio di restare senza organico.

Già trasferito ad altra sede, lascerà il suo incarico tra un mese, il pm Domenico Musto; una richiesta di trasferimento è stata presentata dallo stesso Olindo Canali; soltanto i dottori Massara e Martorelli, resterebbero al momento, ma hanno già maturato o stanno per maturare l’anzianità necessaria per chiedere un avvicinamento alle rispettive famiglie.

Di conseguenza, il rischio concreto è che alla Procura di Barcellona resti un solo procuratore, il procuratore capo, Salvatore De Luca.

Proprio il dott. De Luca ha lanciato l’allarme, sottolineando che le sedi delle Procure del messinese, Mistretta, Patti e Barcellona sono troppe per essere poi così vicine territorialmente, che qualcosa va fatta nell’immediatezza perchè tra un anno, al massimo, dati i previsti trasferimenti dei pm ad oggi operanti, si ritroverà probabilmente solo.

Ne segue il timore che si realizzi la -paralisi- delle procure e cioè il blocco dell’attività di indagini e dell’intera attività giurisdizione penale. Esito: fascicoli che si accumulano, indagini che non partono, processi compromessi.

Secondo il Csm il fenomeno sarebbe stato determinato dalla combinazione di due norme: quella che ha previsto limiti troppo rigidi per chi vuole passare dalle funzioni di giudice a quelle di pm e quella che vieta ai magistrati ad inizio carriera di lavorare negli uffici requirenti. Il meccanismo degli incentivi economici, poi, è stato considerato come un voler tamponare ma non risolvere la situazione.

Si attende quindi un piano di riforme ed interventi rapidi per rimediare al più presto.

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